1651 Francesco Bragadin di Nicolò
Dispaccio del 4| ottobre| 1652|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe
Havevano deliberato li popoli Zuppani d’espedire tre di loro Capi in qualità d’Ambasciatori a’ piedi di Vostra Serenità per humilmente supplicare la concessione di diversi capitali espressi nella loro scrittura. Io per divertire questi riccorsi et per essequire con la debita pontualità le Publiche commissioni impartitemi in ducali di 24 luglio prossimo decorso, con maniere soavi son andato insinuando alli medemi le considerationi del svantaggio, dell’incomodo et dei dispendii; ho avuto modo di rimoverle dall’espeditione d’esse ambasceria, havendoli assicurati che da mie humilissime righe sarano accompagnate le loro istanze a Vostra Serenità e con la speranza di restar consolati nelle cose ragionevoli dalla Publica munificentissima mano, m’hanno però esibito l’ocluso fogliol che con tutto l’ossequio trasmetto sotto li Publici sapientissimi riflessi, per quello che sarà stimato dall’Eccellenze Vostre di rissolvere, non dovendo lasciar con tutta humiltà di significare a Vostra Serenità che per restabilire maggiormente nella divotione e fede questi popoli, sarà molto proficuo il compartir alli medemi qualche solevo nelle cose ricercate, mentre questi servono per antemurle di questo contado, et li effetti della Publica carità sarano in essi sempre ben impiegati.
Quanto alla richiesta che fanno del Capitano Giurtevich per lor Capo e direttore, questo essendo soldato veterano ben ionstrutto delle cose militari et nella prattica di paesi convicni, la sua opra riuscirà certamente fruttuosa al servitio di Vostra Serenità.
Quello che sopra tutto importa alla sicurezza di questa piazza et alla consolatione di queste afflite militie, è il danaro, del quale ho più volte con tutto l’ossequio raccordato e premuto a Vostra Serenità, per il provedimento anco di formenti, biscotti e sale per l’occorenze ordinarie, n’è penuria a segni estremi, che non ardisco più annoiare le Publiche orecchie, ma restringer me stesso nell’afflitioni et angustie che provo indicibili per questi diffetti, ben devo col solito di mia humiltà dire che se non havessi con desterità riparato sin a questo segno a colpi di sconcerti di soldati, parte colla proviggione del denaro che ho convenuto mendicar ad imprestido d’alcuni qui, parte coll’impegno di miei argenti a qualche eccesso, sarebbe traboccata la disperatione di queste militie che però meritano compatimento et gl’effetti della Publica pietà, in riguardo alla qualità di loro grossi avanzi e di vedersi sodisfatte dal verno nude, pieni di miseria, senza poter esser soccorsi, né anco dalli loro capitanii che affermano provare le medeme necessità. L’aiuto di privati, mancando come ho tante volte humilissimo rappresentato a Vostra Serenità per haver in bona maniera sovenuto negli anni a’ dietro questa Camera et estinto quesi le proprie sostanze, tutto si riduce nella confidenza della sola carità Publica, che per effetto de suo singolarissimo servitio, si come non deve maggiormente esser differita, così merita la distanza di questa parte, la qualità della staggion vicina et le congiunture che l’occhio dell’Eccellenze Vostre habbi pietoso riflesso allo stato miserabile di questo presidio, per la diversione di quesi pregiuditii a Publici interessi che fin’hora la debolezza de miei impieghi nel corso di due mesi di questa carica, senza sussidio imaginabilissimo di danaro, ha procurato tener lontani con incomparabil fattica, la quale però sarà sempre indiffessa nel procurar quel vantaggio che son tenuto alla mia riveritissima patria, ho scritto anco d’haber smaltito il formento che di costà fu trasmesso et, impiegatolo con vantaggio di lire tre per staro, onde non me resta altro che ricorrere, come faccio, con tutta sommissione alla Publica pietà. In tanto per l’incarico che tengo del governo di questa gelosa piazza, non devo trascurare anco per mio solevo di portar a notitia dell’Eccellenze Vostre tutto quello che può concernere il loro servitio.
Non mi sono arrivati ancora li due mille ducati, già mesi deliberati et che me s’incaminavano, come devo suponer sarà anco seguito l’effetto in conformità di quanto resto avisato con ducali di 22 agosto prossimo passato, se bene questo debolissimo, anzi insensibil aiuto poco potrà differire le confusioni che prevedo inevitabili, quando più vigoroso non mi venghi con mano celere soministrato colle altre accennate proviggioni di biscotti, formenti e sali proportionati al bisogno della medema piazza et all’angustie di queste militie, resesi impatienti dalla forza della necessità. Gratie etc.
Cattaro li 4 ottobre 1652.
Francesco Bragadin Rettor et Proveditor.
Allegato: lettera scritta dai giudici, dal vovoida e dai capi del comune e contado di Zuppa indirizzata al doge (cc. 2).
ASVe, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni