21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 21 maggio| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
seguita l’affettata comparsa de francesi a vista di Trieste e riveduti da Puchene personalmente quei siti e fortificationi, si sono incaminati verso le acque del Quarner, voglio credere, in ordine alle commissioni portatali dal loro Console, gionto in Pirano di ritorno da Venezia la sera di 14 corrente. Non è però poca l’impressione e il terrore che hanno lasciato a questi sudditi, e per l’insolenze, e per gli incendi praticati con barche di transito, a segno che quando la Publica somma prudenza non vi trovi alcun temperamento proprio, io dubito di due pessime conseguenze: l’una che anderà mancando il comercio di questa provincia con la Dominante, perdendo il corraggio i sudditi di continuare il negotio sopra il pericolo di perder, per ogni ingiusto prettesto, le barche, unico loro capitale, e già principiano molti a pensar di mutar proffessione; la seconda poi è che osservandosi dipendere la libertà della navigatione dalla volontà et arbitrio degli esteri, ognuno procura di mettersi in gratia degli stessi, servendoli di spie e perdendo l’amore, anzi divenendo infedeli al proprio prencipe; non potendosi per me giudicare le pratticate sorprese de barche accidentali, ma chiamate da sicure relationi. Anco a Duino s’intende che quel giurisdicente, armata una peota o barca simile, infetti e vogli all’obedienza i legni che transitano per quelle aque. I segnani parimente fanno sentire le loro scorrerie nell’aque del Quarner, con diversi legni tra quali una fusta armata di cento huomeni. Prego Dio, che si trattenghino lontani da questa provincia, per altro dubito di considerabili disturbi.
Da questo ho havuto argomento di esponere alla pubblica marina esser necessario qualche numero di galeotte a questa parte che a una o due per volta vicendevolmente e a misura del bisogno havessero a scortare le barche di questa provincia alla Dominante. Già per quella poca esperienza, che mi dà il tempo che m’attrovo a questa carica, vedo che, guardato che sia il considerabile porto di Pola con quella conditione e numero de legni creduti proprii e sufficienti, il che è degno d’esser il principal oggetto della publica gelosia, si restringe il resto del bisogno a quest’altra parte, dove per ordinario si fanno sentire le piratarie e insolenze. Bensì crederei assai fruttuoso, per contenere i sudditi ne’ termini prescritti e per le proprie avvertenze nell’importante materia di sanità, provedere d’un buon officiale per luoco, Fasana, Rovigno, Parenzo e Umago, oltre il Visconti e Gualazzi, che s’attrovano al servitio di Muggia e Pirano, colla desterità de quali si è sin hora divertito ogni disordine, e dove prestano, con loro lode, ogni miglior assistenza; implorando io intanto benigno compatimento a questi miei humilissimi sensi, trasporti bensì di zelo, ma d’altretanta debolezza, che può esser non meritino alcun riflesso.
Vanno ogni giorno più ponendosi in buona difesa i triestini, a quest’hora rinforzati assai di militie, essendoli arrivati nella decorsa settimana, oltre li 800 crovati che avvisai con le mie humilissime precedenti, altri mille e doicento da Carlistot, buona gente, e che ha servito altre campagne; quattrocento e cinquanta haiduchi a conto de’ 1200, che s’intende gli saranno spediti. Attendono quanto prima il fratello del Prencipe d’Auspergh con dodeci compagnie de tedeschi delli due reggimenti ultimamente fatti dall’Haiister, et altre dodeci compagnie de crovati, quali giunti che siano saranno in tutto seimille. Buona parte di questa gente e particolarmente haiduci e tedeschi doveranno passar in Italia, asserendo per certo l’arrivo ai primi di luglio nel Mediterraneo de legni olandesi, col quale sperano gli resterà levato ogni pericolo, e temuta sorpresa. Hanno però molti riscontri, che habbi prima ad eseguirsi la bombardatura da’ francesi, e che a tal oggetto s’attrovino due galere e pallandre in porto di Lussino, come pure le scrive il loro Console Conte Mattei da Ancona, che s’attrovi colà altra tartana col predato petachio inglese per unirsi a questi altri. Il considerabile poi numero di militie imperiali confinanti non solo va desolando il paese austriaco, e ridducendo Trieste in stretta penuria di molti necessarii requisiti, particolarmente de carnami, ma principiano a dilatar l’insolenze anco a questi confini. Tuttavia l’Herbestein mi corrisponde con bontà, et io vado possibilmente riparando questi sudditi nelle vicine molestie.
Tutte le cernide di questo territorio sono state da me rivedute, e rimesse della miglior gioventù in luoco degli inabili, e armati de buoni moschetti de quali un buon numero d’inutili ne rimanderò alla casa dell’Arsenal, replicando l’istanze per doicento almeno azzalini da tenere in questi publici depositi per l’esigenze della città. Cento soldati ogni domenica coll’ordine del rollo da me ultimamente stabilito, e approvato dall’eccellentissimo Senato, sono essercitati sotto il mio occhio, né ometto diligenza per il loro miglior avanzamento. Tuttavia nella positura presente non è da collocare nell’incapacità e codardia delli stessi alcuna minima parte di speranza, e il chiamarli in ogni caso all’urgenze di questo recinto, con aggravio della Camera, sarebbe un comprar confusioni, oltre che non ha il modo la stessa di soccombere appena agli salari de publici rappresentanti, e paghe di barca armada.
Leggo poi nelle zelanti lettere dell’eccellentissimo signor Proveditor General di Palma l’ingerenze d’alcuni di questi sudditi ne’ trasporti di proviande. Io mi internerò nella materia e, rillevata la verità, non le mancherò degli opportuni compensi, ma come questo punto è stato sempre l’oggetto più geloso della mia attentione, per quello riguarda queste vicine rive, così per i trascorsi che seguono in luoghi distanti, supplico Vostre Eccellenze a riflettere che, non ostante s’attrovi questa parte della provincia circondata da militie estere, e per mare e per terra, m’attrovo senza pure una galeotta, inchiodata questa alle guardie indispensabili della città, da potermi valere nell’espeditioni e scoperte necessarie, particolarmente per tenere nel dovuto contegno i sudditi. Da me nella forma possibile e a misura delli mezi che tengo, sarà con tutto il zelo sostenuto il publico importante servitio. Grazie etc.
Capodistria, 21 maggio 1703.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.