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1614 Giovanni Francesco Dolfin

Dispaccio del 31 marzo| 1616|

Serenissimo Principe,
ricevei li xx instante il publico dispazzo da Vostra Serenità, mandatomi per l’Eccellentissimo signor Bailo in Constantinopoli, con Sue lettere di 14 dell’istesso, il quale la medesima hora con ogni diligenza per tre valenti portaletteri inviai al suo destinato viaggio, come con altre mie riverentemente la raguagliai, et prosseguendo il lor camino con quella celerità che potevano maggiore, gionti che furono ad Onogoste, villaggio di Montenegro del Sangiaccato di Harcego discosto di qua tre giornate, furono soprapresi da un Iuan de Rado con altri scelerati malfattori di detta villa, et levatili a viva forza li sachetti con le lettere, ritenendo anco con esse uno di portalitteri, et li altri doi li 24 detto qua da me se ne ritornorno a raccontarmi il fatto, com’era passatto (...) ne sentii molto spiacere per tutti i rispetti, ma particolarmente perché congietturai (...) sollecitudine et estraordinaria celerità impostami da Vostra Serenità con dette sue lettere (...)esta espedittione, ch’esso dispazzo fosse continente materia di grave importanza, (...)mediate me rissolsi al rimedio, et mi parve de simular per all’hora questa ingiuria, (...)hiamar a me il signor Giacomo Pasquali et il signor Francesco Bolizza, gentilhuomini di [questa] città, pratici et habili a tal negotio, et di subito gli espedii con gli istessi doi porta[letteri] a detto luoco di Onogoste, con ordine di far ogn’opra, usar ogn’arte, et [facendo bisogno] spender ancor qualche summa di denaro, affinché fossero restituite et liberate le lettere, et non dimorassero pronto nel viaggio, et essi signori li 27 detto gionsero là dove erano dette lettere, et non havendo trovati ivi li malfattori, fecero capo con un Conte Mille, huomo fationario et principale di quella villa et di quelle genti, se non ribelle almen poco obedienti al lor signore, et con destre maniere (conforme all’ordine che da me tenivano) tratarono in guisa et fecero sì ch’esso Conte li restituì detto dispazzo, il quale il giorno istesso gli medesmi portalettere inviorono al suo viaggio per Constantinopoli, con reiterate promesse a detti portalettere di dover conseguir il donativo promessoli se giongerano a Sua Eccellenza nel tempo di già limitatoli; il qual accidente, parendomi di gran consideratione, lo denotai a detto Eccellentissimo signor Bailo, acciò ne facesse a quella Porta grave lamentationi et querele, et ne ottenesse et facesse dare il dovuto castigo a quelli scelerati che, sprezzando l’honorato comandamento et imperial segno del lor signore, havevano ardito di por le sacrileghe mani nelle pubbliche lettere et nelli gravi negotii che passano tra Vostra Serenità et il lor Re; et io, se per aventura (come suole tall’hora) esso Iuan capitarà in questo territorio, ne farò quel rissentimento contra de lui che attione così infame et temeraria ne richiede; et se qua non potrò, farò per ogni modo (se fia mai possibile) che ne segui l’effetto altrove, acciò servi ad essempio agl’altri di non por da mo’ avanti le mani nelli affari di gran Prencipi, et questo è quanto m’occore dire alla Serenità Vostra in questo proposito. Gratie etc.
Di Cattaro, li 31 marzo 1616

Giovanni Francesco Dolfin, Rettor et Proveditor.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.