24 febbraio| 1616 - 22 luglio| 1617 Marin Garzoni
Dispaccio del 24 febbraio| 1616|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe
quel capigi bassà espedito dalla Porta per inquesire et fulminare assai severissimi castighi contro li sudditi del Gran turco venuti al servitio di Vostra serenità nei presenti mottivi di guerra, radolcito nondimeno nell’essecutione dall’opera del signor Velutelli residente hora in Bossina, con lettere del quale io già restai avisato havendo non solamente divertito dalle commissioni havute, ma tener egli certa speranza d’altissimi favori per il publico servicio; quello stesso capitato heri l’altro a questi confini nel luoco di Salona, lontano due miglia da questa città, accompagnato da lettere del medesimo Velutelli, con imperiosissima maniera solita nei turchi ha poi espedito qua suo huomo a posta commandando che gli fosse mandata da me persona con la quale potesse egli trattare dell’usurpation fatta al Gran signore di molti terreni ai confini, intendendo venirsene a questa scala per rivederla come sottoposta al suo principe. Io, racolto il messo con termine cortese, gli ho risposto che la relatione fattagli circa l’usurpation dei confini era falsa, come poteva restar informato dagli stessi confinanti con quali hora si vicina con tanto amore et che quanto al riveder la scala, come scala dell’Eccellenze vostre illustrissime, con grandissima spesa ridotta al comodo et all’utile delli mercanti sudditi della maestà del Gran signore, poteva venirsene a suo gusto a vederla, che saria stato amichevolmente ricevuto, ma che per li rispetti di sanità per i quali era proibito il praticar insieme poteva egli venirsene con quaranta o cinquanta de suoi solamente; dovendo Vostra serenità restar informata che era accompagnato da circa quattrocento persone et che prima del suo arrivo a Salona haveva sospeso la venuta delle mercantie alla scala al numero di più di settecento balle nei luochi di Chiuno et Cetina distanti l’uno tre, l’altro doi giornate in circa, havendo in oltre fatto ritenere et pore in fermi molti parenti delli già venuti al servicio di lei et in particolare nel luoco medesimo di Salona, qui tanto vicino et ritenuto et condennati al palo per esser frattelli d’alcuni soldati della compagnia del già governator Cambio, morto in Istria. Onde m’occorre per ciò aggiunger al motto che restavo con gran meraviglia et dell’uno et dell’altro ordine suo, parendomi molto lontano dalla ottima intelligenza che professano l’Eccellenze vostre con il suo signore. A questo mi fu risposto che appresentandolo con dono degno di lui, com’era stato fatto in Seraglio di Bosna, s’haveria ottenuto il tutto, ma vedute io deluse le speranze del Velutelli altretanto quanto con mio sommo dispiacere verificati li miei augurii, havendomi sempre poco promesso dalle passate trattationi, finsi il sordo in questa parte et lo licentiai così, da che credo io desideroso pur del [?]vanzo il giorno dietro rimandò il medesimo messo con comminationi et proteste in certe sue lettere, copia delle quali con la risposta datali da me invio con l’ordinaria mia riverenza a Vostra serenità, mandandomi insieme le commissioni che teneva dalla Porta autentiche, così intorno alla materia de confini tocca da lui, come circa la scala et li sudditi del Signor turco venuti a questo servitio, le quali vedute da me doppo haverli rescritto con quel termene migliore che ho stimato, per la mia debolezza, convenirsi alla riputatione et all’interesse publico che pregole restar servite di gradire come parto di vera divotione, risolsi di mandar, ma con le debite circospetioni di sanità, un nobile et un cittadino a trattar con lui, il che pur non giovando, persistendo egli di voler essere riconosciuto con doni per li quali solamente mostrava et fingeva quella altercatione; ho fatto intender a Cussain Begh Nasor o datiaro generale delle scale a questi contorni, turco confinante in casa del quale si alloggiava esso capigi bassà, ch’io desideravo parlargli et che però dovesse partirsene subito a questa stangada, come ha fatto; et doppo haver trattato lungamente seco, tocatogli circa il suo proprio interesse sopra li dacii, senza alcuna spesa ho sopito il tutto (la Dio mercè), risvolto da suoi rigorosi pensieri il capigi bassà, liberando dal palo li tre già destinati a quel supplicio da [?] et espedito subito ordine che possano venir al solito le mercantie a questa scala, col rescrivermi nel suo partire egli pure di più la allegata altra lettera che mi rappresentarà, forse, all’orecchie dell’Eccellenze vostre qual vorei poter essere, seben non qual io sono, per ben servirle, [?] con di partirsi molto sodisfatto, inviandosi alla volta dell’Albania; il che sia lecito dire riesce veramente di grandissimo frutto, poiché haveva già destinato di passarsene alla visita di tutti li confini in Dalmatia, con questo unico fine di esser appresentato da ogni rappresentante di Vostra serenità, la prudenza della quale comprende d’avantaggio et quale saria riuscita la spesa et quanto poteva essere il disturbo; né credo che si partirà et possa ritornarsene indietro per havermi egli lasciate lettere di questi signori rettori date a lui dal signor Velutello circa il quale non devo tralasciar di dire all’Eccellenze vostre che pur ho anco col rimanere notificato all’eccellentissimo signor provveditor generale come Cussain Beg suddetto m’ha fatto consideratione che il trattenerlo in Seraglio di Bossina d’ordine publico con tanta spesa, seben senza alcuna q[?], per usar le stesse sue parole, lo spatio d’un anno et più ancor per suo mezzo non s’habbia havuto pur un soldato solo, è stato assai efficiente dell’espeditione di questo capigi, credendosi diversamente dalli ministri della Maestà cesarea che hanno pratticiato alla Porta per la sua venuta; il che però non sia a defraudare il merito della bona volontà et fede del detto signor Velutello, ma a compiuta essecutione del mio debito verso gli interessi dell’Eccellenze vostre illustrissime. Gratie etc.
Di Spalato a 24 febraro 1616 [sic!]
Marin Garzoni conte e capitano
Allegati: copia della lettera di Mehmet Agà capigi bassà al conte di Spalato per richiedere un incontro (1 c.); copia della risposta di Garzoni al funzionario turco (1 c.), 23 febraro 1616 [sic!]; copia tradotta degli ordini ufficiali di Mehmet Agà capigi bassà (2 cc.), (non datata).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro