21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 30 marzo| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
si è rassegnato a questo impiego il condotto Anselmi, che voglio sperare, e nella supraintendenza apoggiatale e in quel più se l’anderà aggiongendo a misura delle congiunture, che prestarà, come promette, un ottimo servitio. Hora si riassumerà l’educatione di queste cernide, già intrapresa con buon frutto, ma divertita o dalla mancanza di ufficiali, o dalla rigidezza della passata staggione. A questo gioverebbe molto la speditione di qualche numero di moschetti azzalini, essendo assuefatta la contadinanza a valersi giornalmente di questa sorte d’armi, che servendo anco al loro particolar servitio, le tengono sempre in ordine, e ben aggiustate, dove all’incontro avendo natural repugnanza a quelli di michia, non li rivedono che da un essercitio all’altro, con deterioramento dell’armi e riuscendo sempre novelli nell’adoperarli. Questa è forse la maggior appositione che si frappone alla buona riuscita di questa militia, e che voglio credere meriti i publici riflessi.
Quali habbiano da essere le prossime emergenze in questa provincia io non posso pienamente comprendere, ben è vicino l’arrivo di molta soldatesca in Trieste, crovati e tedeschi, e non può che rendersi degna della publica osservatione questa città confinante, spoglia affatto d’ogni presidio. Nelle congionture dell’anno decorso teneva l’illustrissimo mio precessore facoltà di valersi di qualche numero di cernide, con la corrisponsione di soldi dieci al giorno e biscotto, cosa che non so quanto possi riuscir fruttuosa, e per l’incapacità de’ soldati, e per toglierli alla campagna nell’entrante stagione la sua necessaria coltura. Tutto resta però dal mio debito humiliato alla sapienza di Vostre Eccellenze per quanto credessero opportuno. L’Herbestein ha spedito di qui un hebreo ben provvisto d’ongari, per spedirli nel rilevare quali siano le corrispondenze che possino haver i francesi in questa città. Confidata da costui la commissione a persona di tutta saviezza e credito, et io reso da questo avisato, ho voluto internarmi nell’affare per indagarne il motivo. Rillevo però, col mezzo del detto e per voce dell’istesso hebreo, che in discorso tenuto con suddito austriaco da uno di questi cittadini, giovine imprudente, si è lasciato cadere, senza alcun fondamento, che li francesi hanno relationi distinte di tutto quello che si opera in Trieste; rapportato il sentimento all’Herbestein, anco con qualche alteratione, ha dato motivo alla speditione dell’hebreo, che ho voluto però, con destra maniera, che resti affatto disimpresso non esservi qui sudditi che corrispondino con esteri in questa materia, et ho passato un’acre riprensione all’incauto giovine, acciò si trattenga per l’avvenire lontano da simile lubricità di lingua; mentre pur troppo nudriscono i triestini avversione al nome veneto, non tralasciando d’imputare a’ maneggi della Serenissima Repubblica le freddure e tardanze dell’Inghilterra. Nei cinque mesi che mi attrovo a questa carica, non ha permesso la staggione a’ Capitani d’ordinanze di portarsi all’esercitio delle loro mostre. Hora li ho ordinato, che passati i correnti giorni santi si ridduchino a’ loro quartieri, non admettendo le convenienze che adducono di non potersi mantenere senza paghe, lontani dalle proprie case; né mai per mia volontaria mancanza restarà, come pur troppo resta per natural deficienza, pregiudicato il publico importante servitio. Gratie etc.
Capodistria, 30 marzo 1703.
P. S. in questo punto vengo raguagliato da Trieste che doicento e cinquanta segnani, gente scielta, saranno in breve colà per convogliar barche di proviande.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.