29 dicembre| 1714 Nicolò Contarini
Dispaccio del 6| aprile| 1716|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
giust’al prescritto in venerate ducali di 20 marzo prossimo scaduto feci tradurre presso all’Eccellentissimo Provveditor alla Sanità in Parenzo li vinti nove soldati rihavuti da Trieste, tra’ quali cinque de’ primi auttori colpevoli, insieme con il rolletto ed il processo, e furono anche consegnati sopra le publiche navi agli arbitrii dell’Eccellentissimo Signor Proveditor Generale Inquisitor all’Isole Loredan, l’altro hieri pervenuto. Non ebbi però ad espedire colà effetti di robba alcuna, perché niente giamai trasmise il Capitanio imperiale; accompagnò bensì una polizza di spese, e poscia un’altra, ricercandone il pagamento, et accennando che sarebbe bene far recuperare alcuni arnesi venduti da’ soldati a vil prezzo; il che tutto diede un vigoroso motivo al mio divotissimo zelo, nell’estesa del dispaccio di 10 marzo sodetto a Vostra Serenità, degno nel suo contenuto delle publiche mature ponderationi, certo essendo, che non pagate le polizze, resta nello spiacere, in che si dimostra quel commandante, e cade inofficioso ogni richiesta per gli effetti, e publici e privati, e di ragion massime della moglie dell’interfetto Capitanio di qualche importare, che tiene raccolti nella di lui Cancelleria, e de’ quali sentesi anzi vada minacciandone, e disponendone l’esito, e la rendita.
Con la morte nel dì 20 decembre passato di chi la essercitava, vacò la pieve delle ville di Ospo, Gabrovizza, Caresana, e distretto di Plavia di questo territorio. Sono ville situate al confine, e quella di Caresana si dividde per mettà al confine stesso ora l’una, ora l’altra giurisditione, e cadauno di questi Communi vi concorrono co proprii voti nell’elezione del Pievano, che viene poi confermata dal Vescovo di Trieste. Fu impetrato nel dì 7 gennaro, e rilasciato mandato da questa Carica al Zuppano d’Ospo, dov’è la sede del Piovano medesimo, perché uniti li Communi con concorde consenso, e senza tumulto, fosse fatta tal elezione in sogetto capace, di buona fama e che sia suddito del Dominio della Serenità Vostra. Con qualche diffetto nell’ordine, raccolta la vicinia, fu scielta la persona di pre’ Giovanni Giacomo Corsini, d’anni 50 circa, nativo da Trieste, e colà abitante, et il Zuppano pochi giorni doppo lo ammise nelle ville, e compita la contumacia, lo introdusse nella solita casa et all’essecitio della cura. Havutane ne’ scorsi giorni relatione, e prese le più fondate informationi, sì che lo stesso prete sia suddito austriaco da Trieste, dove il quondam di lui padre, e lui stesso sian nati, e siansi tenuti in fissa permanenza, ho comesso a Capo de’ Communi medesimi di dover farlo ritirar dalla casa, e di dover tener sospeso ogni ricconoscimento in lui del grado di Pievano sin ad altro publico ordine, anche di dover divenir ad una nuova elezione, non per anco essequita. Si fa sentire altresì l’eletto Corsini in adduttioni d’eser suddito oriundo nell’avo, e suoi ascendenti dallo Stato di Vostra Serenità, e di tener congionti strettissimamente nella città di Parenzo, e d’esser stata già approvata la sua elezione dal Vescovo di Trieste. Prima po’ di inoltrarmi a maggiori deliberationi, prendo espediente e stimo mio debito, di renderne in pontuale diligenza partecipi l’Eccellenze Vostre, e d’implorare dalla loro incomparabile sapienza espresso il publico volere, aggiongendo esser questo uno de più ricchi beneficii ecclesiastici di questo territorio, calcolato di ducati seicento circa di rendita annuale, sì che sembri troppo opposto alle publiche massime e ragioni, et alle leggi di tollerarlo.
Commessa la rassegnatione mia, da precedenti ducali di primo giugno, a risarcir le reggie importantissime strade, rese impraticabili a’ molini del fiume Risano, pur in questo territorio, rillevar gl’usurpi, restituir nell’antico suo alveo lo scollo de acque piovane, et infine, con altre susseguenti di 26 settembre passato, ad abbassar la rosta in esso fiume, sì che l’acqua corra con uguale proffitto e beneficio de’ molini stessi, e sopra riccorsi a Vostra Serenità del Capo di quei contorni, e de’ molinari medesimi, e sopra l’informatione giurate di questa casa, che rillevò cadaun disordine proveniente dall’opera auttorev(ole) di Agustin Tarsia, cittadino di questa città, riportò il più pie(no) e pontuale adempimento il commando. Ricuperato il terreno, rialzate et alargate le strade, riaperto l’alveo allo scolo dell’acque, et abbassata la rosta, il tutto a segni antichi e primieri, non resta più al mio debito che di accennare le benedittioni di quei sudditi nel godimento di questa operatione, in che s’impiegarono senza publico o privato aggravio al giustissimo volere della Serenità Vostra, havend’io già trasmesso l’informationi chiestemi con il fondamento degli assunti esami all’Eccellentissimo Magistrato sopra Beni Communali, in quanto agli usurpi di terreni in nuove fabriche pure da dieci anni in qua pratticati dallo stesso Tarsia, e ciò per l’onore d’un’intiera essecutione agli ossequiati publici prescritti.
La Scola di Sant’Antonio Abbate in questa città è la più numerosa di confratelli, e di facoltà la men tenue. Havuta notitia, che da circa 60 anni non fosse stata riveduta ne’ suoi maneggi, e di alcun rillevante disordine in essi, ne ho fatto pratticar la revisione. Astretti già li risultati debitori alla redintegratione, et a’ pagamenti in quella Cassa, negli abbusi, negl’inconvenienti perniciosi, e ne’ mali giri della scrittura, s’è poi mosso il mio zelo all’estesa dell’unita terminatione, in particolare per la Scola medesima, qual serve a miglior metodo nelle scritture, a maggior chiarezza e facilità di scuoprire gl’intacchi a venire, et a sicurezza di sue entrate. La umilio all’Eccellenze Vostre, perché considerata proficua a’ medesimi oggetti resti rinvigorita dall’auttorevole loro approvatione per la sua osservanza, et essecutione. Non posso qui ratenermi dall’accennare, esser inesplicabili le trasgressioni, li nocumenti, e gl’intacchi ne’ maneggi dell’altre Scole laiche tutte della Provincia, dei Fontachi, e delle Communità in cadaun luoco, in che questa Carica spetialmente delegata in quest’anno scorso ha di tanto versato. Fattisi universali, familiari et usuali, rendesi quasi inhabile la diligenza in un tanto chaos per divertirli, rimoverli e correggerli, quando le sole Scole laiche oltrepassano il numero di seicento. In diverso tempo nel secolo prossimo passato vi contribuirono il fu Governator ser Girolamo Bragadin, Inquisitor nella provincia l’anno 1651, il fu Eccellentissimo signor Andrea Erizzo, Podestà e Capitanio Precessore l’anno 1659, et il fu Eccellentissimo signor Diedo Avogador nella Provincia con auttorità d’Inquisitor Generale l’anno 1678, alla miglior regola, et al vantaggio de’ Pii Luochi stessi e delle Comunità con ben disposte terminationi e capitoli, e a tal segno che la prudenza non trova che aggiongervi; ma mancando l’attentione et accrescendosi la malitia e la licenza degli amministratori, succedono i pregiuditii, et escusano essi le mancanze et i trasgressi col non haver notitia de’ prescritti, e di non haverli registrati nei libri che tengono. Per ciò in molti ne ho commandato e fatto essequir il registro, ma perché non riesce facile in tutto questo suplimento in breve tempo, crede proprio la mia debbolezza, il mio zelo però ben fervido, che siano le stesse tre terminationi stampate in libretti, et uno di questi consegnato a cadauno degli amministratori, e Scrivani o Cancellieri, con obligo, che il successore, nel riccever l’impiego di Gastaldo, Sindico, Giudice o Fonticaro, debba far un confesso al precessore del libretto medesimo, sì che cessi tale scusa, o pretesto d’ignoranza, e siano essequite senza derogare ad alcun’altra terminatione o decreto, che nel suo particolare alcuno de’ luoghi tenesse tale proposito. A questo fine quando dalla matura saviezza di Vostre Eccellenze sia creduto salutare e giovevole, sono unite le suppliche d’esprimerne l’assenso, e d’impartirne il commando.
Nel disordine de’ Nodari della Provincia, che nel maggior numero vano a procurare e ricevere, fors’anco senza essami il diploma et il tabelionato, specialmente dal luogo di Veglia, dov’è sorpassata l’ignoranza con indecoro, e disservitio della giustitia, e per li loro rogiti mancanti delle necessarie formalità con motivo di frequenti, lunghe e dispendiose controversie ne’ sudditi, com’ebbi a rillevare nella visita l’anno decorso, e come umiliai a Vostre Eccellenze in ossequiate lettere di 31 maggio, fui ingiont’alla (!) l’estesa di terminatione opportuna al bisogno con ducali di 14 giugno susseguente. Questa po’ emanata in forma consentanea a’ sovrani sentimenti, rassegno alle ponderationi et all’approvatione della venerata auttorità dell’Eccellentissimo Senato. Rassegnai altra terminatione regolativa dell’indulto che godono gl’abitanti di Rovigno nel proposito di comperar oglio terriero o forastiero a lor beneficio, e ciò sopra le dissentioni per questo vertenti tra li cittadini, et il popolo d’essa terra, e sopra il commando dell’Eccellenze Vostre in ducali di 7 settembre ultimo passato. Non rihavuta sin hora la stessa, et accrescendosi in detti abitanti li rancori, e tutta via sussistendo la mala regola e l’abbuso con publico disservitio, ardisco per impulso di zelo riaccennarlo all’Eccellenze Vostre, molestato dalle richieste, et instanze delle passate e specialmente de’ popolari.
La frequenza delg’incanti e le private insinuationi finalmente mi han valso a conseguire l’offerta di lire novemille, e cinquanta per il dacio delle palludi in Quieto, Pesche di Belveder, e Valle di San Piero di ragion della Communità di Città Nova, e passante per questa publica Camara per cessione della Communità stessa, e l’offerta medesima per anni cinque da principiarsi il giorno di primo marzo scadutto, in che terminò la precedente condotta. Ho però stimato di publico servizio et interesse il deliberarlo, per la summa e per il tempo sodetti, in tutto conformi alla trascorsa ultima condotta, e senza minimo degrado e con li modi, e condittioni giust’alle precedenti et alla stessa, non tenendo superiore offerta, a Carlo dei Rossi, e dipenderà da’ sovrani arbitrii di Vostre Eccellenze il rendere convalidata con la loro sovran’approvatione l’affittanza.
Avvanzandosi questa publica feluca a coteste rive, imploro la solita paga a queste militie di Sanità, e supplico l’espeditione de alcun carico di biscotto per l’ordinarie dispense. Gratie etc.
Capodistria, 6 aprile 1716.
Nicolò Contarini, Podestà e Capitanio.
Allegato: dispaccio contenente 15 capitoli per l’amministrazione della scuola di Sant’Antonio Abate di Capodistria (4 cc.); terminazione del 18 agosto 1715 del rettore di Capodistria Contarini riguardante l’esercizio della professione di notaio (2 cc.)
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 94.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.