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27 dicembre| 1614 Alvise Minio

Dispaccio del 19 giugno| 1616|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
Mercore mattina, 15 del corrente, circa un’hora di sole, mi venne nova che una barcha d’Uscochi fugata d’alcune barche armate della Serenità Vostra al numero de quattro, haveva datto sopra quest’isola lontano da questa città per quattro miglia circa li quali come persi per gran spacio d’hore di qua et di là andavano, onde giudicando io che questi tristi non potevano capitare in altro luoco se non a quelle rive, ove vi sono barche, per prevalersi d’esse et passarsene ove a loro tornasse più commodo, come hanno fatto, fecci immediate chiamare a me il Capitano di questa milicia, il quale ispeditto subito con buon numero de soldati alla volta di questi malvaggi, et da l’altra parte fatto armare quattro barche di queste che si ritrovavano in questo porto, in una delle quali vi andò Lorenzo Minio, mio nepote, qual si ritrova fuori per far le provisioni neccessarie per il suo armar di Sopracomito, accompagnato con buon numero di questi gentil’huomeni et cittadini, huomeni molto corraggiosi et devoti verso la Serenità Vostra, andorno alla volta del Vallon per miglia cinque circa lontano da questo luoco, nel qual luoco essi Uscochi havevano preso due barche et fuggitisi dredo la ponta della pernata, là dove questi suoi fidelissimi sudditi li fugorno, et da terra anco seguitati dalli Crovati delle predette barche armate al numero di 200 con bandiere spiegate, alla fine doppo haver essi havuto una buona salva di archobuggiate, se ne passorno in Istria, non cessando pur esso mio nepote di dar animo a quelli che erano nella sua barcha, et anco ad un’altra che li era vicina, che facessero il debbito loro, sì come al sicuro haverebbero fatto, ogni volta che la notte non li fusse sopragiunta, pur sino stati seguitati sempre con buone arcobusate fino in terra, che fu nel porto longo nel luoco detto le Vignole, né si sa che strada essi Uscochi habbiano preso, che se havessero per terra voluto i Crovati far il loro debito compitamente al sicuro sarebbero rimasti in tutto et per tutto vincitori, ma più tosto hanno voluto attender alla recupera della robba ch’era nella predetta barcha d’Uscochi, che al servicio importantissimo che gli toccavan fare, che più fatto quanto a loro hanno piaciuto gli sono poi corsi dietro.
Si dice, Serenissimo Principe, che questi malvagi habbino fatto gran svaleggio, et tra gli altri de tre vasselli nelli quali vi erano per 25 mas(...) quelli volendo condur alla volta di Segna, il che gli sarebbe noto, quando che da esse barche armate non fossero stati scoperti et fugati come hanno fatto; stette detto mio nepote insieme con la barca sua conserva per tre giorni de più, per p(...) che non si sapeva niuna nova di loro, cosa che mi travaglia grandessemamente, onde saper la riuscita loro, espedì un’altra barca alla sua volta; et tornato esso mio nepote heri mattina con la conserva, laudato Iddio tutti sani, mi disse che gli havevano fugati fino alla oscura notte, et che smontati con esso mio nepote con tutti gl’altri all’obbedienza del quale vi erano, stettero tutta quella notte aspettarli sopra un passo che al sicuro giudicavano che di là passassero, ma li accorti tristi presero altro camino se ne passorno oltre né sa in ove siano andati, et mi dicono che questi Uscochi, al numero de 25 ch’erano erano li più valent’huomeni et migliori corsari di Segna. Mi son stuppito ancor intender, come vedo anco che la Serenità Vostra resterà con non pocho di meraviglia, che mentre esso mio nepote fugava essi Uscochi con la sua conserva, quando furno a mezo il Quarner furono et essi et questi scoperti da due barche armate ch’erano sotto Albona, le quali vedendo il streppito dell’archobusate et la fuga che facevano non si sono curati di dar pur minimo aggiuto, né volutisi mover da dove erano se non doppo ch’erano smontati et fuggitisi, che se havessero ancor loro voluto far il debbito loro sicurissimamente sarebbero stati essi Uscochi presi.
Heri mattina fu condotto in queste mie preggioni uno uscocho preso d’alcuni contadini di quest’isola, compagno delli fuggiti, il quale essendosi standato da loro stette per tre giorni scorso, onde caricato dalla gran fame, rimase preso et sarebbe stato inmediate costituito per ricever tutti quelli particolari che in questi tempi sono bisognosi, ma ritrovandomi da dui giorni in qua in letto amalato con febre, causata dalle fattiche et caldo ch’io presi quel giorno nell’espedir esse barche, non ho pottuto far altro, ma ritrovandomi al presente per gracia del Signor Iddio in buon stato, spero fra due giorni levarmi dal letto farò inmediate costituire esso uscocho, et del tutto poi darò informacione all’Eccellentissimo signor Proveditor General di Dalmatia et Albania, et ad esso uscocho darò quella punitione che merita.
Non sarà né anco lisi alla Serenità Vostra di sapere che subito che questo uscocho fu condotto nelle preggioni, fu inmediate visitato da molta gente di barche armate, dolendoci grandemente del suo infelice incontro, lacrimando parte d’essi dirottamente con meraviglia et stupore degl’astanti, anci che uno d’essi di barche armate minacciò quello che lo fecce preggione di voler lui far le sue vendette, in ciò penetri la prudenza sua. Di questo particolare darò conto anco al predetto Eccellentissimo signor Proveditor General a Zara, come d’ogni altro particolar, dove si ritrova indisposto. Gracie etc.
Di Cherso a’ 19 zugno 1616.

Alvise Minio, Conte et Capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.