21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 10 marzo| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
non ho rallentato mai le diligenze possibili sino che non ho inteso esser sortito dal porto di Pirano Capitan Francesco Candollo, senza il contrabando divisato per il Friuli, mentre sopra gli avvisi che all’arrivo della feluca in quelle parti non era per anco seguito il carico, ho ordinato non dover la stessa allontanarsi dalla di lui vista, acciocché ingelosito desista dalla sua dannata risoluzione. Così anco è seguito, e dove haverei potuto havere all’obbedienza e la barca e il contrabando, nella considerazione però di persona estera, e delle presenti congionture, ho stimato meglio toglier il male ne’ suoi principii, che incontrare nel progresso qualche motivo di difficoltà e d’impegno. Havendo però rimessa costui l’essecutione de altro suo viaggio, mi dà campo d’attendere i documenti proprii dalla Publica Sapienza per lume delle mie direttioni.
Non mancarò intanto d’estendere le più accurate diligenze, per rillevare quali siano quei sudditi che danno mano a’ forestieri in così dannati maneggi, e che li vendono li sali e ogli con tanto publico pregiudicio e pericolo di spinosi impegni; ma come a questi gravissimi delitti si ricercano pesanti compensi, così conoscendo esservi necessaria nella formatione di processo la presenza di questa carica, rimetterò le più gravi deliberationi al tempo dell’inquisitione; tanto più che molti banditi per simili eccessi continuano la loro permanenza in quella terra camminando uniti, e ben armati d’armi da fuoco d’ogni sorte, a segno che, privo quel reggimento d’ogni forza, non ardiscono quei terrieri far alcun passo, mentre incontrariano gagliarde opposizioni da loro e da’ suoi parenti.
Domenica di sera passata approdò in quel porto delle Rose una nave francese di quelle che costeggiano presentemente questo golfo, e ricercò provvisione de’ viveri, che gli ho fatto somministrare con i riguardi soliti di sanità, e con arricordare a quel illustrissimo rappresentante e Maggior Gualazzi a contenere quei sudditi lontani da ogni altra ingerenza con l’uno e con l’altro partito. Attrovandosi questo castello San Leon situato fuori di questa città, con pochi soldati di presidio, senza alcuna sopraintendenza, dove che prima dell’erettione di questo Maggior era assistito da un nobil huomo con titolo di Castellano, ho stimato necessario il renderlo provvisto almeno di un ufficiale, e in mancanza d’altri ho richiamato il Maggior Badoria da Pola, dove si tratteneva superfluamente per la continua permanenza in quel porto delle publiche navi e qualche galera, dall’officiali delle quali resta già supplito ad ogni emergenza, e li assegnarò questo importante posto, e la sopraintendenza del presidio, per ogni più cauto riguardo. Sopra quanto è sortito rilevare alla singolare vigilanza dell’eccellentissimo signor Proveditor Loredan Ambasciador a Vienna, e che Vostre Eccellenze si sono degnate comunicarmi, attenderò le più esatte diligenze per haverne anco da queste parti i possibili riscontri, humiliando intanto all’eccellentissimo Senato l’incluso foglio in testimonio della mia dovuta attentione. Gratie etc.
Capodistria, 10 marzo 1703.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
Allegato: dispaccio da Trieste, senza firma, datato 8 marzo 1703, contenente informazioni riguardanti l’entità della guarnigione della città austriaca (1 carta).
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.