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22 marzo| 1618 Marin Grisoni

Dispaccio del 1| giugno| 1618|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
si sono questi giorni a dietro solevati li turchi et murlachi clissani contro il loro sanzacco, et passati furiosamente sino a Cettina, alla destruttione et devastatione dei poteri et delle case di lui, il quale, radunata alquanta gente procurò di opponersi al furor loro, ma gli è convenuto al fine ceder et ritirarsi in scopia picciola; questi, ridotti al numero di doimilla et più, hanno pubblicato ordine fra essi, che per il giorno di Pasqua prossima delle Pentecoste debbano ridursi tutti a maggior numero ancora in certa villa a confini di Traù, chiamata Verdiza, per passarsene (per quanto dicono) verso il Sebenzano, ad inferir alcun danno al Colo [?] di Varpoglie di quella giurisditione, et nel ritorno poi poner novi confini, et a Sebenico pure, et a Traù, et a questo luoco ancora; mi avisa intorno questo particolare l’Illustrissimo signor conte di Traù, con sue lettere di 30 marzo, di haver sottratto per persona espressa espedita da lui ad espiarne il vero, che questo numero di gente calerà a questi confini di Clissa, con colore che da questi di Valona siano chiamati per loro guardia; dicendo che l’armata spagnola sia per metter scala in queste rive; da miei confidenti, nondimeno, mi è dato parte che siano certamente per trattar questa materia di confini, et che per ciò sia venuto a Clissa anco hoggi a punto il cadì di Cettina, unito con loro. Come si sia, questa mossa di gente armata non può certo, se non partorir qualche danno a questo importantissimo negotio della scala, perché, durando i mottivi, non vorranno i mercanti arrischiare che passino le robe loro, fra la licentiosa rapacità militare, ritardando così il buon indriccio di essa; il che piaccia al Signor Dio, che non sia, forse, l’ultimo tentativo della perfidia ragusea per distornarla (potendo) con questa artificiosa insidia; tutto che hoggi, a punto, giungono qui quaranta some di mercantia. Io ne ho dato subito parte all’eccellentissimo capitanio general et all’eccellentissimo signor bailo a Costantinopoli, dove haverà alla porta senza altro fatto il medesimo, per suo interesse, il sanzaco, perché ne sortisca qualche rimedio, havendosi sempre confinato in questi contorni con grandissimo colore [?], mentre detto sanzaco ne hebbe il dominio. Mi avisa il signor Velutelli di Bossina che anco in quelle parti si ammassasse soldatesca, il che tutto deve ingelosir grandemente, vivendoci per ciò in questi corsi di Vostra Serenità con ogni vigilanza possibile, et non mancandovi di avisarsi l’un l’altro fra rettori, come posso io certo prometter costantemente alle Eccellenze vostre illustrissime, che si accerteranno pure non dover io fra tanto lasciar via alcuna intentata, perché restino queste radunanze (come spero) disciolte, sendone anco già con boni mezi in trattatione; havendo io insieme (per gratia del Signor Dio) fermati molti delli soldati nuovi del governator Mattia Pancovich [?] [...], il qual, meco unitamente, colmo di singolar devotione, serve Vostra serenità, che erano stati solevati et persuasi a fuggirsene dal servitio (come è seguito di tre o quatro) dalla perfidia altrui, notificata pure da me a parte con altre mie all’eccellentessimo Consiglio di dieci [?], per trovarsi al presente il reo costà; come haverei fatto all’eccellentissimo signor capitanio general, se non si fosse Sua eccellenza già trasferita in altre parti lontane, ansioso della gloria et del servitio della Eccellenza vostra. Gratie etc.
Di Spalato, a primo giugno 1618.

Marin Grisoni, conte e capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 18
Trascrizione di Francesco Danieli.