• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli

Dispaccio del 4| marzo| 1703|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
hoggi si è sciolto il vascello francese dal porto delle Rose, non senza haver prima tramandato gran spine ne’ cuori de triestini, che posti in estrema apprensione anco dalla voce che corre, attendersene in questi mari degli altri accompagnati da pallandre, spogliano le loro case, restando col solo leto e bisogno dei vestiti, e mandando tutto il resto in luoco sicuro. Anco quelle monache hanno principiato a far marchiare li loro utensili verso Gradisca, dove in breve si porteranno ad abitare. Mormorano i cittadini del loro governo rimproverando la tardanza delle necessarie dispositioni, dicendo che estinto che sarà il fuoco, verranno poi gli inglesi a caricar le loro navi de’ carboni; et certo, che nella positura che si attrova diretta quella città, e nel poco confuso ordine di diffenderla, riuscirà a’ loro nemici facilissimo ogni tentativo. Pare però che sia vicina la mutatione de commandanti, ma tutto voglio credere sarà inutile per la tardanza. Le proviande però continuano a confluire e, senza scaricarle nei magazeni, sono fatte passare a drittura nei bastimenti che giornalmente alla sfillata si sciolgono da quel porto per Italia.
Li carri che conducono le dette proviande restano obbligati per il corso di otto giorni susseguenti a portar terreni per il bisogno delle nuove fortificationi stabilite dall’ingegnere inglese, il dissegno delle quali sortitomi avere resta insieme con la pianta di quel recinto humiliato a’ publici riflessi, non ricusando e per questi, e per le puntuali notizie che mi arrivano, spremere dalle mie ristrette fortune frequenti contributioni a’ corrispondenti; ma tutto è dovuto alla patria, massime dalla mia humilissima casa, tanto generosamente beneficata. Gratie etc.
Capodistria, 4 marzo 1703.

Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.

Allegato: pianta delle fortificazioni triestine (2 carte).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.