21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 30 maggio| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
quanto dispiacere hanno apportato alla rettissima mente di Vostra Serenità le vietate ingerenze di questi sudditi in trasporti esteri, altrettanta afflitione recano al mio animo, che non ha mai mancato della possibile attentione, e alla quale sono state occultate e dall’avvedutezza di costoro e dalla mancanza de’ mezi, non havendo, come espressi nelle mie humilissime precedenti, una galeotta in libertà da far scorrere queste aque.
Li trasgressori fatti costituire dall’eccellentissimo signor Podestà di Chioza, benché con varii nomi, sono li stessi, come anche è un solo il caso, che sono stati rapportati dall’eccellentissimo signor General di Palma, dalli quali si deve anco detrarne uno, chiamato Michiel Passera, per esser suddito austriaco habitante a Trieste. Gli altri tre rei di questo Stato sono Andrea Moro, Bortolamio Davanzo e Daniel Bartoli; il primo de quali ho fatto passare nel più horrido di questi camerotti, e così farò anco degli altri quando ritorneranno qui e dove pagheranno una pena conveniente a’ loro trascorsi, che li riuscirà di severo castigo, e per la loro gran povertà, solita mantenersi col solo profitto de traghetti, e per le numerose figliuolanze, delle quali sono aggravati. Si protesta il retento essersi atrovato lontano da queste rive al tempo della publicazione de proclami, che se gli è rimproverata, né haverne havuto alcuna cognitione. Queste son stati da me immediate fatti republicare, e poi ad uno ad uno ho voluto severamente ammonire questi barcaroli con protesti valevoli a contenerli nei limiti prescritti, e che voglio credere non daranno più motivo di publica displicenza.
Li due retenti banditi sono già stati, con altri, avanzati al Magistrato eccellentissimo all’Armar, per commissione del quale altri due ne ho spedito sopra le galere di questa provincia, e ne anderò sollecitando la speditione d’alcuni che restano, e che ritrovati pure con sali nelle loro barche non potranno sortire che lo stesso castigo. Mi rappresentano i Sindici di Muggia che quatordeci famiglie suddite si siano portate a lavorar sali in Trieste, dove li sali sono in maggior prezzo, e per speranza di maggior profitto, restando così inculte le loro saline di quella terra, con essempio che per tutti i riguardi merita i Publici sapientissimi riflessi.
Slontanati i francesi da queste rive, ha spedito l’Herbestein uno di que’ cittadini incontro alle truppe ch’erano in marchia per Trieste, per fermarle nelle giurisditioni ove l’havesse trovate ad oggetto di sgravarli al possibile dalle violenze, e intollerabili danni, che le già arrivate li fanno rissentire. Nota dissensione tra gli haiduchi e i tedeschi, s’era attaccato un fatto d’armi che quando non fosse ne’ suoi i principii stato divertito, sarebbe finito in funesta tragedia, non contandosi peraltro che un morto e quattro feriti. Ad ogni altra emergenza haverò tutta l’attentione, perché ne habbi la Maestà Publica le più sollecite e distinte notitie. Gratie etc.
Capodistria, 30 maggio 1703.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.