• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

1651 Francesco Bragadin di Nicolò

Dispaccio del 20 ottobre| 1652|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe
Languisco tuttavia nell’espettatione del denaro, ne posso mancare a me medesimo et a queste infelicissime militie col rinovare la memoria, forse troppo importunatamente, ma con stimoli d’un estrema necessità all’Eccellenze Vostre; se io havessi case o campi da vendere, o qualche altra sostanza di mio considerabile patrimonio, giuro avanti Dio che mi farei conoscere buon cittadino et non dovrei questo tedio a Vostre Eccellenze. Già mi trovo al governo di questa piazza, bisogna ch’io la sostenga con oggetti dìhonor, non altro imaginabil comodo dal quale, se bene ristrettissimo di fortune già fatte presa miserabile del nemico, me ne tengo affatto lontano con intiera consolatione di questi popoli. Sono povero Eccellentissimi Signori e convengo dirlo con lagrime, non mi trovo modo di soccorrer maggiormente alle Publiche necessità altre quello che ho fatto; sono nudo di favori et d’appoggi, ma questi in riguardo del Publico servitio, non devono cader in consideratione. Quelli due mille ducati che già tanto tempo sono stati deliberati non compariscono. Questi sudditi sono più tosto risoluti fuggirsene et prender ricovero altrove, che di maggiormente estenuar le lor poche sostanze, dopo haver contratto considerabili crediti con questa Camera all’incontro un diluvio di piogge principiate qui senza intermissione già più di quindeci giorni, introduce li rigori del verno; li militie nude con faccie che paion uscite dai sepolcri, in tempo che qui si trova il Chiaus, ispedito dalla Porta, per condur l’eccellentissimo signor Ambasciator, huomo che ben può sopporsi quanto attentamente osservi tutte le cose et mi passa l’anima veder così puochi et in passimo stato, in tal congiontura particolarmente quelli che si trovano alla diffesa di questa piazza. Sa Dio facio quanto posso per occultar coll’appartenze la verità delli effetti et supero quasi l’impossibile per veder pure di sostener in proprie maniere il concetto dell’armi di Vostra Serenità, ma Eccellentissimi Signori, senza il loro benignissimo aiuto un povero rappresentante non può certamente fa di più, mi opprimo, m’affligo, consumo la vita, ma non basta; consolo questi Capitanii et uffitiali con li termini più cortesi di coraggio e di speranza, nutrisco questi poveri soldati, ma finalmente non si saciano con le mie voci. Nel corso di tre mesi in circa, non mi è stato spedito un imaginabilissimo sussidio di denaro; fin’hora ho fatto quanto humanamente ho potuto per tener lontani i discorsi di queste militie, ma non veggo più modo di poter certamente rimoverli da quelle delliberationo che la sola mancanza di denaro può stimolarli agl’effetti pregiudiciali al Publico servitio. Supplico per pietà et per il zelo che sta fisso nei cuori dell’Eccellenze Vostre al Publico servitio che non mi sia però ritardata quest’essentialissimo sovegno, con qualche altra maggiore soma come le proviggioni di formenti, di quali totalmente si trovano nudi questi depositi. Li biscotti non puono bastare per un mese solo, essendo convenuto questi cominciar a dispensare in vece della ration del pane, che mensualmente si contribuisce a conto dei terzi di queste militie, per divertire li mali imminenti. Gratie etc.
Cattaro li 20 ottobre 1652.

Francesco Bragadin Rettor et Proveditor.

ASVe, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni