15 maggio| 1616 Piero da Molin
Dispaccio del 29 novembre| 1617|
N. (senza numero)
Serenissimo principe
con la mia solita riverenza diedi particolar conto alla Serenità vostra con mie lettere di 19 instante del successo di accidenti suscitati con questi turchi del Castel di Duare confinanti; se bene con grande disgusto di turchi primati per quanto hanno mostrato et desiderato castigo di malfatori et senza metter tempo di mezo ho atteso con ogni mio spirito che il negotio sii accommodato con quella maggior riputatione ch’è stata possibile concessami dalle congiunture delle seguenti turbulenze che pur troppo la Serenità vostra è afflitta et immersa nelli travagli del mondo. Vengo però a significarle, com’è di mio riverente debito, che il soldato preso mi è stato restituito con maggior parte di animali; nel che ho durato molta fatica et con grande difficoltà sarebbe stato proseguito se non si faceva retenere di loro sudditi, come le scrissi, quali sono stati relassati doppo la restitutione del soldato et animali, sebene loro pretendevano che io fosse il primo a rimandarli li suoi huomini, che non mi è parso per riputatione di dover condescendere; né più della turca et massera[?] hanno fatto altro tentativo non facendone capitale, sapendo non haverne ragione. Il danno della volta del molino, con le farine et formenti et il rimanente delli animali che sono numero 80 consumati non è stato mezo di poter recuperare et mi è convenuto andare con la mano destra, pur d’haver il negotio a buon fine, sapendo che il volere di Vostra serenità è nelli presenti tempi con questi confinanti sicurino bene condonarli anco qualche cosa del nostro. Ne resta però che essa col mezo dell’eccellentissimo suo bailo possi procurare al castigo di questo scelerato di Magale Ferafiel Dazdaro, overo castellano di Duare, perturbatore della buona pace di questi confini, come raccordo riverentemente alla Serenità Vostra, contro il quale anco dell’altre volte sotto il reggimento dell’illustrissimo signor Bernardino Lippomano mio precessore sono stati mandati dalla Porta commandamenti per la sua punitione, operando che ad ogni modo sia levato da questo commando et per rissarcimento delli danni ricevuti da questi sudditi sia commesso all’emiro di Macarscha di dover tratenere le paghe di lui et delli suoi soldati di Duare che da quella scalla li vengono pagate, perché così effetuandosi che sia essempio ad altri confinanti di non infestare li sudditi di Vostra serenità et inferire a loro danni, oltre che questi confini saranno conservati nella buona pace. Gratie etc.
Di Almissa li 29 novembre 1617
Piero Da Molin governator
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro