24 dicembre| 1617 Piero Morosini
Dispaccio del 5| gennaio| 1618|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
con altre mie di 24 del passato diedi riverente conto alla Serenità vostra del mio arrivo a 22 del medesimo in questa città et di haver nell’istesso punto ricevute lettere dell’eccellentissimo signor general da mar di 11 con aviso che turchi stano attenti per aportar noccumenti di consideratione alle città di Dalmatia et a questa imparticolare et ch’io per havere qualche cortezza de loro pensieri haveva fatto capo con don Zuanne Rucich detto Ongaro, familiarissimo de sanzachi et de principali turchi di questi confini; et hora mi occorre aggiongerle ch’essendo egli passato nel paese turchesco sotto pretesto di suoi negotii, ritornato già fa due giorni mi riferisse non haver in alcun luoco di questi due sanzaccati dov’è stato veduto né inteso che si facci adunatione de genti né altro trattato da che si possa sospettare, ma ben haver inteso che Ibrahim passà fratello di Hadil già sanzacco di Lyca, partito da Costantinopoli 15 giorni sono con comittiva di 1500 persone, venghi a tuor il possesso del sanzaccado di Herzagovina sopra Clissa per passar poi in Albania a castigar li capi et auttori della solevatione di quella provintia per commissione del Gran signore, se bene questa venuta con così grosso numero de genti potrebbe essere con altro fine, sendo turchi sagaci, com’è molto ben noto alla Serenità vostra per il qual rispetto non mancarò della debita invigilanza et d’indagare ogni loro andamento possibile per li interessi di Vostra serenità in sodisfattione del mio debito. Hoggi poi il medesimo signor Ongaro mi dice essere venuto a visitarlo Giusuf agà di corte di Mehemet bassà di Bosna con un compagno, li quali per quanto s’intende da lettere che portavano ad esso signor Ongaro in loro raccomandatione che saranno qui aggiunte et per quello si è anco potuto cavare dalla loro bocca sono stati ispediti dalla Porta con esperta commissione di dover in diligenza fare la discrittione di tutte le genti da fattorie di queste provintie et che nelle terre di Maidan, Possiga, Gradisca, Ulbina, Bulai et Coprinice dove fin hora sono stati ne hanno descritte miglia 12; havendo questa sera nella partenza per ispedirsi tanto più tosto tra essi risolto di andar Giusuf nel contado di Clissa et il compagno verso Bagnaluca, volendo ritornar quanto prima, potrano a Costantinopoli con questa descrittione, la quale sendo estraordinaria et insolita agginge in questi tempi gelosia, onde mi è parso di notificarla riverentemente alla Serenità vostra et alli eccellentissimi generali ad ogni buon fine; che mi da occasione anco di dirle c’ho trovato la porta di terra ferma di questa città ch’è la principale et più importante in mal stato, sendo li masieri rotti et le lame di ferro della fodra consumate dalla rugine, cosiche con due gagliardi urtoni si potrebbe facilmente aprire, né qui vi si trova materia da potervi provedere Vostra serenità però si degnerà come riverentemente la supplico dar quell’ordine che parerà alla sua somma prudenza, acciò si possa rimediare a questo mancamento che in effetto è grandissimo, standosi per le presenti congiunture con non poco pericolo in questo modo, come pur anco per li medesimi rispetti devo raccordarle che in tempo di pace per ordinario questa città è stata sempre guardata da una compagnia de 55 fanti italiani et al presente, che tanto preme la buona custodia, se ne ritrova solamente venti, doi terzi de quali sudditi spagnoli, essendo parte delli altri stati mandati in fortezza di San Nicolò don Giacomo Lerma loro generale, com’è noto a Vostra serenità et l’altra parte in armata, levati di qua dall’eccellentissimo general da mar, sopra il qual particolare Vostra serenità vi facci quella consideratione che parerà all’infinita sua prudenza per poter deliberare quanto stimerà di suo servitio, ch’io ad ogni buon fine glielo rapresento. Son stato in fortezza di San Nicolò et dal clarissimo signor Bonetto Soranzo provveditore m’è stato fatto vedere le opere per ordine di lei fatte fare dal clarissimo mio precessore et da Sua eccellenza clarissima che in effetto rendono il spirito a quella importantissima piazza per finimento delle quali giusta la volontà di Vostra serenità mancandoci ancora certo poco lavoro, unitamente le faremo perfettionare quanto prima. Mi dice poi Sua eccellenza clarissima, vigilantissima et ardentissima nelli interessi di Vostra serenità, non si trovare in essa fortezza munitione da vivere di rispetto per un giorno da quattro midra di biscotto infuori assai cattivo et esservi poca polvere per uso di quell’artilaria onde ancorche ne habbi aggiunto di haverne di ciò fatta consapevole Vostra serenità con sue lettere, conosco essere mio debito il dovere anch’io rappresentare questo mancamento di grandissima consideratione et raccordarle riverentemente che sarebbe di molto suo servitio il farci un deposito di quella quantità de grani, vino, accetto, oglio et legne che meglio le parerà, non dovendosi assicurarsi sopra il soccorso della città, per che questo con un sbarco da terra facilmente può essere levato, per quanto ho potuto comprendere, sendo il canale dalla città alla fortezza stretto che con il moschetto si può oviarlo et quanto anco alla polvere Vostra serenità dia quella commissione che più le parerà, acciò ne sia mandato che il bisogno è grande. Gratie.
Di Sebenico a 5 genaro 1617 [m.v.]
Piero Moresini conte et capitano
Allegati: copia delle lettere per Zuanne Rucich (2 c.), 5 gennaio 1617 [m.v.]
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro