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1 marzo| 1704 Vincenzo Gritti

Dispaccio del 15 novembre| 1704|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
sopra il riverente motivo rassegnato già da me intorno la disposizione fatta dagl’imperiali al confine di cinquanta soldati pagati, con dissegno d’alterar le mute, m’incarica la Serenità Vostra, con venerate ducali di 11 ottobre decorso, d’addur le ragioni che aver potessero per avanzarsi a tali passi, e dove si provedan di sali in altre parti. Si vociferò allora che la novità dell’alterazione seguir dovesse subito che si fosse terminato il trasporto del partito di questa comunità, ritardato più di quello si credeva, prima dal timore de legni francesi e poi dalle sopragiunte faccende autunnali. Adesso però che la condotta è quasi sul fine, si starà attendendo l’effetto della deliberazione suaccennata, che, mentre succeda, non può esser mossa d’altra ragione che di puro interesse.
Levato da qualche tempo in qua dalla Camera di Gratz di mano de particolari il negozio de sali di Trieste, ora che questo corre intieramente per conto suo, ne ha fatta da varie parti una grossa inchiesta. Preso tutto quello che colà s’è ricavato nell’ubertosa annata, fatti i due partiti con Muggia e questa città, comprato il carico d’alcuni bastimenti venuti da Barletta e di altro condotto là di preda, si trova con i magazzini ben forniti di tale requisito. Ma se il provedimento è copioso, lo spazio non corrisponde, portandosi quei sudditi in molto numero alle saline dello Stato veneto, come che li torna più conto.
Si vende presentemente a Trieste il sale di questi paesi a lire sei lo staro, e porta il dacio lire tre soldi quattro, il tutto in ragion di cotesta moneta. All’incontro qui corre assai basso, e più ancora a Muggia, e perciò vi confluisse più gente, non valendo adesso colà che a soldi ventidue lo staro; prezio però che viene di quando in quando alterato, con la misura delle stagioni e del consumo. Si pagano poi sempre cinque soldi di dazio al Principe e tre bezzi per ogni soma alla comunità; e tuttoché la gabella delle mute imperiali sia di lire sei, soldi cinque per staro, ad ogni modo vi è ancora un utile di trenta soldi in circa, oltre che ne passa ancora qualche quantità esente, caricandosi i cavalli più del loro peso ordinario, sopra cui si calcola senza misurarlo di nuovo.
Per divertir però il concorso di questa parte, tanto pernicioso agli (!) agl’oggetti della Camera di Gratz predetta, non volendo essa proibirlo assolutamente per esser l’azzione assai strepitosa, certocché non può meglio arrivar al suo intento che coll’inalzar le sue mute. Quando l’imposizione di queste superi gl’aggravii che sono a Trieste senza violentar alcuno, la sola diversità del dispendio obligherà naturalmente i compratori a mutar opinione e portarsi dove si trova maggiore l'avvantaggio. Et allora la fonzione de sudetti soldati sarà per invigilare al divertimento de contrabandi, acciò, chiusa qualunque stradda all'esito, s'abbi di grazia a formar partiti con quelle condizioni di prezio che parerà alla Camera d'imporre. Senza ch'io accenni il pregiudicio che da ciò risultar possa, chiaro dal fatto si rileva; mentre, levato che resti il modo a questi poveri sudditi di dar via i sali, col qual incontro spazzavano anco i vini, sforzo delle loro entrate, le rendite pure di Vostra Serenità soggiaceranno ad un notabile discapito. Il paese perciò per se stesso sempre più andrà crescendo nella miseria da cui, oppresso per lungo tempo, pareva che principiasse alquanto a respirare.
Quanto sia poi al secondo punto, dove si provedan di sali in altre parti. Una volta ne facevano venire da Barletta, e stabilivano anco partiti; ma insorta la corrente guerra s'è interrotto il comercio, cosiché non ne capita che qualche bastimento caricato di nascosto. Se alcuno ne porta, lo pagano a lire quattro lo staro e lo esitano a lire dieci della nostra moneta, pretendendo che, oltre l'esser consistente, e perciò più atto a resistere al carizzo, faccia anco per il doppio più fazzione dell'altro che hanno di qua. Per tale riguardo lo stimano e valutano di più, e ne prenderebbero volentieri se la libertà delle tratte non fosse colà impedita per luoghi nemici. Attesa però tale difficoltà, non so vedere da qual'altra parte ne possan avere, fuoriché da queste vicine saline, nella giurisdizione della Serenità Vostra.
Trattandosi dell'istessa materia, trovo aggiustato d'inserir qui l'altra informazione che mi viene comandata in ducali dei 16 pure del passato ottobre, ultimamente capitatemi. Se possa esser d'alcun pregiudicio a queste mute la conclusione del partido proposto da Zuanne Francolin, ch'essibisce miglia trecento di ferro in concambio di tanto sale, voluto da lui al prezzo di lire due e mezza al staro, franco da ogni aggravio.
Estese in ordine a ciò le diligenze necessarie, rilevo che l'estrazione di qua de sali porta seco i due seguenti pesi. Vi è il dazio del Prencipe, di soldi cinque per staro, e li riscuote il conduttore, che per espressa condizione deve trarli anco da partiti che facesse Vostra Serenità, come fa vedere dall'annesso capitolo di sua affittanza. Bisognarebbe dunque bonifficarglieli, e benché termini il suo tempo nel mese venturo di genaro, vi subintra con l'istessa ragione per aver i medesimi patti il conduttor nuovo a cui fu l'anno passato dall'eccellentissimo precessore antecipatamente deliberato.
Esigge poi la comunità per la sua muta tre bezzi sopra di ogni cavallo, che si computa due stara, e vi unisco nell'alegata copia la concessione. Parerebbe ad ogni modo che non s'estendesse che per l'estrazioni di terra, anche secondo il tenor dell'affittanze che fa essa comunità, una delle quali sarà qui inserta. E se la persona che ha tenuto il detto dazio per molti anni attesta d'aver praticata l'esazione anco nel caso de trasporti fattisi per mare, non sa per altro addurre che la consuetudine per fondamento.
Tuttavia io non devo che rimettere ossequiosamente la discussione di questo et il calcolo da farsi sopra i pesi sudetti alla sublime maturità dell'Eccellenze Vostre, a di cui maggior lume umilio le fedi di alcuni altri dispendii che vi occorrono.
La scorsa settimana, nel ritorno che faceva per Trieste, il feluccone napolitano è stato inseguito da vicino da due galeotte publiche. Avuto però tempo di ritirarsi in quel porto, è stato tirato in terra, et avendo lasciato di proseguire nell’armo dell’altra felucca, mostrano colà di voler rassegnarsi agl’ordini della Corte di Vienna, ma è da dubitare che, se i Segnani non si piegheranno a vivere in quiete, come non lo lascia sperare la loro contumace ferocia e l’esaggerazioni che vanno facendo, che in tal caso anco questi altri siano per seguitare il mal’esempio. Di ciò però che andasse succedendo in simili materie mi darò l’onore di ben intendermi, come mi fu ingionto dall’autorità dell’Eccellenze Vostre, coll’illustrissimo signor Provveditor d’Arme Loredan, che i vien detto sii arrivato nell’acque della provincia.
Intanto ho potuto con destre insinuazioni tirar di qua le maestranze venete che lavoravano per i triestini, e andrò cercando le forme che sian proveduti di trattenimento, perché, mancandole i mezzi di guadagnarsi il vitto, non li persuada la disperazione alla recidiva del ritorno ne luoghi esteri.
Sbrigatomi dall’accennate incombenze e giuntomi da Vostra Serenità l’assenso di trasferirmi all’inquisizione dell’oglio, sono sul procinto della mossa, né mancherò stessamente d’accelerare il ritorno et eseguire nell’esiggenze dell’incarico tutte le parti, e che mi vengono detate dalla Publica Sapienza, e che mi saranno suggerite da una fervida e devota premura di ben sodisfare al mio dovere. E giacché è concorsa la generosità dell’eccellentissimo Senato d’accordar la dispensa delli 500 ducati avrò mira di consolare possibilmente i poveri serventi della provincia, che trovandosi in avanzo non di mesi, ma di anni intieri, meritavano veramente i sovvegni della somma carità dell’Eccellenze Vostre, e suffragati avranno una ben giusta occasione di benedirla. Resterà nel mentre al governo della città per supplir alle mie veci l’illustrissimo signor Consigliere Boldù, che, dotato della più desiderabile saviezza, son certo di sentire, restituito che mi sia alla ressidenza, non solo applaudita, ma desiderata più lunga la sua direzione.
In questo incontro di far viaggio, dovendo valermi della galeotta e felucca, non ho saputo dispensarmi dalla premura di farle accomodare. Ho però creduto bene di prender alle botteghe i pochi materiali con condizione di restituirli o di pagarli, quando la Serenità Vostra, approvando la tenuissima spesa, creda propio (!) di non ordinarne da costà la missione, trattandosi di minuzia, come potrà rilevarsi dalla polizza che accompagno alle presenti ossequiosissime, in esecuzione delle sovrane commessioni. Per non aver da replicare così tediose ricerche, con quest’apertura vi aggiungo l’altra di varie indispensabili fatture che sono occorse, e ambidue unite non rilevano che la sola summa di lire novanta sei, soldi 17. Grazie etc.
Capodistria, 15 novembre 1704.

Vincenzo Gritti, Podestà e Capitanio.

Allegati: copia di alcune deliberazioni in tema di dazi (1 c.); copia di deliberazione contenuta nello statuto di Capodistria (1 c.); copia tratta dal libro di cancelleria di Capodistria, riguardante la materia dei dazi (1 c.); fede che attesta l’affitto di una muda (1 c.); fede che attesta le modalità di affitto del dazio della sproconeria (1 c.); fede che attesta il pagamento della manodopera nel caricare i sali nelle pubbliche galere (1 c.); nota di spesa occorsa per il restauro della pubblica galera e feluca (1 c.); nota delle spese corse nel restauro delle porte delle città (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 85.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.