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3 giugno| 1706 Filippo Donado

Dispaccio del 22 novembre| 1706|

N. 4

Serenissimo Principe,
il commando della Serenità Vostra, in ducale di 11 passato, che mi prescrive informar della quantità, qualità e stato delle case ch’in Parenzo si dispensano a’ Cretensi, mi è solo pervenuto il giorno delli 20 corrente, et però con la dovuta prontezza rassegno alla Serenità Vostra quel pocco et imperfetto lume che posso raccogliere da questi registri.
L’anno 1672 sono passate dalle isole di Levante, dove si erano ricovrate doppo la resa di Candia, alcune famiglie Cretensi, a stabilir il proprio domicilio nella città di Parenzo, dove dalla Publica Pietà, con l’assegnamento fattole delle bisognevoli case e terrenni, sono anche state per più anni, con publico notabile dispendio, provedute di biscotto, formento, biade et altro. Alcune delle famiglie stesse però, ottenute l’investiture, sono andate di tempo in tempo abbandonando quel soggiorno, trasportandolo in altri luochi della provincia o fuori della medesima, de’ quali alcuni si sono risservato il beneficio delle case coll’affittarle; ciò ha dato motivo alla Prudenza Publica, l’anno 1674, di ordinar all’Eccellentissimo signor Bernardo Gradenigo, all’hora Proveditor alla Sanità in provincia, per indispositioni dell’Eccellentissimo signor Capitanio di Raspo di quel tempo, di distribuir le case come sopra abbandonate ad altri Crettensi, posteriormente colà capitati, et affittar quelle che sopravanzassero per conto publico, come fece, ad altre persone che vi si riducevano in quella città a fermarne il soggiorno. In progresso di tempo poi dagl’Eccellentissimi signori Capitani di Raspo successori, sono state concesse molt’altre investiture di case, casali dirroccati e terrenni non solo alli cretensi medesimi, ma anche ad ogn’altro genere di persone; in regolazione però di questo, con decreto di 10 marzo 1691, l’Eccellentissimo Senato ha prescritto che le case di publica ragione in Parenzo siano solo concesse a’ Cretensi, et che quelle che fossero da essi abbandonate dovessero affittarsi per conto publico sin al ritorno de’ medesimi, e di più, con posterior decreto di 30 maggio 1699, prescrive l’Eccellentissimo Senato che le case concesse a’ cretensi, et che non fossero da essi habitate, s’intendino assolutamente ritornate a publica dispositione. Con tutto questo, non trovandosi devenuti a publica dispositione alcuna delle case stesse, nel possesso delle quali varii con male arti si sono intrusi, voglio credere che da ciò si sia mosso il zelo dell’Eccellentissimo Pasqualigo, mio predeccessore, di motivar alla Serenità Vostra il disordine, a riparo del quale ha Vostra Serenità prescritto in ducale di 4 febraro 1705, un’esatta diligenza per rillevare la qualità e numero delle case alienate, a quante siano state e da chi abbollite l’inscrittioni, la distintione dell’importar dell’affitto, et del nome di chi n’e(ra) andato al possesso, da quanto tempo ne corrino gl’usurpi, et se vi sia alcun altro de’ Candioti stessi in quella città, con quel di più che fosse ritrovato proprio d’andar ritrahendo in tal proposito; e mentre queste diligenze non si sono potute esseguire dal sudetto Pasqualigo, trovo posterior ducale in data di 17 aprile 1706, dirrette ad esso e suo successore, che contiene, qualmente per non haver per(messo) la distanza del luogho di ritraher i lumi prescritti, risservato alla mia debolezza supplir in questo proposito alle publiche intentioni; io però occupato nei principii di quest’impiego alla dificilissima essatione della carrettada, trasporto de publici legnami, et incamminamento d’altre operationi nella publica valle, non ho potuto prender per mano la materia stessa, la quale è involta nella maggior confusione, mentre l’habitatione de cretensi in quella città può dirsi quasi anichillata, le case di publica ragione non conosciute, et però oltre al riguardo dell’economia di non lasciar perder publici capitali, che hora con la buona popolatione introdotta in quella città, possono farsi pretiosi, resta anco impedito l’avvanzamento della popollatione stessa dalli usurpatori e di case e di fondi di publica ragione, che servirebbero a ricovero di molti che cercano colà ridursi. Di più non trovo da poter rassegnar a publica notitia, né può d’avvantaggio essibirsi, se pratticata non sia sul luocho la peritatione delle case stesse, et indagatione degl’usurpi, nel che a misura delle publiche premure non mancherò del dovuto zelo et applicatione. Gratie etc.
Pinguente, li 22 novembre 1706.

Filippo Donado, Capitanio di Raspo.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 87.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.