1651 Francesco Bragadin di Nicolò
Dispaccio del 21 ottobre| 1652|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe
Con ducali benignissime di Vostra Serenità di 28 agosto, mi viene significato che per la penuria di sali in questa città et nella terra di Budua e per il svario di questa gabella a quella di Dalmatia, erano stati impartiti gl’ordeni all’eccellentissimo signor Procurator Proveditor General in Dalmatia e però in ubbidienza delle commissioni della medesima eccellenza, ho procurato con la mia debolezza portare alla virtù di questo prestantissimo Senatore quanto ho potuto ritrahere coll’uso delle dilligenze che ho saputo pratticare, per i riguardi del Publico servitio.
Doppo l’arivo mio a questa reggenza, non ho mai permesso ad alcun Patrone, capitato qui con Sali, l’estrattione de’ medemi in pagamento di loro noli, ben potendosi creder di quanto publico disservtio riescono simili quantità di licenze.
Da più rincontri veridici havutisi in questi giorni, si tiene l’arivo a Podgoriza del Sangiacco Giusuf Begovich con quaclhe numero di gente e, se bene corrono le voci ch’ivi sia capitato per neccessitar li popoli di Piperi a ridursi alla sua ubbidienza, niente di meno questa sua vicinità in staggione impropria rende neccessarie le osservationi mie, per il che non si è trascurato l’uso di buoni ordini con rinfornzar le guardie a’ posti più gelosi e specialmente nella giurisdittione di Zuppa, per potter quelli popoli ressister propriamente in caso che venissero attacati, sperando però con queste precautioni che niente possa nascer a Publico disavantaggio. Ho voluto nello stesso tempo assicurarmi della fede e costanza de’ medemi, e sotto pretesto d’altro Publico servitio, ho fatto venire qui quatro di loro Conti principali in qualità d’ostaggi, a consolatione de’ quali et a presservatione delle famiglie e sostanza di predetti popoli, ho espedito due fregate una al scoglio di stradiotti, e l’altra a Traste perché in caso di bisogno possano le stesse loro famiglie e robbe restar assicurate et essi, con la certezza del ricovero medemo, meglio sostenere la bona diffusa delle proprie case et impiegarsi a beneffitio della Serenità Vostra.
Io tutta via sospiro l’arivo di due mille ducatti già molto tempo delliberati per quest’occorenza e reitero nelle presenti con lagrime agl’occhi le mie humilissime supplicationi perché non mi sia maggiormente ritardato l’indriccio della medema summa, e d’altra maggiore proportionata al bisogno di queste miserabili militie. Sono vicini tre mesi che non ho voluto imaginabillissimo aiuto; fin’hora ho fatto quanto mai ho potuto et m’affiticarò per divertire qualch’effetto pregiudiciale, che dalle militie mal contente si è in altri tempi isperimentato, con non picciol danno di Publici interessi per sola mancanza di danaro.
Questi depositi sono del tutto estinti di formenti; li biscotti a pena potranno suplire per un solo mese, havendo convenuto comnciar a dispensare questi in vece della ration di pane che mensualemnte si contribuisce per suplimento dei terzi di queste militie, per diffetto di danari, di sali pure si tiene tutto il bisogno, come unico fondamento di questa piazza, si che anco questi urgentissimi sovegni sottopono a’ Publici sapientissimi rifflessi.
Li vigori del verno hanno di già cominciato a sentirsi; molti soldati delle predette militie si trovano senza schiavine e per ciò anco di queste si suplica humilmente la carità Publica d’inviarmi quel numero che sarrà stimato dall’Eccellenze Vostre proprio del bisogno. Gratie etc.
Cattaro li 21 ottobre 1652.
Francesco Bragadin Rettor et Proveditor.
ASVe, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni