26 febbraio| 1617 Camillo Michiel
Dispaccio del 4| settembre| 1617|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
al 20 d’agosto passato mi gionse il dispazzo della Serenità vostra per Costantinopoli in sacchetti doi ciascuni con sue lettere di 13 del medesimo da Thomaso di Grigorio patron di frigata et fu da me immidiate spedito all’eccellentissimo signor bailo in diligenza e con promissa d’aggionta di pagamento alli portalittere giongendo presto, conforme in tutto alla comissione di Vostra serenità; e hora ricevo con altro dispazzo pur per Costantinopoli in sacchetti quattro inviatomi dalli Illustrissimi signori rettori di Zara, con lettere di Vostra serenità di 25 agosto detto et l’ho subito con la stessa diligenza spiditto a detto eccellentissimo signor bailo al quale ho insieme inviato l’ [?] [testo cifrato senza decifrazione allegata] che sua eccellenza mi ricercò efficacemente ch’io procurassi dalli turchi di Castelnuovo, copia del quale mando qui acclusa alla Serenità vostra, ne è stato quanto che habbi potuto operare, stante un’accidente grave occorso che poteva gravemente difficoltarlo, quando non fosse stata la buona disposizione in cui s’attrovano questi turchi, poiché nel giorno stesso cui li capi dovevano sottoscriverlo, è seguita rissa in Perasto tra un turco principale di Pisano et un perastino chiamato Andrea Petrovich per causa leggierissima; et venuti alle mani è rimasto morto il turco con infinito disgusto et altercatione non solo di tutti li turchi di Pisano, ma anche delli istessi di Castelnuovo, che erano in grandissima sollevatione per l’accerbo odio che passa tra loro et li Perastini per le risse che furono con somma difficoltà soppite et acquietate con l’auttorità dell’eccellentissimo signor Lorenzo Venier anco in quel tempo generale e dall’illustrissimo signor Francesco Soranzo mio predecessore; et concordemente con essi turchi stabilirono che chi fosse primo auttore di scandalo soggiacesse alla pena di sodisfar per la morte di 12 huomini; et stimano essi a questi confini per ordinario uso la morte di cadauno di loro huomini più di ducati 300; e hora con questo homicidio si è rinovata la memoria de rancori e discordie passate et essacerbati li animi loro, così che si lassiano intendere che quando non li havesse rittenuti il rispetto che portano a me et la speranza che hanno di vedere che gli sia administrata giustizia haverebbono animata gente del paese et sarebbero venuti per vindicarsi et abbruggiar anco la terra di Perasto; del qual sinistro accidente ho voluto render informata la Serenità Vostra, et insieme accontarla, come faccio, che non omettasi cosa che da me sii stimata opportuna per rimediare a questo disconcio et far che li Turchi restino, com’è dovere, soddisfatti, il che stimo sommamente importante importante agli interessi di Vostra Serenità, poiché trovandosi Ibraim bassà in paese vicino a due giornate da questa città con un grosso esercito contro li ribelli di Barda, come altre volte ho significano alla Serenità vostra, et potendo anco esser che il bassà da mar venisse con l’armata in queste acque potrebbono facilmente costoro, quando non restano soddisfatti, ricorrer all’uno all’altro di detto bassà, o forse a tutti due con gravi lamentationi, che sarebbero di non poco disturbo et incomodità pubblica. S’aggiungeva per un’altra causa difficoltà di saver l’Arz che li ragusei s’adoperavano gagliardamente con donativi et persuasioni con il caddi [qāḍī, magistrato musulmano che si occupava di giustizia ordinaria] di Castelnuovo per haver un’Arz a loro favore, et perciò detto caddi si mostrava difficile a far, com’è ordinario la fede di questo Arz, havendo forse pensiero di gratificar li ragusei delle loro richiesta; nondimeno ho superato in ciò ogni difficoltà et li ho come ho detto esseguito et inviato all’eccellentissimo signor bailo.
L’armata turchesca giunse a Corfù li 12 del passato et trattenutasi ivi dui soli giorni andò a far acqua alle strade bianche, luoco distante circa 40 miglia dalla Vallona et di là si è poi indrizzata, si dice, alla volta di Puglia. Il signor rettor Bolizza, che fu da me mandato in essecutione d’ordine dill’eccellentissimo signor generale per incontrar il bassà da mar con sue lettere credentiali et con presentatione per trattar seco quanto haveva in comissione da Serenità vostra; come per altre mie precedenti significai alla Serenità vostra non ha potuto incontrarlo, di che ne è stata cagione l’haver egli havuto la caccia da una fusta. Per il che non havendo egli potuto andar secondo di luoco in luoco per haver nuova di detta armata, come al suo partire di qua fu concluso con lui; gionto a Corfù et formato esservi partita essa armata, partì egli ancora per trovarla se fosse possibile. Ma havuta di nuovo la caccia da un’altra fusta fin nel porto della Vallona allora non ha potuto né proseguir il suo viaggio, né di là partire per timore di dette fuste che sono da Santa Maura, et di continuo scorrono per quell’acque, ma havendomi del tutto dato avviso et richiestomi d’aiuto ho subito armata un’altra barca ben all’ordine d’huomini da remo et da combattere et glielo inviata per assicurargli quanto più sia possibile il viaggio, et ho anco ottenuto che vadino sopra per maggior sicurezza tre dei capi di Castelnuovo, che mostrano portarmi particolare affetto, ne senza li quali non mi sarei assicurato di spedire essa barca et con altri turchi che volentieri mi hanno gratificato, nonostante l’accidente sp[?]to di quel loro da Pisano, che era ancora si può dir caldo; nel qual negotio hora io mi adopero con ogni spirito perché restino, come è dovere, soddisfatti et habbino anche di lodarsi della giustizia delli rappresentanti di Vostra serenità et rimovasi ogni altro inconveniente che altrimenti potrebbe seguire. Ricevo hora lettere dal suddetto signor rettor Bolizza pur dalla Vallona colle quali mi replica solamente le difficoltà in che s’attrova, et da quelli che mi hanno portato dette lettere ho avuti gli avvisi contenuti nell’accluso costituto che invio alla Serenità vostra, che l’haverà in quella consideratione che parerà a suo prudentissimo giudicio. Ho dato conto all’eccellentissimo signor bailo di quanto è avenuto al signor Bolizza nel suo viaggio perché quando gli pari poter rimediare a quest’incursione delle fuste che interompono il commercio tra li sudditi della Serenità vostra et li turcheschi d’Albania con così pregiudicio di gli uni et di gli altri et del publico insieme, possi impiegarci il suo molto valore et destrezza in veder d’ottener qualche ordine dalla Porta a quei che commandano alla Vallona, Durazzo et Dolcigno, che sotto gravi pene non devono dar ricetto a fuste perché questi col comprare o col partir le prede sono causa di tutto il male. L’armata di Vostra serenità non si trova hora in quest’acque et l’ultimo aviso che n’hebbi fu che fosse veduta già cinque o sei giorni a velleggiare fuori della Meleda, da che faccio giudicio che possi esser vero che ha ancor essa passata sottovento colla frigata Patron Vincenzo di Lazzari presa da gli uscochi, come la Serenità vostra ha inteso vi era oltre il dispazzo da Corfù et lettere dell’Eccellentissimo signor Generale et mie per la Serenità Vostra, nelle quali davo conto d’haver ricevuto da esso eccellentissimo signor bailo un commandamento della Porta per li turchi di Castelnuovo concernente la distrutione d’alcune fuste che si trovano in detta fortezza, tirrate però in terra, et ordine di farglilo capitare et procurarne l’essecutione; ma che stante lo stato delle presenti congiuntioni et trovandomi io in fatto havendo stimato dover soprasidere dell’operatione et darne conto alla Serenità vostra per intender sopra di ciò la mente sua la quale prigavo a significarmi sicome hora di novo la supplico di fare [testo cifrato]. Ricevo ora un dispazzo da Costantinopoli per la Serenità vostra in sacchetti doi, uno de quali signato ·S· et lo spedisco imediate in diligenza alla frigata patron Triffon de Zorzi et un’aggiunta di remi conforme alla comissione dell’eccellentissimo signor bailo. Gratie etc.
Di Cattaro li 4 settembre 1617
Camillo Michil rettor et provveditor
Allegati: lettera di aggiornamento sulla posizione della flotta turca e veneziana (1 c.), 4 settembre 1617.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro