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26 febbraio| 1617 Camillo Michiel

Dispaccio del 28 novembre| 1616|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
seguì hieri sera circa le tre hore di notte in questa città un terremoto così horribile che per raccordo di questi habitanti non se n’è più sentito un tale, et durò buon pezzo. Ha gettati a terra buona parte de’ parapetti della muraglia, rovinate et fatte cader alcune stanze di questo pallazzo et similmente le priggioni, aperti tutti li muri di esso, e talmente indebolita ogni sua parte che minaccia da per tutto gravissima et presta rovina. In castello ha fatto cadere la monitione, il forno et il casello della campana, et riaperte et aggrandite di modo le fissure che prima erano nella muraglia e terrapieni, per la cattiva e mal’intesa construttura di detta fortezza, che sta in procinto di caderne una gran parte; né possono le sentinelle più fermarvisi sopra a far le guardie, et la maggior rovina minaccia dalla parte che sovrasta ad una villa, chiamata Spigliari, dove cadendo reccarebbe ultimo esterminio alle habitationi, sostanze et persone stesse di quei miseri habitanti; né altro in somma mancava alle miserie di questa piazza. Sono poi cadute diverse case de’ particolari e tutta la città se n’è risentita. Di questo accidente ho voluto darne conto a Vostra Serenità, alla quale non resterò di dire riverentemente ch’è necessario che la Serenità Vostra mandi di qui un ingegnero, persona intendente, che veda il bisogno della reparatione, la quale convien di far con ogni celerità, perché altrimenti con ogni poco d’altro accidente verranno queste fabriche c’hanno tanto patito a desolarsi di modo che non potranno ripararsi, se non con dificoltà e spesa inestimabile, et con quelle importantissime conseguenze che ponno esser ben note alla somma prudenza della Serenità Vostra. Gratie etc.
Di Cattaro, li 28 novembre 1616.

Camillo Michiel, Rettor et Proveditor.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.