1 marzo| 1704 Vincenzo Gritti
Dispaccio del 15 dicembre| 1704|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
eseguita, con la possibile diligenza e sollecitudine, l’inquisizione degl’ogli in provincia, mi sono restituito qui ieri sera, col debito di renderne alla Serenità Vostra una devota notizia. Nel giro fatto m’è occorso di penetrare esser invalsi varii abusi, fabricandosi degl’ogli fuori dei torchi, estraendosi da medesimi, con misure ingorde, il levato dall’acque senza ne meno darlo in nota. Ma, tra gl’altri, notabile è quello di cui si servono nella maggior parte i benestanti. Nelle polizze che presentano dell’oglio ricavato dalle loro entrate, mostrano d’averne venduto a diversi del paese, che peraltro non vivono che a minuto. E questi, benché non l’abbino ricevuto, non ricusano d’attestarlo, rendendone conto col consumo di casa, che li viene bonificato per indulto del Prencipe, in ragione d’un miro all’anno per persona. Così fanno servizio al terzo senza loro discapito, ma con pregiudicio del dazio, mentre tutto l’oglio, che appar disperso in questa forma e che viene occultato nelle maniere suaccennate, passa di contrabando, portandolo massime quei di Muggia per la comoda vicinanza sul Imperio. Chi volesse rilevar gli inganni con forme legali, vi si vorrebbe un lungo spazio di tempo e forse non si sortirebbe l’intento, perché, macchiati universalmente, uno non ardisce accusar l’altro per tema d’esser tirato nell’istessa rete. Non ho però mancato di far riportar la publicazione degl’ordini più aggiustati, stabiliti ancora dal zelo degl’eccellentissimi precessori, per rimetter l’affare nella buona regola, ma la malizia insinuata dall’interesse non fa sperare il frutto che si desidera. Provo bensì il contento di scorgervi dell’applicazione nell’impianto degli ulivi, e si deve credere continuata, essendo una delle migliori rendite che può dar il paese.
È stata prolungata da qualche giorno la mia dimora in Rovigno dall’obligo di non partire senza la riscossione della caratada commessami dall’Eccellenze Vostre per le occorrenze dell’eccellentissimo signor Capitanio di Raspo, a cui trasmetterò il danaro estratto con non poca difficoltà.
Al mio arrivo nella terra sudetta di Rovigno seppi che il condutore del dazio del vino della comunità voleva convenire avanti l’illustrissimo rappresentante quel preteso Console di Francia, per obligarlo a pagarli il dazio di certa quantità di vino incanevato prima, e poscia venduto alle navi francesi, con l’occasione che furono colà l’estate passata. Fatto però riflesso che nascendo giudicio favorevole per il Console era d’esempio pregiudiciale, e, di conseguenza, se poi contrario, d’impegno per la figura che vuol sostenere, m’è parso propio (!) di far insinuare al condutore che sospenda l’incaminamento degl’atti civili, perché io potessi aver tempo di soggettare alla sublime intelligenza dell’Eccellenze Vostre l’emergente. Non lascio pure d’unirvi la scrittura di dimanda che mi ha esso presentata e li capitoli dell’affittanza sopra cui fonda le proprie ragioni, acciò tutto serva di maggior lume. Mi trovo prevenuto qui da una lettera del partitante de sali di Buccari e spedita con un petacchio che deve caricar sali a cambio di ferramenta, inviata da lui in adempimento del partito ch’esso motiva stabilito col Magistrato eccellentissimo all’Arsenal. Io, essendo ancora all’oscuro di ciò che devo operare in questo proposito, ho risposto a lui che avrei subito scritto a cotesta parte, come desidera, per attendere gl’ordini opportuni dalla Serenità Vostra. Occluso sarà il consenso della sudetta lettera, in cui mostra della premura molta e di voler protestare per le stallie quando restasse diferito il carico de bastimenti, il che mi ha persuaso di spedir le presenti riverentissime con brazzera apposta in difesa d’altra pronta congiontura. Et avendoli fatto esborsare lire sessanta per il suo nollo, supplico con tutto l’ossequio delle medesime l’approvazione in risarcimento della publica Cassa. Grazie etc.
Capodistria, 15 decembre 1704.
Vincenzo Gritti, Podestà e Capitanio.
Allegati: copia di lettera scritta al rettore di Capodistria dal partitante dei sali di Buccari (1 c.); supplica del daziario del vino, che richiede il pagamento del dazio sul vino immagazzinato da Bortolo Noveau (1 c.); terminazioni del tribunale di Capodistria sull’incanto dei vini (2 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 85.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.