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15 maggio| 1616 Piero da Molin

Dispaccio del 4| ottobre| 1617|

N. (senza numero)

Serenissimo principe
li mesi passati da una povera dona mi fu querellato Andrea Terzago castellano della fortezza di Vissidio, giovane di 22 anni, perché mentre per suoi affari fosse venuto nella terra li havesse fatto grande insolenza col gettarli delli corni et malitia alle porte della casa; per la qual causa lo feci retenere et essendo venuto alla sua espeditione li 25 del mese di settembre passato mi parse per debito della mia conscienza di espedirlo proxume; d’onde costui per tal espeditione et per esser stato retento ha conceputo mortalissimo odio contra la persona del signor Giovan Maria Collalto da Coneggiano, solito habitare parte dell’anno a Spalato et parte in questa terra essercitando la professione di avocato, il quale perché habbi fatto le querelle et altre scritture in deffesa di questa donna in tal causa, il scelerato del castellano, doppo esser stato relassiato di preggione li dissi che andasse alla sua custodia et assicuratomi che sarebbe andato la mattina di 27 del passato, in luoco di andare nella fortezza, armatosi di terzaruolo, spada et pugnale osservando li andamenti del signor Colalto et quello veduto alla beccaria si havesse posto nelle insidie ad aspettarlo alla riva di questa fiumana, per dove facendo ritorno per andare dentro la terra senza sospetto et lassiatolo passare innanti, questo perfido li habbi appostato alli fianchi il terzaruolo et quello sparando l’ha ferito mortalmente di tre balle passandoli il cuore et l’altra parte della vita che l’infelice subito è morto. Veduto questo gravissimo eccesso et fatto ogni possibile per havere nelle mani questo empio et inhumano assassino di caso così orrendo, havendo preso la fuga per il paese turchesco et salvatosi alla scalla di Macarscha l’ho fatto proclamare in termine di giorni tre, quali passati et restato absente son venuto alla sua espeditione giusta le parti dell’Eccelso Consiglio dei dieci contra questi traditori che commettono homicidii con pistole overo terzaruoli. Ho voluto riverentemente rappresentare alla Serenità Vostra questo grave caso come anco ho fatto all’Eccellentissimo signor Provveditore Generale di questa provintia Belegno, dicendole che queste genti alli tempi presenti si fanno leciti di commettere ogni diabolica sceleratezza con sicura speranza di essere immediate accomodati come intendo questo scelerato homicida che si trova tuttavia a Macarscha, habbi havuto a dire per cosa certa; che il signor Vicenzo Fasaneo da Liesina, che si attrova a quella scalla per far gente et cavalli per il signor Dario Grisogono l’habbi fatto alfiero a nome di detto Grisogono con promessa di farlo accommodare immediate overo farli havere salvocondotto vantandosi che presto ritornarà in Almissa et ne farà delle altre. Tutto questo mi è parso perciò debito di significarlo, acciò ella proceda all’arroganza di questi ribaldi che sotto pretesto et sconta di voler servire la Serenità Vostra si fanno lecito di commetter ogni enorme delitto, si che li poveri sudditi non sono più sicuri, contra la buona mente et santissime leggi di questa famosissima Republica poiché tali traditori, ritrovando immediate di questi che dicono far gente li spaleggiano et assicurano dalle mani della giustitia, come le diedi riverentemente conto sotto li 15 del passato del Governatore Felice Dobroevich che spaleggiò et assicurò un altro traditore che commise delitto contra la persona del detto infelice quondam Colalto, pur per simil causa per far l’avocato, come ha fatto questo traditore del castellano, quale per tal eccesso essendo restato privo del suo carico di castellano, che fu investito dall’Illustrissimo signor Nicolò Longo mio precessore in luoco del quondam Zuanne suo fratello per sostentamento delli figlioli et moglie del detto quondam Zuanne et detta investiza fu poi confermata da cotesto eccellentissimo senato; sono stato humilmente supplicato da Antonio Terzago figliuolo del quondam Zuanne fu castellano et nipote di questo ribaldo homicida che stante la sua povertà et non poter mantener la sua fameglia, attesi li molti meriti della sua casa, che hanno servito tutti li suoi antenati distintamente in questo carico per cento e ventiquattro anni, si che parendomi che il povero non debba patir con la sua fameglia per il demerito del zio l’ho investito a tal carico et è giovane de buona aspetatione et  che prestarà fidelissimo servitio a Vostra serenità et se ne venirà alli suoi piedi per la conformatione da cotesto eccellentissimo senato. Gratie etc.
Di Almissa li 4 ottobre 1617

Piero da Molin provveditor

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro