26 febbraio| 1617 Camillo Michiel
Dispaccio del 22 aprile| 1617|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
oltre quanto significai ultimamente alla Serenità vostra colla fregata ordinaria et anco per mezzo spedito per terra fino a Spalato, ricevo hora li avisi contenuti nel qui occluso constituto di persona mandata da me a posta a Ragusi, e trattenutasi ivi alcuni giorni per investigare quel più che sia possibile delli motivi, et disegni de spagnuoli, che servirà per informatione a Vostra serenità se ben credo che anco d’altre parti lei sarà stata avisata, forse più particolarmente et con maggior certezza. Supplisco però a questo mio debito quanto più tosto posso col rappresentarle li avisi nel modo che li ricevo, perché la somma sua prudenza possi farne giudicio. Né mancherò di continuar l’istessa dovuta diligenza, come ricerca il servitio publico, benché il penetrar nel sodo mi riesce non poco dificile, procedendo li ragusei in maniera tale che non solo non me hanno dato mai alcuno aviso, ma occultano anzi a tutto loro potere ogni cosa, et di quanto intenderò ne darò ragguaglio a Vostra serenità. Mi vien confermato da più parti che li nove bertoni che si trovano in Calamota siano inglesi et fiamenghi venuti vuoti da Venetia, dove habbino scarricato mercantie, et che si siano fermati ivi per l’impedimento de tempi, che in vero sono stati molto aversi, tuttavia non posso compitamente assicurarmi che così sia, ma può la Serenità vostra farne giudicio sapendo se si sia partito di là questo numero di vascelli et il tempo. Tengo novamente ordine dall’eccellentissimo provveditor general Belegno che debbi immediatamente dar principio alla restauratione del grosso castello dove è rovinato, et mi scrive che manderà con prima occasione denari, et che in tanto io veda di trovarne in ogni modo et principiar l’opera, al che ho dato principio, ora mettendo il seme con legnami che havevo cominciato, et proseguirò con ogni sollecitudine, tutto che mi trovi in strettezza grande con havendone per le spese fatte per la restauratione della ricinta, corpi di guardia, alloggiamenti de soldati, caselli, della muraglia, et altre, né per questa da farsi nella fabrica di castello ricevuto mai denaro alcuno, né havendone manco da far il prossimo pagamento della militia, sendo già quello dell’ultime bolette impiegato nei pagamenti passati, tuttavia farò ogni cosa possibile per suplire a questi bisogni, col tuo anco denari inprestido da questi della città, sperando pure che con prima occasione mi sii somministrato aiuto di danaro, che altrimenti l’opera doppo principiata converebbe restar interotta, né sarà da me intermessa mai la dovuta diligenza, perché la fabrica riesca con avanzzo nella spesa et ben intesa nella costrutura, restando però sempre mentre si lavorerà colocata l’artegliaria in diffesa nel luoco dell’opera. Et sicome ho fin’hora di continuo invigilato alla custodia di questa città, così vi invigilerò sempre con ogni spirito. Vo’ continuando con ogni maniera grata et destra di conservare et aumentare buona dispositione di questi cappi de turchi convicini, et particolarmente di Castelnovo verso la Serenità vostra, et di metterli in difidenza de ragusei, et sono venuti in confidenza tale verso di me, che havendo scritta una lettera alla Porta delli loro bisogni in questi motivi, et dell’iniquo procedere de ragusei, m’hanno data essa lettera aperta, pregandomi a mandarla all’eccellentissimo signor bailo, perché da Sua eccellenza sii presentata, et insieme m’hanno data una traduttione d’essa lettera, copia della quale mando similmente qui occlusa a Vostra Serenità. Invio in questo stesso punto per mezzo a posta detta lettera, et la traduttione datami dalli turchi ad esso eccellentissimo [baio, sti]mando ciò essere di servigio di Vostra serenità, ma per procedere in negotio tale con ogni debita cautione scrivo a Sua Eccellenza che non havendo io potuto farla tradure per non trovarmi alcun interprete della lingua turca prima di presentar l’autentica la feci tradure da qualche suo interprete, et veda se è conforme alla traduttione datami da questi. Mi gionge hora il dispazzo dell’eccellentissimo signor bailo in sacchetti sei, uno de quali segnato S et lo spedisco immediate alla Serenità Vostra in una cassetta segnata del medesimo segno colla fregata proveditor Zuanne di Lazari. Gratie.
Di Cattaro, lì 22 aprile 1617.
Camillo Michiel conte e provveditore.
Nota: il testo si presenta per larga parte in cifra, dotato di trascrizione.
AS Venezia, Senato Dispacci, Dalmazia, b. 16.
Trascrizione di Marco Rampin.