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25 luglio| 1709 Aurelio Contarini

Dispaccio del 3| agosto| 1709|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
è solito che, col fondamento d’antica sovrana permissione, dalli Fontaci delle Communità di questa provincia, dove sono publici Rappresentanti, siano quasi ogn’anno suffragati molti di quel’habitanti con imprestanze di formento, acciò possino seminare li proprii terreni, li quali per altro andarebbero incolti, obbligati poi alla restitutione dentro l’anno, fatto che habbiano il raccolto, et di corrispondere al Fontico, o in formento o in denari, certo limitato utile, in augumento del suo capitale; e se, per cattivi influssi, nelle campagne non possono adempire questo lor’obligo, in tale caso è conferita la facoltà a questa carica di conceder loro proroga d’un anno; risservat’all’auttorità dell’Eccellentissimo Senato il suffragarli della seconda quando n’emergesse motivo legitimo. Nelli pochi giorni però, che io mi ritrovo alla carica, gl’intervenienti d’alcune delle suddette Communità, alle quali spira la proroga concessagli dall’Illustrissimo mio precessore, m’hanno supplicato per la seconda, rappresentandomi quello è vero, cioè che, morti li seminati a causa del noto eccessivo freddo nel verno passato, sia riuscito scarsissimo il raccolto. Conosco veramente esser giuste le premesse supplicationi, abbandonate le quali restarebbero esposti quei miserabili con la totale loro rovina al travaglio et al dispendio di poco fruttuose essecutioni per capitale utile et spese (?), rillevando alcune delle predette imprestanze la summa di circa cento stara, altre circa duecento, et alcune qualcosa di più. Mentre però comprendo evidentemente l’impossibilità del pagamento per la premessa sfortunata causa, assicuratomi anco che il rimanente formento essistente in cadaun Fontico, et che si vende giornalmente a denaro contante alle case et a pistori per convertirlo in pane, sia in quantità sufficiente al bisogno di tutto l’anno; perciò con l’oggetto caritativo di scansare alle Communità stesse le spese che sarebbero rillevanti, se esse spedissero com’erano per fare li loro intervenienti alla Dominante ad humiliare alla Serenità Vostra le loro supplicationi, vengono da me ossequiosamente le medesime rassegnate alli pietosi riflessi dell’Eccellenze Vostre, implorando riverentemente le sovrane publiche deliberationi. Gratie etc.
Capodistria, 3 agosto 1709.

Aurelio Contarini, Podestà e Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 89.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.