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30 aprile| 1716 Francesco Battaggia

Dispaccio del 25 luglio| 1716|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
necessitato dalla contrarietà pertinace de’ venti a restituirmi in questa città per non perdere inutilmente, e con aggravio publico, il tempo senza poter proseguire l’intrapreso viaggio, e terminare la raccolta prescrittami de’ marinari, come ne resi conto a Vostra Serenità dal porto di Dalia con mie riverenti lettere 7 corrente, havute in tal proposito nuove commissioni dal Magistrato Eccellentissimo all’Armar, mi son rimesso alli 16 pur corrente in camino. Superate nuove difficoltà de’ tempi ancora contrarii, che per tre giorni m’han tenuto diviso dalle galeotte, le quali non havendo potuto superare la Punta di Salvore furono in necessità di retrocedere nel porto di Pirano, ho finalmente essequite le commissioni sudette, et oltre li cinquanta sette marinari, ch’havevo di già spediti alla Dominante, n’ho raccolti altri al numero di trenta uno, e corrisposte a cadauno, giust’alle prescrittioni del sudetto Eccellentissimo Magistrato, le quatro paghe anticipate, gl’ho accompagnati con loro rollo e note necessarie all’Eccellentissimo Capitanio General da Mar, consignandoli nel porto di Rovigno al nobil huomo ser Tiberio Gritti, Governator Estraordinario della nave Sacra Lega, opportunamente giunta in quest’acque.
Più che in ogn’altro luoco, ho incontrata difficoltà e renitenza nella terra sudetta di Rovigno, benché la più popolata, ove mi si fece vedere che circa duecento di quegl’habitanti che havevano dispositione al servitio publico erano già passati volontariamente all’armata, e detratto il molto numero de’ maritati e capi de casa; assai scarso rillevai quello di persone libere, che quasi tutte addicevano per sottrarsi le convenienze d’assistere o a’ genitori vecchi et infermi, o a’ sorelle nubili, o a’ fratelli pupilli. Ad ogni modo, continuando l’uso della desterità e placidezza che havevo precedentemente esperimentata per il mezo più giovevole al miglior servitio di Vostra Serenità, ho raccolto il sudetto numero di trenta uno, e ha (!) questi m’è sortito di persuaderne tredici al volontario concorso tutta la gente d’habilità, e da cui può sperarsi un’ottima riuscita.
Il doppio incomodo da me sofferto, e l’afflittione prodotta nell’animo dalla fatalità, che m’astrinse la prima volta al ritorno senza poter pratticare l’intiero delle mie dilligenze, hora resta compensata dal piacere di comprendere, che ne sia da ciò derivato il vantaggio publico, mentre s’è risparmiata la spesa della condotta de’ sudditi marinari sino a Venetia, e quella di spesarli per più giorni, oltre la corrisponsion delle paghe, ch’è loro principiato solo alli 20 corrente. Nell’essequire questo commando di Vostra Serenità consumai la prima volta giornate dodeci, et in quest’ultima nove, che sono in tutto numero vinti una delle quali humilmente imploro la bonifficatione giust’al praticato.
Incontrando grandissime difficoltà nel rascuotere li miei salarii dagl’Eccellentissimi Camerlenghi di Commun per le note angustie di quella Cassa, supplico Vostre Eccellenze con tutto l’ossequio a permettermi di poterli esiggere dal soldo libero di questa Camera, come trovo esser stato comesso dalla publica benignità a’ miei predecessori. Gratie etc.
Capodistria, li 25 luglio 1716.

Francesco Battaggia, Podestà e Capitanio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 94.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.