26 febbraio| 1617 Camillo Michiel
Dispaccio del 28 luglio| 1618|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
capitò qui a 18 dell’instante un caicchio dell’eccellentissimo signor capitan generale, che mi rese un dispaccio della Serenità vostra per Constantinopoli in sachetti 4, con lettere dell’eccellentissimo signor proveditor Venier, ma senza lettere della Serenità vostra a me, et lo spedii in diligenza all’eccellentissimo signor bailo. Hieri l’altro mi gionse il qui aggionto piego dell’illustrissimo signor proveditor di Corfù per la Serenità vostra, et hoggi ricevo il dispaccio da Constantinopoli in sachetti 6. L’espedisco immediate colla fregata patron Vicenzo da Zuanne di Lazari [?], con aggiunta di remi et ordine ad esso parone di usar nel viaggio ogni possibile celerità, et di non toccar luoco alcuno, conforme a quanto mi scrive l’eccellentissimo signor bailo. Non ho che altro significare alla Serenità vostra, se non che nella materia di Sanità in queste parti le cose passano, per gratia del Signor Dio, bene, et sono hoggi 42 giorni che non è seguito in Perasto alcun sinistro accidente, onde si potrebbe di già haver dato principio a fare il sboro generale delle robbe, tanto necessario per la totale liberatione di quel luoco, se havessi in pronto le cose che per tal effetto ho ricercato, che sono supplimento di ministri, denaro et una galera per scorrer questo canale, a fine che li perastini in questa occasione stiano obbedienti agli ordini, che da me riceveranno, perché havendoli io in diverse altre provati molto contumacci, et che con dificoltà si inducono ad obbedire, stimo non dover a modo alcuno metter a rischio la pubblica dignità, et insieme la salute universale, che già per gratia del Signor, et medianti anco le diligenze usate, è in così buon termine, et essendomi commessa questa carrica gravissima, per la quale io habbi un giorno ad affermare che questo golfo sii libero di sospetto et si possi pratticare, non debbo tralasciar cosa che humanamente si possi fare per assicurarmene prima più che sia possibile, si che in questo poco che resta ad operare, ma che sommamente importa, et poi che il negotio è ridotto quasi in sicurezza, non le venghi pregiuditio. Sto dunque attendendo li provedimenti et repplico per ciò l’instanze alli eccellentissimi savi alla sanità, per il supplimento de ministri, et all’eccellentissimo capitan generale per la galera, né mi è parso di tralasciare di repplicare riverentemente alla Serenità vostra che li 300 ducati destinati per le spese in questa materia non possono di gran lunga supplire al bisogno, perché nelli soli ministri venuti da Venetia conviene impiegarne la maggior parte, et haverà Vostra serenità veduto dal conto, che le inviai, ve ne vano più di 300 ducati al mese, et sono hormai 3 mesi dal principio del male, che perciò ne attendo sofficiente provisione, senza la quale è impossibile condur il negotio a buon fine. Scrissi ultimamente alla Serenità vostra l’aviso havuto dall’hebreo console alla Vallona che quel luoco fosse sospetto di peste. Hora dal medesimo son certificato che in esso luoco della Vallona vi siano alcune case infette, et che nei luochi vicini a Durazzo et a Beligradi muorono di peste 20 fino a 30 persone al giorno, come dalla qui occlusa sua lettera potrà la Serenità vostra vedere, della quale ne mando anco copia alli eccellentissimi savi alla sanità, et all’eccellentissimo signor capitano generale da mar, il quale signor eccellentissimo partì […] Armata da Curzola alla volta di Levante già 14 giorni, né doppo ne ho più havuto hova. Non resto di far usar ogni possibile diligenza per [?] la preservatione di questo contado, che per la Dio gratia è sanissimo, come anco questa città, ma perché venendo di Albania il primo luoco che si trova è Budua, dove le cose non passano con quell’ordine et diligenza che si converrebbe in negotio di tanto momento, compiacente [?] quel clarissimo signor podestà, sia [?] in questa, come in diverse altre cose, di operare con maniere molto stravaganti, et di mio dispiacere per il zelo, che tengo del publicio servitio, dubito non poco di qualche inconveniente da quella parte. In questa gabella non si trova più un grano di sale. Ne ho […] et repplico alli illustrissimi signori proveditori al sal, perché si compiaccino di mandarne, et ho altre volte discorso alla Serenità vostra quello che ciò […], sì per la perdita dell’aviamento [?], come per diverse altre cause, onde non ho voluto restar anco al presente di raccordarglielo riverentemente, benché dubito hormai col repplicar tante volte di riuscirgli molesto. Gratie etc.
Di Cattaro, li 28 luglio 1618.
Camillo Michiel, rettor et proveditor.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 18
Trascrizione di Francesco Danieli.