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22 marzo| 1618 Marin Grisoni

Dispaccio del 2| giugno| 1618|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
resto avisato che l’ammassarsi di gente in questi contorni de turchi non passa certamente da altro, che dal voler essi poner novi confini ai corsi di Vostra serenità, aggravandosi, che siano loro stati usurpati, con l’esser lavorati dai sudditti delle Eccellenze vostre illustrissime i terreni della giurisditione del Signor turco, ancorché con qualche picciola recognitione di cavallo; intorno che, seben dalla pubblica somma sapienza fu già in questo luoco fin sotto li 13 genaro 1561 provisto, è nondimeno passato novamente in abuso, non so se per temerità o per negligenza di alcuni di questi habitanti; et ultimamente a punto ricevei io lettere di indoglienza in simil proposito dalli agà di Clissa, venuti a tagliar una vigna dentro ai loro confini, lavorata dal signor dottor Alberti, li aderenti del quale, quando non havessi io raffrenati col timor del castigo, volevano risentirsene, et ne diedi conto all’eccellentissimo signor general Belegno, con mie lettere, come tradotte dalla lingua schiava invio con le presenti in copia quelle a Vostra serenità. Alla quale non devo pur tacere, che anco certo signor Giacomo Daltaia [?] dell’ordine dei nobili di questa città, oltre il dottor Alberti prenominato (et tutti doi si attrovano hora costà), trattò et concluse accordo di ricognitione, o carazo con turchi, pubblicamente a queste stangade, per certi terreni fatti lavorari da lui, oltre diversi altri che pur tengono et fanno lavorar terreni sul territorio turchesco, che causano ben spesso qualche travaglio a questi confini; rispetti per se stessi di molta desideratione, ma per l’importantissimo negotio di questa scala con neccessità di urgentissimo e celere rimedio, o con l’ordinar all’eccellentissimo capitanio general che faccia publicar novi rigorosissimi ordini in tal materia, castigando li trasgressori o con quel miglior modo che stimeranno più per loro, che niun rispetto mai deviarà la dovuta mia costantissima devotione da loro interessi. Gratie etc.
Di Spalato, a 2 giugno 1618.

Marin Grisoni, conte e capitano.

Allegato (1 c.)
In lettere di Spalato de 2 giugno 1618.
Copia tradotta di una lettera scritta dal castellano e agà di Clissa, che raccomanda di castigare il dotor Alberti citato nella lettera del Grisoni.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 18
Trascrizione di Francesco Danieli.