26 febbraio| 1617 Camillo Michiel
Dispaccio del 28 febbraio| 1618|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
a 17 instante mi capitò colla fregata patron Simon di Gregorio un dispazzo della Serenità vostra per Costantinopoli in sacchetti sei con lettere di 27 del passato et fu da me spedito in diligenza all’eccellentissimo signor bailo. Ho fatti chiamare avanti di me il capitano et vecchi di Perasto et gli ho lette le lettere della Serenità vostra circa il dare quel numero di huomini che sono obligati per la galea dell’eccellentissimo signor capitano generale da mare eletto, et gli ho comesso che debbino quanto più tosto farne provisione. Hanno chiamato il loro consiglio et ritornati poi davanti di me m’hanno rifferto che provederano delli dodici huomini ch’è il numero ordinario che sono tenuti di dare in occasion tali et che li haverano pronti sempre quando occorerà. Ho anco fatto convocare il minor et secreto consiglio rappresentante questa magnifica communità, nel quale in quest’occasione ho giudicato bene il farvi intervenire li due[?] procuratori del popolo et conforme all’ordine della Serenità vostra gli ho fatto legger l’altra sua lettera di otto del passato, la quale ho accompagnato con quell’ufficio ch’ho stimato a proposito per espressione della paterna dilettione et confidenza della Serenità vostra verso questa città. È stata udita da loro con singolar consolatione et contento et m’hanno fatta conveniente risposta con attestatione della candida et inviolabil fede loro et della prontezza de gli animi in spender quando occorresse le sostanze et vite proprie in serviggio della Serenità vostra, il che non meno ho scorto dalle faccie loro et da ogni segno nel corso di questo mio reggimento che dall’espressione della voce et stimo che in ogni occorrenza possi la Serenità vostra da loro promettersene tutti quelli effetti fruttuosi che possino venire da buoni, leali et benissimo affetti sudditi. Vado proccurando conforme al desiderio di Vostra serenità d’havere da Scuttari, Antivari et Dulcigno et da Ibrahim bassà arz in conformità di quello che fu scritto dalli cappi di Castelnovo nelli quali attestino alla Porta la mala dispositione et dissegni di spagnuoli contra li stati del Signor turco, l’intelligenza et strette pratiche c’hanno con detti spagnuoli li ragusei et l’iniqui et infideli pensamenti loro. Ho spedito in tutti essi luochi l’illustrissimo signor rettor Francesco Bolizza, l’opera del quale in ogni occorrenza di publico servitio mi riesce sempre fruttuosissima, adoperandosi egli con tanto valore et spirito che rende ben degno della gratia della Serenità vostra, il che per debito dell’espressione della verità ho voluto attestarlo. Et spero d’havere fra pochi giorni detti arz che saranno sottoscritti dalli cadi et agalari et fermati colli loro sigilli et anco quello del bassà, et subito ch’io li habbi l’invierò all’eccellentissimo signor bailo et anco copia d’essi alla Serenità vostra; ma in tali occorrenze è necessario, com’è noto a Vostra serenità, passare coll’ordinario uso del paese et presentarli d’alcuna cosa, che sarà bene che da lei mi sii inviato quello che giudicherà a proposito; non tralascerò mai opera o diligenza ch’io possi credere opportuna al publico servitio. Parte ultimamente dall’armata per Venetia per quanto intendo il chiaus che fu a Ragusa, et perché li ragusei non hanno mancato di far appresso di lui ogni sinistro ufficio et d’avantaggiar gli interessi loro, anco con grosso dispendio di donativi fattigli, raccordar riverentemente alla Serenità vostra che quando si postesse tener modo che detto chiaus nel ritornar non toccasse Ragusa sarebbe bene, perché non fossero rinovati con lui li medesimi mali ufficii. Ho ispediti quell’Andrea Sali albanese et li altri che insieme con lui furono di mio ordine retenti a Budua col vascello venuto di sotto vento et Steffano Vacassini da Becich pastrovicchio, conforme all’ordine che di detta isdeditione tengo dalla Serenità vostra in sue lettere di nove settembre passato et sarà qui occlusa copia di detta mia sentenza. Scrivo alli illustrissimi signori provveditori al sal d’inviarmente quantità sufficiente et supplico la Serenità vostra di commetterglielo, perché oltre il tratto di detti sali è impiegato in pagamento di salariati et in qualche parte alcuna volta in altre spese publiche, che in questi tempi son necessariissime et molte, conferisce anco molto a gl’interessi di Vostra serenità il mantenere et accrescere quanto più si possa quest’inviamento. Mi gionge hora il dispazzo da Costantinopoli per la Serenità vostra in sachetti quattro, uno de quali segnato ·S·, et lo spedisco immediate colla fregata patron Triffon de Zorzi. Gratie etc.
Di Cattaro li 28 febraro 1618
Camillo Michiel rettor et provveditore
Allegati: copia della sentenza criminale nei confronti di Andrea Sali, Stefano Vacassin e altri imputati (2 cc.), 26 febbraio 1618.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro