21 ottobre| 1702 - 1704 Ferdinando Priuli
Dispaccio del 13 gennaio| 1704|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
questa provincia, in buona parte inculta e deserta, non racoglie formenti bastanti al suo mantenimento, anco perché occupati i terreni da vigne e olivari, de quali è pienamente ferace, e per l’inclinatione de suoi poveri habitanti a seminati d’altra natura più usuali del loro alimento.
I luoghi però fra terra si mantengono con raccolti de proprii o vicini territorii, e il littorale solo ha bisogno di soccorso d’altra parte, ecettuato però il Fontico di Pola, che non consuma farine, ma mantiene un capitale di duemille stara di formento, che viene vicendevolmente ogni anno dispensata, e restituito con i proprii proventi. Il consumo di quello di Umago è solo di quattrocento stara all’anno, parte provvisto dal proprio distretto, e parte da’ sudditi di Caurle, che li somministrano farine de Latisana.
Consistono però le comprede de formenti in stara 15 mille in circa all’anno, solite farsi dalli Fontichi di Rovigno, Parenzo, Pirano, e Capodistria, e li vengono portati da luochi sudditi della Morea, Albania, Friuli e rare volte dalla Romagna, sempre essenti d’ogni impositione o dacio, se non in quanto vengono aggravati da’ Colleggi delle terre e luochi, o per l’emolumenti dovuti a’ medici, e precettori o per altre contributioni spettanti legittimamente all’impotente comunità; a segno che non vi è mai giusto raguaglio da me preso de formenti a quello delle farine, havendo ritrovato con mio stupore, nell’incontro della visita a Parenzo, che ascendevano queste ultime a lire 17 soldi 10 il staro, benché i formenti non costavano che lire 13 in circa; abuso veramente troppo gravoso per poveri, tanto più che in quella città è stato introdotto senza decreto di questa carica necessario per essiggere, e che sarebbe atto di somma carità non lasciarlo avanzare, estendendosi l’ordinario ad impositioni superflue e capriciose.
L’erario gode privileggio con decreto dell’eccellentissimo Senato di poterne estraher stara cinquemille all’anno dal Friuli, sì che concludo che rare sono le comprede de formenti esteri in questa provincia, e poco il soldo che esce dal Serenissimo Stato; et io, per la povertà della stessa, e per gli aggravii che come accennai vengono ader(...), crederò che ogni altra impositione possi riuscire e di poca rendita, e sommamente gravosa, ch’è quanto può humilissimamente esporre il mio debito in questa materia, così incaricato in venerate ducali 15 decorso.
Li soli patrimonii del sale et oglio sono importanti, che guardati con attentione, e riddutti a proprie ma necessarie riforme, come per quello del sale mi son dato l’honore di riflettere in mie humilissime di 2 settembre passato, possono notabilmente avvantaggiare il publico interesse.
Si continua con assiduità a caricarsi proviande nel porto di Trieste, dove vengo assicurato esservi per lo stesso oggetto due peote grandi, già motivate nelle mie precedenti, de sudditi di Chioza, il patron d’una delle quali si chiama Cristofforo, non potuto riuscire sin hora a persona cauta il rillevare il cognome, per non incontrare le gelosie di quel governo, in questo caso severo. Ben procurarò d’intendermi per indagare i motivi del loro servitio, come mi commettono le ossequiate ducali di 17 decorso, nelle quali non ho veduto la necessaria aprobatione del dacio delle beccarie che rassegnai a Vostra Serenità, deliberato con lire 540 d’accrescimento antica valuta, come pure della spesa ocorsa nella publica ma cadente casa habitata dall’illustrissimo signor Consigliere Basegio, per la summa di lire 108 soldi 9, come dall’unita nota; implorando per tutto il publico sovrano concorso. Gratie etc.
Capodistria, 13 gennaio 1703, more veneto.
Ferdinando Priuli, Podestà e Capitanio.
Allegato: nota di pagamento per le riparazioni della casa di Baseggio (1 carta).
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 84.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.