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3 giugno| 1706 Filippo Donado

Dispaccio del 15 dicembre| 1706|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
applicata l’attention mia all’adempimento de’ publici commandi, repplicati a questa Rappresentanza in ducale di 17 aprile, in materia dei disordini invalsi nella terra di Pirano nel maneggio di quel Fontico, Sacro Monte e Communità, ho fatto intimare principalmente l’abbolimento fatto dalla suprema publica auttorità di tutti li decreti, rillasciati a’ debitori del Fontico, di pagar in ratte con crediti di sale, et insieme i pietosi concorsi della publica clemenza nel permettere che quelli, i quali sono stati gratiati, possino haver qualche indulto di tempo per sodisfare in dinaro contante il loro debito a misura di quello havevano ottenuto di pagar in crediti di sale; e mentre questa dannatissima introduttione produceva che tutti li amministratori di que’ capitali terminavano li maneggii con grossissimi debiti, che nascevano per l’appropriatione che ogn’uno si procurava della maggior summa di contante, il quale era sicuro poter nel Fontico rimettere in credito di sale, che vale in quella terra trenta e trentacinque per cento meno del dinaro effettivo, e ciò anco per maggior pregiuditio del Fontico stesso, in ratte partitamente, resta con ciò sospeso un grand’abuso, dal quale i capitali del Fontico in quella grossa popolatione sono stati sommamente pregiudicati, et hora si andavano annichillando; e perché di ciò n’habbia la Serenità Vostra un saggio, humilio nell’annesso foglio n° 1 un distinto ristretto degl’intacchi, giri e riscossioni, ch’è l’essential di tutto il rillevato dai conti fatti qui capitare. Tutto questo disordine, come pur quello dannatissimo delle proroghe, è quello stesso già riconosciuto dal zelo dell’Eccellentissimo signor Zuanne Priuli, fu Capitanio di Raspo, e preccedentemente da molti Eccellentissimi predeccessori, onde anco con molte prudenti terminationi è stato sempre procurato di porvi freno, e precisamente il sopradetto Eccellentissimo Priuli, con terminatione in data di 22 marzo 1700, la quale anco in ducale sussequente di 6 aprile resta dall’Eccellentissimo Senato approvata, et di più con pietoso zelo, a scanso delle iatture che perciò rissente l’universale di quella popolatione, viene con forti sensi inculcata l’essecutione, e però io non mancarò in adempimento del proprio dovere, di far rillevare le trasgressioni e correggerle a freno dell’avvenire. Il maneggio poi de’ capitali del Sacro Monte e Communità riccerca positiva revisione, la quale per esser faraginosissima e lunga, non posso se non assicurare la Serenità Vostra d’ogni possibile attentione per uniformarmi ai pietosi oggetti che ha in questo proposito la publica carità.
Contenendo poi l’istessa ducale di 17 aprile i publici commandi anco nella materia delle case già in Parenzo fabricate per ricovero dei Cretensi, molto si ha convenuto travagliare sopra questi archivii per ritraher neccessarii lumi, e mentre con ducale di 11 ottobre, capitatami però sotto li 20 novembre, mi è in questo proposito stato ordinato avvanzar a publico lume le informationi, ho con mia di 22 rassegnato quello che havevo potuto rillevare, che consistendo però in haver raccolto le publiche dispositioni per il passato seguite in questa materia, ho prosseguito nell’application(i) per quel di più che credo sia neccessario a promuovere il publico servitio. A quest’oggetto, rillevato chi presentemente si ritrovi in Parenzo del num(ero) de’ Cretensi a’ quali dalla publica pietà è stato quel ricovero destina(to), trovo solo sette avanzi di quelle famiglie, e tra questi tre soli con posterità, onde quarantaquatro case, che l’Eccellentissimo Senato con più decreti intende haver solo a ricovero de’ Cretensi stessi destinati, restano nella maggior parte usurpate contro le publiche intentioni, e con titoli indebiti rittenute. Nell’annesso foglio n° 2, ho fatto estendere tutti li possessori delle case medesime, con nota al margine a quelli che sono del numero delle famiglie Cretensi destinate in quel soggiorno.
Le altre particolarità che prescrive rillevarsi la ducale di 4 febbraro 1705, come che sono involte in molta oscurità, così riccercherebbero una lunga e minuta inquisitione, prima d’impegnarmi nella quale credo del publico servitio humiliar le notitie presenti alla Serenità Vostra, già che accennati li decreti in questa materia, riconosciute le case fabricate e chi presentemente se n’è nel possesso introdotto, credo tutto ciò servirà di lume sufficiente a riparare i publici preggiuditii, almeno nell’avvenire.
In ordine dunque al deliberato del 1673 in ducale di 26 ottobre, et posteriormente sotto li 10 maggio 1691 e 30 maggio 1699, spicca molto abbondantemente la rissoluta publica intentione, che quelle di dette habitationi non servissero più in ricovero di detti Cretensi s’intendino capitale di publica ragione, resta che la Serenità Vostra mi prescrivi se la mia rassegnatione deve prosseguir all’essecutione della motivata publica volontà, nel qual caso io non mancarò d’impiegar il dovuto zelo con far che ne ridondi ogni possibile publico vantaggio, e ciò, a’ fine di scansar il peso delle restaurationi neccessarie di tempo in tempo e ridur neta e perpetua la rendita, potrà per conto publico livellarsi le case stesse, il che hora seguirà con maggior proffitto, stante lo stato presente della città, che rende li stabili in quella pretiosi, onde per via d’incanto riccevendo le offerte più avvantaggiose potranno concedersi a’ più offerenti. Li Giudici della città in tanto, considerando imminente non men che giusta questa publica rissolutione, mi hanno fatta tenere l’annessa supplica, la quale parendomi accompagnata da molta convenienza, la humilio alla Serenità Vostra, per ricceverne i publici ossequiati dettami; in ogn’altra parte di quanto la mia rassegnatione va nella presente esponendosi attendarò le ulteriori publiche prescrittioni. Gratie etc.
Pinguente, li 15 decembre 1706.

Filippo Donado, Capitanio di Raspo.

Allegati: relazione (1 c.); elenco case destinate ai cretesi (1 c.); intacchi del capitale del fondaco di Pirano (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 87.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.