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21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli

Dispaccio del 27 ottobre| 1703|


N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
mi trovo restituito alla residenza terminata la visita e inquisitione dell’oglio, nella quale importante materia internatomi a misura del bisogno ho ritrovato, particolarmente a Rovigno, che la metà dell’oliva che si raccoglie viene riddotta in oglio non con l’uso de torchi, ma con diverse forme e maniere tutte dannate, che occultandomi la racolta quantità lasciano un intiero arbitrio di contrabandare. Questo è il più essenziale disordine, principio di tutte le fraudi, che confondendo i necessarii registri soliti a tenersi in questa materia, e quanto più universale e oculto venendo pratticato nelle proprie case, tanto è più difficile da rimoversi, riuscendo di publico importante pregiudicio. Io non ho saputo aplicarvi altro compenso che oltre la republicazione de proclami, lasciando un ordine a’ torchieri che habbino a presentare nelle Cancellarie di sera in sera notte giurate della quantità e patroni dell’oglio fabricato in quel giorno, onde l’apprensione d’esser scoperti divertisca possibilmente dalle fraudi, che certo sono gagliardamente dilatate, procurando poi coprirle sagacemente e dalli consumi, e dalle più scaltre adduttioni che li diffendono dalle censure della giustitia. Io veramente haverei adoperato tutto il meritato rigore, quando la permanenza in quella terra del Console di Francia, che va insinuandosi nel genio di quel popolo, purtroppo sussurrante e facile ad ogni commotione, et il frequente aprodo in quel porto de vascelli di quella natione, non mi havesse persuaso a una creduta necessaria dolcezza. Quando però alla somma prudenza dell’eccellentissimo Senato paressero questi riflessi effetti della mia debolezza, v’è sempre tempo e modo, ad ogni sua venerata prescrittione, d’intraprendere la necessaria. Certo che questo è un considerabile patrimonio, la perdita del quale come è stata da me accresciuta ducati doi mille, e duecento; così con una continuata e zelante attentione potrà riddursi in stato di suffragare non solo del bisogno questa Cassa, ma di poter corrisponder i salarii a tutti i rappresentanti della provincia. Mi sono poi consolato nel vedere l’universale fertilità d’oliva, dal che spero potrà riservar abondante soccorso anco la Dominante, quando però da cotesti mercanti venghi opportunemente fermato l’oglio prima che dall’avida sagacità de dacieri per il Friuli resti tutto impegnato; particolare che stimo da me importante, resta soggettato anco alla prudenza degli eccellentissimi signori Proveditori agli Ogli.
Da questa inquisitione son passato a quella del tabacco commessami in venerate ducali primo settembre decorso, nella qual materia, come non ho ritrovato gran pregiudicio, così è riuscita assai fruttuosa l’opera, e valerà l’apprensione di dover in altri tempi replicarsi, a tener per l’avvenire lontani i discapiti da questo publico patrimonio. Ho voluto poi accoglier anco i ricordi de sudditi nel civile e criminale, per il corso già di tre anni abbandonato, ma mi sono trovato tanto affollato d’instanze che insufficienti sarebbero riusciti due mesi a definirle. Anteposti però da me gli impotenti a soggiacere al lontano e faticoso viaggio di questa città, mi son tenuto levato anco molte hore al riposo per render i più poveri consolati.
Sigillata poi la visita con la revisione de Fontici e luochi pii, mi ha rincresciuto vederli dalla voracità d’amministratori, quali universalmente dilapidati. L’attrovarsi i rappresentanti di questa provincia quasi tutti senza ministri, il miserabile stato nel quale sono già riddotti i debitori fa che sia sempre difficile la reintegrazione; tuttavia applicatavi prima qualche regola a correnti disordini nel giro di scrittura, ho voluto vederli possibilmente risarciti, unendo però alla giustitia tutte le parti della carità, non vi essendo suddito in questa provincia che possi giustamente dolersi che per li miei legitimi dritti habbi voluto ricever neppur un soldo, reputando per me anco troppo decoroso e ricco profitto l’honore di servire all’adorata patria. Gratie etc.

Capodistria, 27 ottobre 1703.

Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.