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5 marzo| 1708 Nicolò Contarini

Dispaccio del 3| luglio| 1708|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
le commissioni impartite alli Rettori di Montona e San Lorenzo moltiplicano le novità dalla parte delli Arciducali del contado di Pisino, mentre da quelli del commune di Montrevo del territorio di Montona, riportata sul confine vicin’alla chiesa di San Martin la pietra, che fu già trasportata da quelli d’Antignana, è stata novamente da essi riportata dentro il confine di Vostra Serenità per due tirri di moschetto, dove fu messa già quattro anni; e domenica avanzatisi essi di Antignana et altri del contado, in grosso numero armati et con un fazoletto rosso inalberato in logo d’insegna, appostatisi in una vallizza in aguato, comparso Sime Sussich, uno dei Giudici di Montrevo, con due compagni, per riconoscer il confine, fu procurato dalli Arciducali di arrestarli, e gli sortì farlo delli due compagni, condotti a Pisino, et al Giudice di fugirsene tra il rischio di restar ammazato. In rissentimento di questo arresto, quelli di Montrevo hanno fermato e condotto nel castello di Montona un benestante d’Antignana, trovatosi a caso nel commune di Montrevo, quale impute la causa di questi disordini al Zuppano, et ai Capi dei Confini d’Antignana.
Succede che nel stesso tempo quelli d’Antignana, non potuti recuperare li quarantaun animali grossi trovati in danno nella fineda di Mompaderno sotto San Lorenzo, sabato notte, ultimo zugno, con sospetto del scalo della mura violato un publico portello di esso castello di San Lorenzo spopola(to), introdotisi di dentro e scortati di fuori, recuperorno li quaranta un animali, eccetuati quattro gl’hanno ridotti alle case loro, e fra tanto tratengono li animali vintiun levati nelle differenze di essi di Mompaderno, come ho humiliato a notitia di Vostra Serenità nelle mie del passato giorno.
Su gl’avisi di questa novità havevano rescritto al Podestà di Montona che facesse riportar il confine ch’è una pie(tra) mezo huomo alta, essendo stata rotta et impiciolita nelli tempi et occasioni passate, con ordine a quell’huomeni di Montreo, con l’assistenza de gl’altri communi, (…) che superano di numero e molto più di spir(ito), ed intendersi con quelli del territorio di San Lorenzo (…) di sostenere i loro terreni e le publiche raggioni, tanto nelle finede proprie quanto nelle differenze communi, che gl’Arciducali, con occupar terreno massime dalla parte di San Lorenzo nel commun di Mompaderno per una gran contrada, pretendono f(ar) fineda propria le differenze communi, e la fineda particolare di Mompaderno farla differenza promiscua; quando quest’hoggi pervenutemi le lettere del Tranquili, Vicario Luogotenente di Pisino, mi han dato motivo di far sospender la rimessa del confine mobile dalla parte di Montrevo vicin’alla chiesa di San Martino sotto Antignana, dove resta contrasegnato immobilmente da molte croci intagliate nel cengio ch’ivi sorge, per schivare maggiori preveduti impegni, e di rescriver al Viccario che come l’indolenza della violatione dei confini è più fondata da parte di questi sudditi, che si proffessano esser li aggravati, come io, procedendo con fondamenti legali, ne tengo tutta la sicurezza, come sarebbe parte della sua pontualità d’assicurarsene anch’esso e col castigo de’ seditiosi che sono il Zuppano, e Capi dei Confini d’Antignana, come quelli ch’operano de fatto, mantenere la bona vicinanza e la quiete de’ sudditi, come ricerca e vole la giustitia, perché correte, e rimosse queste violenze, rilasciati gl’huomini e restituiti gl’animali, si possa godere la bramata corrispondenza, come me ne prometto dalla sua prudenza e giustitia prontamente l’effetto che starò attendendo.
Humilio in diligenza a Vostra Serenità la notitia delle cose successe doppo la passata relatione colle copie delle lettere dei rettori nostri, e del Viccario di Pisin, e delli costituti delli sudditi di Montona e San Lorenzo, per potermi dirriger ulteriormente colle prudentissime deliberationi dell’Eccellenze Vostre secondo l’aperture che mi soministrasse detto Vicario di Pisino, e che superissero l’innaspettati accidenti di sostenere le ragioni di questi sudditi e li confini di Vostra Serenità.
Non ardisce la mia debolezza di penetrare nelle gran massime publiche, ma non resta di riverentemente ricordare che, essendo in Italia il marchese di Priè, nuovo padrone del detto contado, sarebbe facile l’auttorità sovrana della Serenità Vostra di farle insinuare i disordini perché ordinasse rissolutamente il rimedio, particolarmente con la recognitione e positione dei veri confini in qualche parte confusi dal tempo, acciò la quiete e la buona corrispondenza potesse influire al comercio e benefittio de’ vicendevoli sudditi di questa provincia col suo contado; e genuflesso imploro dalla Serenità Vostra suffraggii alla mia debolezza, e compatimento al mio ardire. Gratie etc.
Capodistria, 3 luglio 1708.

Nicolò Contarini, Podestà e Capitanio.

Allegati: relazione sui fatti accaduti tra le due comunità (2 cc.); costituti riguardanti i fatti della disputa (11 cc.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 88.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.