• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

26 febbraio| 1617 Camillo Michiel

Dispaccio del 16 gennaio| 1617|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
A’ 22 del passato mese di decembre con fregata spedita a posta, paron Tomaso de’ Gregorio, perché così stimai ricercare l’importanza dell’accidente, diedi conto a Vostra Serenità della caduta di buon pezzo della muraglia grossa di castello et di parte della ricinta del monte, seguita a ponto dalla parte che prima scrissi che dubitavo succedesse; et insieme inviai con mie lettere delli Illustrissimi signori Proveditori alle fortezze un modelo di rilievo fatto di mia mano, col quale potesse esser rapresentato alla Serenità Vostra tutto lo stato di detto castello et il bisogno che vi è grandissimo di presta riparatione; ma con mio sommo dispiacere hebbi nuova già doi giorni fa la fregata sudetta essere stata presa dagli Uscocchi in porto di Selve di là da Zara, et condotta via, nondimeno mi sono hoggi alquanto consolato havendo havuto nuovo avviso che hanno lasciati liberi gli huomeni, et il patrone, il quale havendo al primo apparire di detti Uscocchi gittate in acqua le lettere et modello, per comessione havuta da me di così fare in caso di qualche simile pericolo, le ha poi recuperate, et il modello se ben rotto, che perciò ne mando un altro col medesimo ordene. Ho proseguito l’opera principiata della ristauratione della ricinta, la quale è già tanto inanzi che sarà fra pochi giorni ridotta a perfettione con ogni possibile avantaggio nella spesa, per la quale mi è convenuto tuor danari in prestido, non havendo fin hora dall’Eccellentissimo signor Proveditore Generale Belegno, conseguito altro che la termination già scritta di potermi valere d’ogni sorte di danaro che si trovi in questa Camera, la quale però riesce infruttuosa poiché fattosi dal Clarissimo signor Camerlengo fondi di cassa, non si trova più in Camera danaro d’alcuna sorte, sì come dalle qui aggiunte fedi publiche potrà vedere la Serenità Vostra; alla quale non debbo restare di raccordare riverentemente che ricerchi ebbe la compita sicurezza di questa Sua importantissima piazza, et la publica dignità che fosse riparata anco la rovina seguita nel grosso del castello; la quale va facendosi ogni giorno maggiore, sgrottando di continuo il terreno, ma per esser opera di molta spesa et importanza, et che richiede anco l’intervento et assistenza d’un Ingegnero, non vi porrò mano se non me ne verrà espresso ordine et sofficiente provisione dalla Serenità Vostra. Mi fu lasciata in queste monitioni dal Clarissimo mio Precessore quantità assai grande di farine per fare il pane, che ordinariamente si vende alla scaffa, ma di pessima qualità che non è possibile che si possi mangiare, et per ciò havendo io intentione di dispensarle, come altre volte si è osservato senza alcun dispendio o danno né pubblico né privato, tra questa nobiltà e cittadinanza, ch’erano tutti pronti a compiacermi per poter poi subito metter mano a far macinare de’ formenti molto belli, de’ quali ho fatto provisione, ho volsuto far pesare dette farine per poter far il conto della compartita d’esse; et ho trovato che di cinquantasette mila lire di farina che restano in consegna a questo monitioniero, oltre li dispensate in questo poco tempo dal mio arrivo in qua, ne mancano trentamila e cinquecento lire, mancamento così notabile che mi ha dato causa di farlo per priggione, se bene per l’infermità ch’egli patisce per la quale corre pericolo della vita mi è parso di rilassarlo di priggione, con un deposito però che ha fatto di ducati quattrocento, che importa el mancamento delle farine, et con una piezzaria di rapresentarlo nelle forze della giustitia ad ogni richiesta in pena di ducati doimille, et in oltre di reintegrare il publico di quanto mancasse nelle altre monitioni, la revision delle quali vado proseguendo, né mancherò per questo et altri mancamenti, se ne trovassi, di proceder modo che si conviene contro la persona et beni suoi, et piezo, benché la piezaria, che è di solo trecento ducati, sii molto sproporzionata al maneggio che costui ha di robbe, che ne vagliono molte migliara; così che in ogni evento di cattiva amministratione può sempre il publico restarne notabilmente intaccato, come apponto è seguito nell’occasione della morte del monitioniero precedente, che sendo restato debitore di somma di danaro considerabile, pretendono diversi, con crediti redoti et anteriori alla sua amministratione, di assorbire la heredità, né resta speranza di far v(alere) il publico. Onde raccordarei riverentemente alla Serenità Vostra che sarebbe ispediente che il monitioniero fosse fatto di costì et che havesse obligo di dar piezaria di buona amministratione per quattro o cinque mila ducati, et con questa conditione porterebbe conto constitutirle un salario di vinti o vinti(...) ducati al mese, più tosto che darne sei al mese come si fa a questo, et che il publico resti sottoposto a queste perdite. Ho trovato il numero di questa militia molto diminuita; et perciò m’è parso fare che la Serenità Vostra ne resti informata colli rolli del vero et real numero delle compagnie, che mando all’Illustrissimo signor Savio alla scrittura, perché parendo a Vostra Serenità far in ciò qualche provisione o darmi qualche ordene, possa far quanto le detterà la somma Sua prudenza. Gratie etc.
Di Cattaro, li 16 gennaro 1617.

Camillo Michiel, Rettore et Provveditor.

Allegato: conto delle casse amministrate da Gabriel Parata, 4 gennaio 1616 (2 cc.)

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.