22 marzo| 1618 Marin Grisoni
Dispaccio del 9| aprile| 1618|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
ritorna missier Vincenzo di Steffani da Foza, dove fu espedito da me per gli interessi importantissimi di questa Scala ad innanimir (come ha egli fatto) et inviar di qua quei mercanti turchi con le rote loro; mi porta la confermatione che siano in viaggio incaminate a questa volta, oltre le già venute et notificate per altre mie a Vostra serenità, da 400 some di mercantie et mi ha portato in oltre un arz [?], ho fede, de gli agà di Narenta, sottoscritta al numero di undici in conformità del desiderio di lei, meritando con questo fedelissimo suo suddito nel publico servitio, con aplicatione di ogni suo spirito et senza risparmio di ogni fatica. Espedisco hoggi subito l’autentico della fede sudetta (che in copia tradotta invio con le presenti alle Eccellenze vostre illustrissime) all’eccellentissimo bailo a Costantinopoli per via di terra, giusta gli ordini che già ne tengo; mi riferisse il medesimo Steffani che li turchi a Narenta et a confini verso l’Albania cominciano a sospettar delle insidie spagnole (come anco non resto io di render capaci questi confinanti) et di qualche intelligenza che possano essi haver in quella provincia, dove sin hora se ne mostravano increduli et sospettavano, più tosto, secreto intendimento fra loro et Vostra serenità, alla quale non ho io voluto, ad ogni buon fine, restar di rettificar questo, tanto come pure riverentemente le do parte haver in questo punto ricevute le sue di 24 marzo passato, con gli avisi da Napoli, per gli quali et per ogni altro rispetto non tralascio certo di dar quegli ordini, che stimo più necessarii alla sicurtà di questo loco, che mi astringe per ciò a replicar pure alle Eccellenze vostre la necessità delle altiglierie per il novo terrapieno in castello et delli moschetti per questi novi soldati poglizani, con qualche ordine insieme della mission del dinaro per le loro paghe. Gratie etc.
Di Spalato, a 9 april 1618.
Marin Grisoni, conte et capitano.
Allegato: In lettera di Spalato di 9 aprile 1618 (1 c.)
Copia di fede fatta, et sottoscritta dal Nator [?] et dalli agà di Narenta et tradotta dalla lingua turca.
Si manifesta all’eccellentissima Porta, che doppo l’esser queste parti soggette alla maestà del Gran signore, giamai l’armata spagnola si è loro avicinata tanto, né forse il nome di essa armata, ma al presente sotto li 1026 [?] del mese di Giumasi Elachir, ciò è mazzo e zugno, il re di Spagna et i suoi ministri con grossa armata sono comparsi in grande acque verso il porto di Santa Croce, per piantar ivi una fortezza, et gli ragusei di accordo con essi gli soccorsero di ogni aiuto et di vitovaglie, ma, venuta la Serenissima signoria di Venezia, ciò inteso gli si oppose con la sua armata, vietandogli il passo due volte et la seconda la combatté et la fece ritirar alle sue rive, troncando con questo mal pensiero alli predetti spagnoli, alli quali se fosse stato permesso il fabricar detto forte, tutti questi confini del Signor turco sariano stati soggiocati et doppo questo sotto li 1027 [?] anni di novo si intende che tentar il medesimo et anco l’impresa dell’Albania, con intelligenza de ragusei, ma ringratiato il Signor Dio che li signori venetiani, con estrema loro spesa, ressistono et ressisteranno alle forze spagnole, con gran armata et con gran essercito di soldati in essa a diffesa del paese di Sua maestà et del loro proprio, per confermar con il gran amor che passa tra il Gran signore et essi, il che da noi altri sottoscritti agà vien attestato con publica fede.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 18
Trascrizione di Francesco Danieli.