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22 marzo| 1618 Marin Grisoni

Dispaccio del 7| agosto| 1618|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
doppo l’essermi conferito in persona ai castelli di questa giurisditione a dar quelli ordini, che più mi sono stati somministrati dall’ordinaria mia debolezza, per gli importantissimi rispetti di sanità; et per gli stessi pure haver cavalcato due giorni continui, per levar affatto ogni occasione et commodità a questi sudditi di Vostra serenità di transitar per alcune strade, che potriano cagionar in questa materia qualche notabil pregiuditio. Ho convenuto ritirarmi per due altri dì in casa, sopragiunto dalla mia incessabil infirmità di occhi; et nel medesimo tempo a punto capitato qua il signor chiaus, condotto dal clarissimo signor […] governator Querini, fattolo io incontrare dal mio cancelliero con cortesissimi uffitii, et con l’assistenza del signor Steffano Manzoni, che con suoi negotii se ne passa costà, acciò servisse da interprete nella lingua turca, offertoli quel più che si poteva a commodo et honor suo: ha detto chiaus prorotto in parole di pochissimo rispetto verso il publico, minacciando di voler, giunto che sia a Costantinopoli, usar ogni affronto a quell’eccellentissimo bailo, con soggiunger che faria divertir il negotio di questa Scala a quella di Ragusi, et che opereria quel di più che li fosse stato possibile, perché la maestà del Gran signore si unisse con Ussuna et con spagnoli a danno di questo Serenissimo dominio, come già si era anco trattato alla Porta; spendendo mille altri impertinentissimi concetti, che furono nondimeno dissimulati da me, regalando all’incontro di molti rinfrescamenti [?] per uso suo et della sua gente, a gloria di Vostra serenità; et a confusion sua, rispetto a publici interessi nelle presenti congiunture, da che si è anco egli mutato molto, mostrando una somma sodisfattione et pentimento; poiché, a dirne il vero, sparlo [?] egli portato (forse) o dal soverchio carico, o dal natural fastoso termine turchesco. Per il che nondimeno non mi ha fatto restare di darne parte all’eccellentissimo bailo sudetto, ad ogni buon fine et con l’ordinaria mia riverenza pure alle Eccellenze vostre illustrissime. Alle quali devo inoltre significar che, liberandosi in questi tre giorni due altre contumaccie da questi lazaretti, ascendono le bale pronte per caricarsi, a numero di 6400 in circa, per le quali, con singolar zelo del publico servitio, l’eccellentissimo signor procurator Barbarigo capitano general da mar, avisato da me della quantità di essa, ha mandato qui quatro galee per scorta, et per rimorchio di molti fregadoni, che saranno oltre la galea di mercantia, caricati, non restando io per ciò di haver espedito nei lochi, et porti circonvicini, a procurar vaselli per tal effetto, honorato dal medesimo eccellentissimo signor capitan general, con eccessi di benignità, di utilità [?] et di modo. Gratie etc.
Di Spalato, a 7 agosto 1618.

Marin Grisoni, conte et capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 18
Trascrizione di Francesco Danieli.