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14 maggio| 1702 Giacomo Marin

Dispaccio del 23 agosto| 1702|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
non devo tacer quanto insorge nel proposito della permanenza delle navi francesi in questo Porto delle Rose di questa mia giurisditione. Sabbato scorso pretese un Capitanio delle stesse, che con una lanscia (!) approdò a questo molo, di ottenir una fede di sanità, in ordine alla quale intendeva incaminarsi a cotesta volta. Si considerò a quel signor tenir ordine dal Magistrato eccellentissimo alla Sanità, che dava qui commissione il non permetter pratica a persone di bastimenti arenati, onde con forma (...) e destra, è stato allo stesso insinuato quanto vien qui comandato, e pago delle insinuationi fatte, non ha d’avvantaggio fatto altra ricerca. Disse che spedirà lettere affine da questi barcarioli li fossero trasportate costà. Con l’incontro che il signor dottor Marguardo Appolonio, Sindico e Proveditor alla Sanità di questa terra, il giorno dietro si conferì a Capodistria per praticar certi discorsi con quell’eccellentissimo Podestà e Capitanio per altri affarri, ha comunicato quanto acceno alla Serenità Vostra, e ricavò in risposta che il ricever le lettere stesse non lo disaprovava, ma previi i requisiti di sanità. Onde, capitata hoggi la lanza al molo, da un offitiale fu ricercato il fante di ricevere due lettere per costà, quali ben profumate si vedono dirette una all’Ambasciator di Francia e l’altra al Console, che ristano consegnate al paron Marguardo Scrivanello, solito tragetier di qui, con l’ordine allo stesso di prima farle pervenire al Magistrato eccellentissimo alla Sanità, et indi attender quanto li sarà comandato. Di ciò m’ha parso proprio humilliar alla Serenità Vostra per esser materia zelante, che porta seco ogni attentione, e prostrato con sommissione m’inchino. Gratie etc.
Pirano, 23 agosto 1702.

Giacomo Marin, Podestà.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 83.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.