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3 giugno| 1706 Filippo Donado

Dispaccio del 3| giugno| 1706|


N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
arrivato a questa parte imediate, in ordine ai publici commandi, mi è stata consignata questa carica dall’Eccellentissimo signor Francesco Pasqualigo, che ha lasciato una degna memoria di sé nell’amore di questi sudditi, retti da lui con ogni zelo e benignità. Dato dunque principio all’adempimento delle proprie incombenze, doppo haver fatti gl’ordinarii proclami, ho volte l’applicationi alle cognitioni neccessarie in questo castello, e, visitatone il circuito, l’ho ritrovato composto irregolarmente di deboli mure antiche, pocho sussistenti et in molte parti pregiudicate, con due porte, le quali ogni notte si chiudono da persona a ciò destinata. In alcun sito vi ho ritrovato qualche pezzo d’artigliaria montata sopra letti sufficienti, li quali, sottoposti a pregiudicarsi, et per non esservi custodia di sorte alcuna, ho imediate ordinato siino riposti nel magazino. Molti altri pezzi d’artigliaria e petriere di bronzo di vario genere, in tutti al numero di vintiotto, si trovano in questi depositi, e tutti convenientemente montati con loro apprestamenti, per i quali ho anco ordinata qualche regolatione per meglio presservarli. Anco qualche quantità d’armi di varie sorti, che da molto tempo sono state giù depositate, nella qualità e quantità espressa nell’annesso inventario segnato n° 1, ho ritrovate, per la malatia che da molto tempo afflige chi ne ha la custodia, in bisogno di qualche diligenza, la quale ho ordinato in ogni maniera resti adempita.
Nei due castelli di Rozzo e Colmo, soggetti a questa giurdisditione, rillevo pur vi sia qualche numero d’armi publiche, le quali non manca(rò) di visitare a divertimento de publici pregiuditii nel difetto di ben custodirle. Passato poi all’osservatione delle scritture che si conservano per lume delle publiche ragioni in queste parti d’inspettione gelosa, le ho ritrovate in una somma confusione, et gran quantità infraccidite, e come non può mio divoto zelo ommetterne il necessario riflesso, portando l’emergente a publica notitia, humilio nell’istesso tempo a Vostra Serenità l’annessa scrittura signata n° 2, che il custode delle scritture stesse mi ha essibita, attendendo rassegnatamente i publici cenni. Trovo in resto la popolatione del locho, per quello mi rappresentano, da qualche tempo diminuita et in procinto di maggiormente diminuirsi, essendo tutti in somma povertà, mancanti d’ogni impiego, e soli in comportabile sussistenza quelli pochi che vivono di publico assegnamento. Io ho assicurato ogn’uno della publica paterna predillettione, promessa dal mio canto pronta, et incorrotta giustitia, la quale men(tre) sono per pratticare a consolatione de’ popoli, così non perderò di vista ogni altro genere di publico interesse, che cade in inspettione questa carica. Circa le cernide mi risservo portar alla Serenità Vostra debita informatione, quando ne habbi fatta la rassegna, la quale differisco chiamato alle applicationi importa(…) di solecitare l’espeditione di quatrocento cinquanta due olmi et di quatrocento frassini, già ordinata al mio preccessore, e per la quale è stata già la carratada getata dalla di lui diligenza, che m’ha del dinaro di ragione della medesima consegnate lire 400, restando da riscuotersi lire 40.814; mi ha anco fatta consegna di lire 638 soldi 5 scosse da lui negl’ultimi giorni dalla Camera Fiscal di Capodistria, d’ordine dell’Eccelso Consiglio di Dieci, per esser impiegate nella provigione di legne da fuoco, per il che tutto ho ordinate le dispositioni neccessarie. In tanto agl’Eccellentissimi Proveditor alla Vale rassegno quello (che) il mio divoto zelo trova di pressante neccessità e quelle informationi che sono presentemente di maggior urgenza.
Tra li processi criminali inespediti, lasciati nella mia Cancellaria, trovo li registrati nell’annesso foglio n° 3 per tagli di roveri, per l’incaminamento et espeditione de’ quali et per quelli che per questa materia potessero insorgere, come pure circa i maneggi de’ Fontici e delle Communità soggette a questa giurisditione, essendo neccessaria l’attorità del rito dell’Eccellentissimo Senato, l’humilio riverentissimamente, giusta il stile pratticato da’ miei precessori, ai riflessi di Vostra Serenità, per attenderne le publiche sovrane dispositioni; gratie etc.
Pinguente, li 3 giugno 1706.

Filippo Donado, Capitanio di Raspo.

Allegati: n° 3 inventario di processi inespediti per tagli di roveri (2 cc.); scrittura dell’archivista di Raspo (1 c.); inventario delle armi e degli utensili a disposizione dell’autorità pubblica (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 87.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.