24 febbraio| 1616 - 22 luglio| 1617 Marin Garzoni
Dispaccio del 26 ottobre| 1616|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Si sparse a giorni passati certa voce a questi confini di trattamento, et di insidie tese a questa città col mezzo di uno ebreo habitante in essa, non però nominato, et sebene ho io stimato questa piutosto vanità popoare che negotio d’alcun sodo fondamento, m’è nondimeno parso debito della mia devotione verso il servitio di Vostra Serenità di procurare per ogni via di fugir l’occasione del pentimento nei diffetti della negligenza et informato attrovarsi grandissima quantità d’arme nelle case particolari di questi ebrei, ho con destro modo et senza loro alcun apparente disgusto fattogliele levar tutte, per eccitar così in ogni altro accidente qualsisia pericolo della fede loro, che sono la magior parte spagnoli. Per il che mi mossi anco già con altre mie a significar a Vostra Serenità quei rispetti ch’io stimo dovuti, et alla religione et al publico interesse stando essi sparsi con le case loro in questo e quel loco della città, et potendosi con utile assegnar loro particolar abitatione dove stessero la notte rinchiusi fabricandoli un ghetto con poco più di doi mille ducati, del quale se ne caveria seicento d’affitto annualmente, di che tutto ho anco dato parte all’Eccellentissimo signor Proveditor Generale, et dalla sua benignità ricevuta risposta altretanto cortese, quanto se ne rende incapace nel servitio di Vostra Serenità il mio debol talento fortissimo nondimeno per veemenza di volontà, che ha pur potuto, gratie al Signor Dio, ridur sin hora in sicuro da gl’impeti del mare la agiunta di questo molo, sebene con una perpetua contesa dei mali tempi, che sono regnati li giorni a dietro, senza l’impedimetno de’ quali saria per aventura stato insieme fornito il rimanente di queste fabriche che saranno tuttavia spero per il prossimo natale ridotte a total perfetione. Gratie etc.
Di Spalato, a’ 26 ottobre 1616.
Marin Garzoni, Conte et Capitano.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.