30 aprile| 1716 Francesco Battaggia
Dispaccio del 17 maggio| 1716|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
mentre vanno versando con indefesso studio le mie applicationi in tutto ciò che può riuscire di miglior servitio a Vostra Serenità, e di soglievo a questi sudditi, specialmente alla povertà numerosa, le di cui miserie sotto un lagrimevol oggetto di tutta la compassione, incontro in questo principio de’ miei impieghi assai spinosa l’incombenza d’accorrere ai lor bisogni del vitto. La scarsezza de’ raccolti dell’anno scorso, che caggiona un estraordinario consumo in questo publico Fontico, ove concorre come a suo unico sostentamento, non solo questa città e suo territorio, ma anco buona parte della Provintia, a provedersi delle farine, mi rende assai travagliosa la difficoltà di tenerlo sufficiente proveduto de grani. Più non sapendo in qual altro modo supplire ad urgenza così importante, mi convien rivogliere i proprii ricorsi a Vostra Serenità, per intendere la permissione d’estraere dalla Patria del Friuli almeno stara mille di Formento, coll’aiuto de quali spero restar bastantemente munito del bisognevole sino al nuovo raccolto. Non può nuocere una quantità di sì poco rillievo al commodo di quell’ubertosa Provintia abbondante de grani; ma come ogni publico Rappresentante è geloso dell’abbondanza, ancorché non si trovi in angustie, così temendo che riescano inofficiose le mie ricerche all’Eccellentissimo signor Luogotenente di Udine, humilmente supplico Vostra Serenità ad accalorarle col suo commando, con la speranza del quale vado confortando le mie premure, essendo questi sudditi egualmente riguardati con paterna prediletione dalla publica carità.
Humiliata a notitia di Vostre Eccellenze dal nobil huomo ser Nicolò Contarini, mio Precessore, l’urgenza di riparare una parte delle mura di questa città prima che il danno si facese maggiore, li fu impartita la facoltà d’impiegare per tal effetto la tenue summa di ducati trenta, con ducali 22 aprile decorso; ma perché li pervennero negl’ultimi momenti della sua Reggenza, non è stato in tempo di far supplire. Da me visitate le stesse mura, et osservata la necessità dell’accennato riparo, come pare una pericolosa rottura nel ponte contiguo al castello, per il di cui restauro vien calcolata da’ periti necessaria altra spesa di ducati dieci, che fanno in tutto summa di ducati quaranta, mi conosco in debito d’implorar la facoltà necessaria d’impiegarli subbito, prima che il progresso del tempo renda il danno più dispendioso.
Prestata pronta obbedienza al commando di Vostra Serenità, riverito in ducali 24 aprile decorso, pervenutemi il giorno 10 corrente, ho radunato il Cosiglio di questa città, e con espressioni uniformi a’ tenerissimi sentimenti della publica pietà, ho communicato a questi fedelissimi sudditi il concorso dell’Imperatore a ripigliar l’armi contro la potenza ottomana, in religioso adempimento della Sacra Lega. Hanno tutti fatta traspirar dell’estrinseco l’esultanza dei loro cuori per sì fausta notitia, e parlando per ogn’uno de’ radunati il Sindico più attempato, ha dichiarate l’universali premure per li più prosperi avvenimenti all’arme publiche e collegiate, che tutti imploreranno dalle divine benedittioni, infervorandosi in continue efficacissime suppliche. Anco questo monsignor Illustrissimo Vescovo, presso cui ho parimente essequita la commissione di Vostra Serenità, contribuirà ad oggetto sì premuroso li mesi del proprio fervidissimo zelo, disponendo quegl’atti di divotione che convengono per supplicare con merito l’assistenza divina nell’ingresso iminente della campagna. Gratie etc.
Capodistria, 17 maggio 1716.
Francesco Battaggia, Podestà e Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 94.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.