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1 aprile| 1616 Filippo Paruta

Dispaccio del 1| maggio| 1616|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
non havendo io potuto haver alcun vasselo da mandar per sali a Corfù, ho scritto a quell’Illustrissimo signor Proveditore che trovandosi vasseli in quel porto me ne mandasse dui miara et mezo di queli mozeti, il quale per galeon Hismael me ne ha mandato cinque miara et un quarto, con un conto della spesa corsa di là, di lire seicento e sei, così che li centesimi (?) 50 lasciatimi dal mio precessore non bastariano a pagar questa spesa sola, et poi il nolo a soldi 65 per miaro; et perché questo vasselo ha corso fortuna grande nel colfo di Ladrin, così che dal venere fino alla domenica di mattina non hanno fatto altro di marinar che secar con le trombe, si ha trovato il sale bagnato, et si va misurandolo, che a pagamento non arrivarà a quel numero che quel signore mi ha scritto. Onde non trovandomi havere tanto denaro che possa bastare al pagamento, mi son convenuto valere del tratto di sei botte di oglio ch’io feci scaricare da una marciliana forestiera, et quello di ordine delli Clarissimi signori sopra i Dacii venduto, il qual tratto lo andarò rimborsando dalla vendita di essi sali et poi lo mandarò a quell’officio. Ho voluto di ciò dar conto a Vostra Serenità perché non dia altro ordine al signor Proveditore di Cataro che me ne presta. Hebbi le lettere di Vostra Serenità, alle quali ho fatto dar esecutione, publicando la parte che richiama i banditi per essere gratiati. Gratie etc.
Da Budua, il primo maggio 1616.

Della Serenità Vostra riverente servitore, Filippo Paruta.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.