21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 21 agosto| 1703|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
pratticate le diligenze possibili et esperimenti d’incanti per render aboccato il dacio della pescaria di questa città, mi è sortito ritrovar conduttore per la solita condotta d’anni due, e per lire 1.380 antica valuta, che sarà con accrescimento di lire 170 dall’ultima.
Ben mi spiace veder correre per Serenissima Signoria quello de vini per terre aliene, che, estendendosi per tutta la provincia, è uno de più importanti di questa povera Cassa. La difficoltà nasce dall’accrescimento delle mude a’ confini imperiali con oggetto di essitar quelli di quel Stato. Ho però provisto i luoghi soliti de più habili e pontuali essattori, acciò risenta meno sensibile il discapito questa esausta Camera.
Si vanno aprontando li materiali per le fortificationi di Muggia, come pure si è provveduto di buon numero di maestranze per vederle perfettionate entro il mese di novembre, quando però habbi il danaro sollecitamente, come spero, a quest’oggetto; e perché l’opera riesca d’intero publico servitio sarà necessaria la mia presenza diversi giorni in più volte, dalla quale e resteranno incaloriti quei sudditi a contribuire con prontezza le loro fatiche, e ogni altra parte, quanto sarà permesso alla povertà de miei talenti, avanteggiata.
Tuttavia continua ad esser libera la riva di questa provincia da’ bastimenti esteri, che s’intendono però nell’acque del Quarner, dove pare s’accresca il numero de legni anco segnani, fabricandosi di quest’oggetto continuamente a Buccari e a Fiume, dove anco si deve armare una gran Londra maltese capitata in quel porto con sali, e comprata per conto della Camera di Gratz.
S’attrova in quelle vicinanze l’eccellentissimo signor Capitanio delle Rive, dal di cui attendibilissimo zelo raccoglierà la Publica Maestà quello che difficilmente può arrivare a questa remota parte. Gratie etc.
Capodistria, 21 agosto 1703.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.