1 marzo| 1704 Vincenzo Gritti
Dispaccio del 27 settembre| 1704|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
tra i pesi maggiori dell’impiego che qui debolmente sostengo, considero certamente quello della Camera, per l’aggravio de suoi obblighi, eccedenti d’assai al scarso potere delle rendite. Il continuo sbilanzio ha fatto andar in grossi avanzi molti de salariati, e particolarmente bombardieri et altra gente, forse la più necessitosa. Et questa, se non può esser suffragata in conto de debiti vecchi, implora, con lagrime mosse da una vera miseria, che almeno non si abbandoni del sovvegno dovutole per le paghe correnti. Ma con quanto n’abbia studiato, non mi si rende possibile d’arrivar a segno di tenerli né pure consolati con una sì giusta distribuzione, a cui dagl’avanzi sudetti si comprende che non suppliva la Cassa del danaro libero, né meno nei tempi che non vi erano i motivi delle spese estraordinarie indispensabili di uffiziali et altre, già repplicatamente accennate, e che ben si rilevano dall’annesso foglio. Grande per verità è il ramarico che mi convien provare dalle continue compassionevoli istanze che mi vengono fatte, e molto più si accresce dal bisogno che mi vuole per forza molesto alla Serenità Vostra, con le presenti riverentissime suppliche per qualche dispensa del settimo soldo.
Si approssima la stagione nella quale hanno costumato gl’eccellentissimi precessori in esecuzione di decreto dell’eccellentissimo Senato il 16 settembre 1634, al capitolo decimoterzo, il trasferirsi all’inquisizione dell’oglio. I riguardi per quali fu istituita l’inquisizione medesima me la persuadono quest’anno specialmente necessaria, essendo stato assai abbondante il raccolto passato. Si tratta d’una precisa incombenza della carica, addossatale per quanto si scorge con oggetti del publico interesse; onde non può il mio zelo che volentieri rassegnarsi al praticato, da cui mi pare che ora dipender possa la conservazione del dazio importantissimo. Questa però ossequiosa disposizione d’esercitar le parti mie, devo prima soggettarla agl’arbitrii dell’Eccellenze Vostre, senza il di cui sovrano beneplacito trovo non essermi lecito d’uscire dalla ressidenza.
Con tal occasione di portarmi in vari luoghi della provincia, mi resterebbe facilitato il modo di poter con più esattezza rilevar sul fatto le particolarità dalla Serenità Vostra, commessemi con venerate ducali 13 corrente, intorno al numero de banditi, qualità de loro bandi, e di quali reggimenti siano le sentenze. Andrò non ostante dispondendo le diligenze come meglio mi sarà permesso, col riportarmi in ogni caso alle relazioni che anco stando qui procurerò per ogni parte d’avere. E mentre mi vedo ingiunto nel tempo stesso di dar mano all’eccellentissimo signor Capitanio di Raspo, se mi facesse alcuna ricerca per qualche esecuzione, concorrerò prontamente ad ogni motivo, col desiderio assieme che le sue zelantissime disposizioni sortiscano sempre l’intiero effetto a sollevo de sudditi.
Per quello concerne poi alla vigilanza raccomandatami in altre ducali pur dei 6 del corrente, affine di divertire i pregiudizi che risente il patrimonio del Prencipe dalle contrafazioni che vengono commesse dalle milizie per provedersi de tabacchi, non trascurarò parte alcuna del mio dovere; se bene qui non si trova che la sola compagnia d’oltramarina della galeotta di Guardia.
L’incontro di nominarla mi suggerisce il bisogno che tiene di concia, e la premura di ricorrere all’autorità dell’Eccellenze Vostre, per la permissione di impiegarvi ciò che occorre in abilitarla, unitamente con la felucca, all’occorrenze del servizio. Grazie etc.
Capodistria, 27 settembre 1704.
Vincenzo Gritti, Podestà e Capitanio.
Allegato: entrate e uscite annuali della camera fiscale di Capodistria (2 cc.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 85.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.