21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 7| aprile| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
spogliata Trieste delle migliori sostanze, e de molti habitanti, restano gli altri più corraggiosi, assieme con quelle vili militie, a diffendere i magazeni delle proviande e quelle innocenti mura. Traspirano vicine e gagliarde le forze de’ francesi in quest’aque, con vascelli, legni da remo e pallandre, e instigati dal loro natural inquieto e dal spavento, cangeriano volentieri insegne quando trovassero Prencipe che l’accogliesse. Molti si lasciano intendere di volersi portare alla prima comparsa de nemici con loro effetti in questa città, punto da me creduto degno de Publici riflessi, e di documento alla mia inesperienza, perché non vorrei che fosse motivo di qualche impegno, o insolente pretesa che suol accompagnarsi con l’ascendente fortuna.
In poscritta delle mie humilissime di 30 caduto soggettai all’eccellentissimo Senato il prossimo arrivo in Trieste delli doicento e cinquanta segnani per convogliar proviande, ma perché il mio corrispondente mi ha lasciato con l’asciuto, non ho potuto estendermi d’avantaggio nelle particolarità che possono accompagnare la mossa, e degne della Publica conoscenza. Hora, sopra gli ecitamenti che gli ho portato per ogni più distinta informatione, mi fa tenere nuovi avisi, che veniranno sopra quattro galeotte, il che concorda anco con qualche rapporto che tengo, che li giorni passati s’habbino veduto tre legni della stessa natura nell’aque di Fasana, che voglio credere possano esser li detti segnani. Questa temeraria e ladra gente, solita vivere di violenze e rapine, e che scorsa l’anno passato sin sotto questo castello, e praticate molte in insolenze in Pirano et altri luoghi di queste vicinanze, con protestare a’ sudditi che nel corrente haveriano fatto risentire le loro scorrerie, dubito che habbia d’apportare considerabili disturbi. Io non mancarò con l’uso delle migliori corrispondenze con comandanti cesarei, delle quali posso dire esserne in possesso, di farli tener nel dovuto contegno; ma questa militia fallasca, incapace d’ubidienza e di disciplina, rinforzata di numero, e in una scielta raccolta, non potrà che secondare il suo natural istinto, con pericolo d’obbligar i sudditi a qualche necessaria diffesa, che facci poi incorrere negli apresi, odiosi impegni, da che comprendo che la maggior parte delle attioni e disturbi in provincia verseranno in queste vicinanze, et io mi auguro, oltre la migliore habilità, anco i mezzi necessarii per poter riparare possibilmente le moleste sopravenienze; e sariano opportune almeno due altre galeotte in queste parti, per acorrere all’urgenze di Muggia, Pirano o dove ricercasse il bisogno, mentre voglio ragionevolmente credere che gli altri publici legni doveranno trovarsi per il più assai lontani, e obligati a guardare il considerabile porto di Pola, restando da quest’altro capo la provincia esposta ad ogni accidente, senza almeno un’apparente diffesa che vaglia a poner qualche aprensione, e supplire all’esigenze publiche e private. La compagnia de’ fanti in barca armata che m’attrovo è ripartita in molteplici incombenze che di gran lunga sono insufficientemente sostenute, non potendo contribuire che sei soli soldati per presidio di questo castello, di struttura assai bassa et esposta ad ogni pericolo. Il publico legno e porto vien custodito da altri otto, obligati gli altri ad armar la feluca, corpi di guardia, e sentinelle a siti d’artigliaria. Mi perdoni l’eccellentissimo Senato se ardisco soggettare alla sua somma sapienza, che tutto vede, queste considerationi, delle quali potrà farne quel riflesso proprio della sua singolare maturità, e crederle effetti d’un dovuto zelo, non d’alcuna apprensione, non havendone altra, che quella delle mie insufficienze, dalle quali temo sempre più pregiudicato il publico servitio. Gratie etc.
Capodistria, 7 aprile 1703.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitano.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.