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24 febbraio| 1616 - 22 luglio| 1617 Marin Garzoni

Dispaccio del 4| settembre| 1617|

N. (senza numero)

Serenissimo principe
al fine questi turchi confinanti si sono contentati di formar la lettera per il bassà del mare, con quel stile però che è usitato fra essi et che Vostra serenità resterà servita di vedere dalla ingiunta copia che le invio; et perché chiamano in essa il testimonio delli turchi fuggiti dall’armata spagnola hanno voluto inviarli con la medesima lettera l’arz o fede del cadi già da me riverentemente mandato a Vostre eccellenze, riponendo l’uno et l’altra in due borsette di raso come è solito farsi a grandi dal loro ordinario modo. Questi espedirò io dimani con barca espressa a Ciesena, perché di là quell’illustrissimo signor conte in passando le fregate cattarine possa indricciarli con le lettere insieme all’illustrissimo rettor di Cattaro, al quale scriverò particolarmente il desiderio di Vostra serenità et come doverà procurar col mezzo d’alcun turco di ricapitargli in mano del sudetto bassà del mare. Non resterò in tanto con occasione a punto d’una lettera capitatami hoggi dal sanzacco di Clissa, piena di straordinarie offerte, d’espedir persona espressa a trattar con lui che se fosse possibile, mandasse egli un suo agente all’istesso bassà o almeno per procurare una sua lettera per il medesmo effetto. Poiché vedo ritardata la sua venuta a questi confini et già non è più di cinquanta miglia in circa lontano di qua. Il mio confidente mi scrive di Seraglio di Bosnia (doppo havermi avisato essersi già a sua persuasione inviata per questa volta una carovana di trenta cavalli che giungerà, credo, dimani, a Dio piacendo) che havendo egli sparsa voce di mio ordine conforme il comandamento dell’Eccellenze vostre (ricevuto da me con lettere di 9 agosto passato) che si seriano fermati tutti li vasselli che venissero dai porti et ridotti dei ragusei come da lochi soggetti per la stretta intelligenza et corrispondenza che passano con li communi nemici spagnoli; gli è stato risposto et rinfaciato da infiniti turchi haverla essi per una vanità, poiché giornalmente partono dal porto di Ragusa le fregate cariche per Ancona et per Venetia ancora con robe diverse di quella scala; il che ho voluto per ogni rispetto notificar loro con l’ordinaria mia riverenza. Aggiongendoli con la medesma che l’espeditione celere delle galee che saranno destinate per mercantia sarà per appunto quella che confermarà l’indriccio di questa loro scala di Spalato; sendo universalmente attesa dalli mercanti come pure il presto arrivo costà delle mercantie levate di qua, dovendo certamente li retratti di esse stabilir questo importantissimo negotio; nel quale per occasione a punto di queste lettere turchesche procurate da me provo ogni hora sempre maggiore il bisogno d’un interprete sendomi convenuto passar per mano delli medesimi con quali ho trattato per cavarne la intelligenza et la traduttione. Mi resta supplicare humilmente Vostra serenità et le Eccellenze vostre illustrissime che sendo hormai sedici mesi ch’io sono a questo reggimento senza camerlengo et essendomi perciò convenuto essercitar io il carico acciò non patisca il loro servitio son andato sempre sperando col desiderio di ben servire ogni difficoltà, anco contro gli interessi di mia propria vita, poiché partendo io con una pericolosa et gravissima infermità d’hocchi la quale, nonostante l’opera di lunga cura, né beneficio di stagione o più per l’aria sottilissima che qui regna o per l’ordinaria mia mala fortuna, si è sempre più avanzata et mi si rende hora oltretutto insopportabile quanto mi fa inutile all’uso della scrittura dal quale riceve fomento particolare et mi necessita della ventura del servir anco in questo Vostra serenità a confessarmi disaventurato all’estremo. Mi resta solo supplicar le Eccellenze vostre che si degnino perciò di dar ordine al signor segretario Barbaro acciò sia fatto tentativo dell’elettione d’un camerlengo di questa città et sottrarmi così la benigna paterna parettione dal pericolo in che m’attrovo di perder totalmente la vista. Assicurando nondimeno ch’io non habbia ogni modo da cessar mai con ogni possibil studio et con perpetua vigilanza nell’essercitio del mio gran debito verso la patria, dovendo insomma ogni mio motto o terminar nel publico interesse o non terminar certamente senza il publico interesse. Gratie etc.
Di Spalato a 4 settembre 1617

Marin Garzoni conte e capitano

Allegati: copia della lettera sui movimenti della flotta spagnola (1 c.), settembre 1617; lettera cifrata e copia decodificata con informazioni sulla flotta spagnola (5 c.), settembre 1617.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro