3 novembre| 1706 Giovanni Foscarini
Dispaccio del 18 novembre| 1706|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
seguendo i dettami del mio dovere, ho nuovo mottivo di rassegnarmi alla Serenità Vostra rifferendo i primi moti delle mie humilissime applicationi, doppo le passate notitie d’haver assunto il peso di quest’incombenze, e come sin qui non ho lasciato ocioso un momento, così impegno lo spirito ad un’attentione uniforme per l’intiero corso di questa carica. Ho visitato il publico castello, che ha la comunicatione con questa città per un ponte spacioso, e ben lungo, di pietra, fondato coll’oggetto di guardare la parte della terra ferma, mentre di là solamente v’è il transito per tutti. È d’antica struttura, ma così abbandonato che apenna in molte parti può sussistere, e li soldati destinativi di guardia sono ridotti a starvi a discrettione dell’ingiurie de tempi.
Lo guarnisse l’artigliaria et altr’armi espresse nell’inserta nota del Capo principale de Bombardieri, che v’habita et ha l’obligo più stretto della custodia, ma in caso del bisogno vi vorebbero que’ maggiori riflessi che sono ben espressi alla Publica Sapienza.
Nel secondo foglio rilleveranno l’Eccellenze Vostre l’artigliaria et altre armi di publica ragione, risservate in un luogo detto le munitioni, da' quali la polvere è separata. La città è cinta di mura senza terrapieno, all’antica, di debole costitutione, riparate come si vede in più occasioni dall’ingiurie del tempo, ma due baloardi in diffesa del porto sono col terrapieno, benché imperfetto. Vi ho trovato sopra questi alcuni pezzi d’artigliaria, et vedendosi espressamente il discapito de' letti che la sostentano, ho creduto di migliore servitio farli ridure nelle munitioni. Li havrei fatti ponere sopra li suoi cavaletti, ma non essendovene nella guisa, manca intieramente ogni risserva per li letti medesimi; valerà se non altro la dilligenza a presservare quelli che vi sono da maggiori discapiti, onde per ogni riguardo non siano intieramente inutili.
V’è un Monte di Pietà fondato con un capitale di lire 66.640, che servono a sovenire l’indigenze della povertà; e mentre le prime osservationi non hanno servito che per instruirmi del mio debito, così l’anderò pratticando nell’essaminare la sua diretione.
Così con lustro della pietà si vede erretto un Ospitale che dà ricovero a più mendichi, e per questo mi risservo pure d’estendere maggiori diligenze.
Anco il Fontico de' formenti parmi che sia ben diretto, et ho il contento di vederlo proveduto per qualche mese, egualmente che sarò attento al migliore vantaggio di questi sudditi per l’avenire, sendo già pronto il denaro per ogni buona investita che promovesse l’occasione. Rassegnata la compagnia de Bombardieri, l’ho ritrovata al numero di 123 compresi tutti gl’offitiali, ma parmi vi voglia un miglior essame, che farò opportunemente per renderla possibilmente fruttuosa e di buon servitio.
Ho ritrovato quattro datii, cioè d’instromenti e testamenti, del pane, delle beccarie delle ville, e della grassa, inaffitati. Al primo v’ho imediate destinato li suoi essatori per tutta la provincia, e disposte le cautelle più proprie, ad oggetto di presservarlo da discapiti, come per gl’altri tre ho esteso varii passi coll’oggetto medesimo. In tanto sono nell’atto degl’incanti, con la speranza di qualche offerta per due almeno, come opportunemente rifferirò alla Serenità Vostra.
L’essaustezza di questa publica Cassa m’ha fatto prender per mano senza perdita di tempo li publici debitori, e studiarò in questa parte ancora di non esser infruttuoso.
Fra l’altre applicationi non ho perduto di vista quella del confine, tanto gelosa a' publici riguardi, ma ho havuto mottivo di consolarmi per essere assicurato dal signor Andrea Fini, gentil huomo di questa città, e già eletto Proveditore dalla Serenità Vostra, che non vi sia novità imaginabile, al che si mostra attentissimo con merito riguardevole; spiacemi solo di vedere povera più del supposto la costitutione di questa provincia, il che nasce principalmente dalla difficoltà d’esitare le proprie rendite, fondate sopra vini, ogli e sali, che sono forse questi il maggior nervo, massime in questa città. Per verità, l’accrescimento delle mude arciducali sono il motivo della commune calamità, e come potendovi essere il suo rimedio per ridurle alla prima conditione, ciò sarebbe si può dire la redentione di tutti; così, sperando di riconoscerla dalla mano beneffica del Principe, trovo che la sospirano. Quant’a me cercherò con impacienza di far le mie parti, egualmente che sarebbe desiderabile poter rimovere lo scandolo che di quando in quando s’introducano nel porto di Trieste bastimenti grossi con sali et ogli forastieri. Non lasciarò otiosa la barca armata, e l’ufficiale Capitan Malacuchia che la dirige, essendo di sperimentata fede e pontualità, me la promette in continuato essercitio. Se poi doppo tutto ciò mi riuscirà riunire gl’animi di questi cittadini, che comprendo fra sé divisi, crederò fortunate le mie fatiche, che imploreranno sempre la scorta della Publica Sapienza.
Così farò in tutto ciò che mi concerne, e mi sarà di grande piacere quando potrò rendere buon conto a Serenità Vostra d’ogni mio passo. Gratie etc.
Capo d’Istria, 18 novembre 1706.
Giovanni Foscarini, Podestà e Capitanio.
Allegati: nota dell’artiglieria presente nel castello di San Leone (1 c.); nota dei cannoni e munizioni custoditi a Capodistria (1 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 87.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.