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1651 Francesco Bragadin di Nicolò

Dispaccio del 22 novembre| 1652|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe
Di 23 e 30 ottobre e di 6 novembre sono tre mani ducali benignissime della Serenità Vostra alle quali devo in primo luogo humiliare le mie ossequissime gratie per quelli attestati di Publico gradimento delle mie sviscirate fatiche che mi acendono tanto maggiormente il desiderio d’impiegare tutta la debolezza del spirito e del’applicatione colla vita medesima nel servitio dell’Eccellenze Vostre, le quali possono restar servite d’assicurarsi ch’io non aspiro ad altro oggetto che a guadagnarmi con quanto può dipender da me la Publica gratia.
In congiontura del maggior bisogno sono capitati in queste monitioni quattrocento stara di formento, trasmessi dalla Serenità Vostra, che valerano a qualche sodisfattione delle necessità della piazza, impiegandolo con quelli circospitioni et riserve che valer possano a Publica cautella. Anco li trenta migliara di biscotti s’attendono con desiderio proportionato all’urgenza et qulche altra maggiore suma ancora d’essovenirà molto opportuna, trovandosene queste monitioni affatto essauste.
Il medesimo devo pur dire del sale ch’è quasi un elemento essentialissmio et utilissimo alli interessi dell’Eccellenze Vostre, poiché sin già un mese si tiene serrata questa gabella senza trovarsene pur un grano con quel pregiuditio di Vostra Serenità ch’è soverchio esprimere, essendo cosa certa che col tratto dei Sali medesimi veniva a supplirsi a diversi ordinarie spese, dalle quali il Publico capitale restava di questo modo sollevato et al presente in riguardo a questo mancamento conviene supplicarsi a tutto con quella poca suma trasmessa da Vostra Serenità, che si rende assolutamente impossibile.
Per render consolati et informati della Publica benigna dispositione li Conti et altri Capi di Zuppa, li ho fatto venire a me et, esposto loro quanto tengo in comissioni nelle dette ducali per risposta alle supplicationi de’ medesimi già da me trasmesse a’ Publici predetti, ho accompagnato l’uffitio con quell’espressioni et osseveranze della Publica pietosa assistenza alli loro interessi et sono restati sodisfatti, con che hanno potuto stabilire et confirmar nei loro animi il fervore et la volontà risoluta di vivere sotto l’assoluto patrocinio dell’Eccellenze Vostre, li cui ordini circa l’assignamento che doverà farsi a loro et altro aspresso nelle sopra accenate lettere, sarano da me pontualmente esseguiti al qual proposito sarà molto opportuno e neccessario il celere pronto arrivo più del miglio deliberato dall’Eccellenze Vostre, per le occorenze delli medesimi Zuppani, da quali viene desiderata et attesa questa provisione.
Li apprestamenti et altre robbe consegnate a Patron Marco de Nadal, per sicurezza del suo viaggio a questa volta colle provisioni destinate per Constatinopoli, sono state consignate di mio ordine al Capitano di barc’armata venuto qui seco per scorta Nenehò, fatte le debite cauttioni et obligatosi alla riconsegna di tutti alli Magistrati eccellentissimi dell’Arsenal, Artellarie et Armar, m’afferma però il Patrone però haver impiegato nel viaggio parte delle monitioni ch’hebbe dalli signori dell’Artellaria, di che pure m’ha fatta e trasmessa copia a quel Magistrato medesimo per intiera notitia di tutto.
Non devo tacer a questo passo l’afflittione incomprensibili del mio animo, mentre vidi fallaci le mie speranze, anzi vanne affatto le mie sicurezze ricever 2 mille ducati con essa fregata, poiché per espresso l’Eccellenze Vostre restano servite, daomene positiva notitia non solo con lettere precedenti, ma colle stesse ducali di 6 novembre m’affermano haver già ispedito con la detta fregata, che porta le robbe per Costantinopoli, anco 2 mille ducati per qualche sollevo a languori di questa piazza; io mandai subito li Ministri alla fregata per levar questo danaro, ma il Patrone attestando non havendolo ricevuto, convene restare non senza apprensione di qualche fraude, che per venire a me il Parone medesimo et espressole con sentimenti proprii il suo mancamento, non potendo mai credere che le ben espresse particolare delle sodette ducali potessero mancar d’effetti, tanto necessarii quanto sono ben conosciuti dall’infinita prudenza di Vostra Serenità, convene tener per fermo che fosse concorsa in quest’ommissione almeno qualche incessabil trascuragine del detto Parone, che perciò non stimai di lasciar senza qualche dimostratione del mio scontento anco per l’essempio et per il debito di pontualità che deve havere questa gente nell’essequire i Publici comandi; li ho però fatta dar pieggiaria idonea per l’importare d’essi detti 2 mille, con che mi sono contentato, ch’egli se trasferisca costì, acciò habbi modo di riportar le sue chiarezze e cautioni et quando sin’hora per qualche accidente non fosse stato incaminato il danaro medesimo a questa volta, supplico et imploro humilissimo la carità dell’Eccellenze Vostre non differirmelo maggiormente con quel di più che in tanto potesse esser riuscito opportuno di raccoglier e d’espedir per queste alte necessità che non admettono ritardo, poiché ogni mese l’Eccellenze Vostre sentono aggravio in questa piazza di 15 mille lire tra le militie, quaranta capi bombardieri et nove barc’armate, comprese due di Poastrovichi, oltre ilpagamento necessario di qualche bolletta ad alcuno di vechi creditori, onde al presente mancando il sollevo de sale, come ho sopra accenato, né essendovi munitioni per ricavar qualche vantaggio, rimetto a Publici sapientissimi riflessi le calamità del mio penossimo stato, sempre intento al respiro di questa mirabile piazza.
Delli 4 mille ducati già inviati dall’Eccellenze Vostre, compresi li cinquecento costà ritenuti per conto del Governator Marcovich, ho convenuto in un colpo esborsor la suma di due mille e seicento lire in circa a conto del credito del Cavalier Bolizza, così comettendomi una ducali di Vostra Serenità di 21 settembre, ma sa Dio con quale sconcerto e rpregiuditio di questi miserabili soldati e de salariati ancora, che se bene da me consolati con modi affettuosi et di asseveranti promesse et sicurezze, che non sia per mone(…) loro la parola di Vostra Serenità non si sacciano colle sole voci, perciò humilissimo imploro sollecito l’indrizzo delli preacenati detti due mille, per infiamarli maggiormente nel servitio di Vostra Serenità. Gratie etc.
Cattaro li 22 novembre 1652.

Francesco Bragadin Rettor et Proveditor.

ASVe, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni