16 gennaio| 1618 Alvise Vallaresso e Marco Giustinian
Dispaccio del 4| febbraio| 1618|
N. (senza numero)
Serenissimo principe
Furono già doi anni in circa banditi da questa provintia dall’eccellentissimo signor general Zane doi contadini da Malpagna, villa di questo territorio, per homicidii commessi da loro fuori di questa città nelle persone di doi turchi principali da Zemonico, castello turchesco lontano da qui nove miglia, negotio che diede non poco disturbo a quel tempo per le pretensioni che havevano li parenti del defunto, secondo l’uso di turchi, di esser ristorti con grossa somma di denaro; nondimeno si andò di maniera destreggiando che mediante in particolar l’absenza delli rei, restorno sopiti li humori. Ma essendo questi giorni ritornati qui li sopradetti banditi con la loro assolutione, ottenuta par il servitio prestato in Italia, noi, prevedendo quello che poteva risvegliarsi con grave disturbo della tranquillità del confine, habbiamo fatto loro intendere che non debbano né accostarsi a Malpaga né pratticar in questo territorio se prima non accomodano con maniera le loro differenze con li offesi, che non possa derivarne alcuno delli sopradetti cattivi effetti. Cosa che riuscì tanto più necessaria quanto che hoggi appunto, forse havendo li turchi havuto qualche sentore del loro ritorno, ci è stato scritto dal sanzacco nuovamente venuto lamentandosi che per questo caso non sia stata fatta giustitia et aggiungendo che li parenti dei morti non la lasciaranno così. Li ho risposto della giustitia fatta col bando et con l’isterminio della casa di costoro con la verità del fatto et con quel di più che ci è parso a proposito. Et in questa materia si procurarà di proceder in modo che li animi delli offesi non vadano più inasprendosi, al qual effetto conoscendo esser unico rimedio il tener li predetti doi contadini lontani da questo paese et dalli occhi de turchi fin che vi si trova ripiego stimeremo di far cosa conforme alla mente di Vostre eccellenze illustrissime, se continuando noi in questa prohibitione si tentarà col benefitio del tempo di rimediar ad ogni disordine, essendo nelle presenti congiunture tanto necessario non solo fomentar la parte per benefitio ordinario di questi sudditi et di tutto il paese, ma anco per non alienarsi li animi de turchi confinanti che possono dar tante conseguenze quante sono ben note alla singolar prudenza dell’Eccellenze vostre illustrissime. Di che venimo per ogni buon rispetto a dar loro riverente notitia perché sappiamo la causa che ci move a prohibir il ripatriar delli sudetti non ostante la loro liberatione et possano commetterci quello che loro paresse nella presente materia. Non lasciamo di aggiunger riverentemente che non si trova in questa camera alcuna cosa per far il presente ordinario al sanzacco, il quale havendoci altre volte scritto con le inventate solite indolenze, ben con molta desterità, ci significa in questo modo il desiderio che egli ha del presente ordinario sudetto et essendo egli, per quanto ci scrive l’illustrissimo signor bailo, persona ben disposta verso il servitio delle cose di Vostra serenità ci rincresce per tutti li rispetti non haver onde possiamo mostrar con lui li ordinari cortifici li quali come appunto il signor bailo ci scrive devono più tosto esser accresciuti con questo soggetto. Noi lo andaremo trattenendo quanto più si potrà farlo con legitima apparenza; in tanto le rappresentiamo riverentemente il bisogno perché possa farci sumministrar il modo di supplir a questa et altre simili occasioni che si hanno convenuto differir altre volte, con poco gusto de sanzacchi passati. Inviamo qui aggiunto un piego diretto alla Serenità vostra dal Velutello di Bossina, ricevuto hoggi. Gratie etc.
Di Zara li 4 febraro 1617 [m.v.]
Alvise Vallaren conte
Marco Giustiniani capitano
Hieronimo Trevisan provveditore
Piero Querini provveditore generale della cavalleria
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 17.
Trascrizione di Damiano Pellizzaro