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5 marzo| 1708 Nicolò Contarini

Dispaccio del 27 giugno| 1709|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
adempisco al debito ingiontomi da Vostra Serenità in ducali 24 novembre prossimo passato, con quest’ultima relatione del rissultato da diligente formatione di processi circa il stato di questi confini, l’opera e mano che può haver prestata, come si è sospesa ne’ passati disordini, alcuno dei sudditi, e riprendo perciò brevemente qualche particolare humiliato alla publica notitia in miei precedenti dispacii.
Dalla parte di Montona confina col contado di Pisin arciducale la villa di Montrevo, dove lungamente s’è godutaa una perfetta quiete e buona corrispondenza, che restò alterata da dieci anni in qua circa da certi Bercevaz, che havendo fabricato una casa con tiguri e stali, con un cantone intacavano le ragioni venete dove vi era una pietra alta un passo con due croci che dinotava il confine.
Doppo dette fabriche, fu rotta e ridotta a un braccio, e non contenti questi Bercevaz, dilatati in diversi fratelli e germani, del comodo preso con la fabrica, procuravano dilatarsi nel terreno, et inferivano danni alli beni dei sudditi; e già quattro anni circa levata la detta pietra dalle vicinanze delle loro case, la portarono dentro il Veneto per un gran tiro di moschetto, e in questa forma si usurparono una linea di terreno tra pascolativo, boschivo et arrativo ch’abbraccia circa quattrocento campi. Fu partecipata questa motione ancor in quei tempi, ma solamente l’anno deccorso hebbe commissione precisa questo Reggimento di farla riponer per mano privata al suo luoco. Fu anco portata dai sudditi e riportata da gl’arciducali al primiero posto dove fu condotta dai Bercevaz la prima volta; da ciò nacquero dei vicendevoli disturbi tra quei confinanti con reciproco danno de’ beni et arresto di persone, due de’ quali da Montrevo condotte in torre di Pisino, da dove il più giovine fugito, fu rimesso anco in libertà il più vecchio, e restituito un Arciducale che s’attrovava in arresto a Montona. La pietra, rottolata dalla moglie del vecchio a merito della libertà del marito in una piciola valle, è stata levata probabilmente dai Arciducali, né si sa dove sia stata nascosta, onde in questa parte si è senza segno di confine, con pregiuditio de’ beni usurpati, che i sudditi di Montrevo non ardiscono di coltivar e semenar per non vederli novamente devastati.
Nel territorio poi di San Lorenzo, la villa de Cattuni, confina con quelle di Coridigo et Antignana arciducali, dove sono le terre dette le differenze di pascolo promiscuo, dove li Arciducali si sono dilatati con coltura di terreno, particolarmente certi Monfardini e Terlevich, erano sudditi veneti et habitavano in Villa Nova di San Lorenzo, dove ancora conservano beni, che per non contribuire soldati di cernide in occorrenza di estratione si sono ritirati sul confine d’Antignana; e su le differenze hanno piantato case e tugurii, e dove non essendovi più precisamente segno, memoria de’ confini, pretendono conservarsi il terreno usurpato delle differenze e di far differenze promiscue di beni particolari de’ sudditi di Mompaderno.
Questi Terlevich o Monfardini sono publicati per la pietra del scandalo, e per sostener l’usurpato l’anno decorso devastarono le biave, e tagliarono olivi e viti di diversi sudditi con minacie di continuare il dano, se li sudditi tentassero di rimeterli a coltura. Vi è però memoria d’huomini che in occasioni di sospetti di Sanità veniva piantato il casello di guardia nelle differenze hora usurpate, e più si conserva nei publici libri, che i beni presentemente pretesi dai Arciducali pagavano, come proprii di quei cattasti, il terratico al Reggimento di San Lorenzo.
Dalla parte dell’altra villa di Mompaderno, per lungo tratto di confine chiamato la fineda, ove essistono per segni, in certi cengi, intagliate molte croci, pretendono gl’Arciducali di goder il benefitio del pascolo, e dirfar (!) là differenze promiscue, dove pure l’anno passato seguirono vicendevoli rappresaglie d’animali, unione de genti e pericolosi attentati, che finalmente, con la pratica delle mie insinuationi, furono sopite, colla restitutione reciproca de gl’animali; alcuni ne furono levati in tempo di notte dell’istesso castello di San Lorenzo, con fratura delle porte per opera delli Brecevaz confinanti con Montrevo; li quali Brecevaz, Terlivich e Monfardini, per essere più confinanti e per conservarsi l’usurpationi, sono li promottori principali delle novità alle quali adherisse et assiste il Viccario Luogotenente di Pisino, sull’eroneo suposto di mantenere quello della sua giurisditione. Si conosce però sempre più neccessaria una nuova cognitione e positione de confine, acciò ogni parte possa godere quietamente il proprio; in altra forma non si possono assicurare della coltura dei beni e del pascolo de gl’animali.
Fatto poi visitare il confine di Muggia e Trieste, dove veniva suposto qualche pregiuditio, resto accertato da questi signori Proveditori ultimamente portatisi sopra il luoco, che i Triestini habbino fatto un riparo di muro per diffender le loro saline da un torrente divisorio senza eccidente seconda intentione dell’uso par terreno, onde tutto il dano e pregiuditio che da ciò potesse rissentire quei di Muggia, riesca facile a riparare con altra muraglia o arzere dalla loro parte, di poca spesa; il che si potrebbe commetter d’essequirsi da quella Communità come cosa naturale, senza che porti secco alcuna apparenza di gelosia de’ confini.
A Fiume si seguitava li giorni decorsi a imbarcar gente per il Regno di Napoli, non remorando le lusinghe della pace le provisioni della guerra, hora massime che paiono sconvolti tutti i trattati e si pone in maggior debito di vigilanza questo Reggimento sopra gli andamenti delli Austriaci, che circa l’antico dissegno di formar un porto franco al loro littorale par per adesso sospe(so).
Gratie etc.
Capodistria, 27 zugno 1709.

Nicolò Contarini, Podestà e Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 89.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.