24 aprile| 1616 Antonio Civran
Dispaccio del 24 aprile| 1616|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
Ricevute le informationi necessarie et ispedito dall’Eccellentissimo signor Generale mi partii già due giorni da Veglia, et conoscendo quanto può giovare la prestezza al negozio commessomi; ho con sollecitudine continuato il viaggio, cosiché pur lo stesso giorno della mia partita arrivai in questa città. Quivi ho trovato cento cinquanta fanti Albanesi, e trenta Crovati li quali tutti se ben sono stati fatti da tre Capitani due de’ quali non hanno ancora adempito il destinato numero di cento per compagnia; tuttavia perché non restino qua inutilmente sino il fornimento di detto numero, gli ho rollati tutti a compagnia per compagnia, et soprabarche che ho di già preparato li manderò in quella città, accioché la Serenità Vostra possi impiegarli in quel luoco ne haverà bisogno. Sono assai buona gente, ma conforme l’ordinario dei soldati nuovi di quelle nationi mal vestiti, soli, senz’armi, et senza disciplina che se l’apprendessero prima in queste parti per qualche poco tempo, come con altre mie gli ho riverentemente rappresentato maggior servitio si riceverebbe da loro, perché nel resto sono per natura arditi, et valorosi soldati. Fra questi ve ne erano alcuni putti, gliene ho cassato parte, ma quelli che sono di maggior età ho stimato bene di permetterglieli in questi principii, per non levare l’animo a quelli che volessero far offerte, et perché essendo questi lontani dal loro paese non vadino a male. Io ben assicuro la Vostra Serenità che quando mi troverò in Albania non permetterò che siano fatti da Capitani se non buoni soldati, et atti a prestare quel servitio ch’Ella desidera. Ho parimente rassegnata et rollata la compagnia de’ cavalli del Capitan Lorenzo Nassi, la quale io pure invierò in quella città et manderò il rollo di questi e degl’altri soldati con le medesime baule che gli conduranno. Io dunque imbarcate tutte queste genti, et cavalli, il che farò dimani mi partirò di qua per passare in queste città di Dalmatia et ispedirle immediate di luoco in luoco quel numero di soldati che troverò in pronto, nelle quali città non disegno fermarmi se non per quel più breve tempo che portò ma passarmene quanto prima in Albania per trovarmi in quella provincia avanti il raccolto, non parendomi che alcuna cosa mi possi maggiormente impedire la levata delle genti che questo, onde per sbrigarmi tanto più presto di Dalmatia, ho espedito subito giunto mie lettere a posta a tutti quei Illustrissimi Rettori, che sollecitino quei c’hanno fatto offerte accioché al mio arrivo in cadauna città trovi tutte le genti pronte, et non habbi necessità di trattenermi molto, ma possi subito espedirgliele, come farò, troncando tutte le difficoltà.
Alla mia partenza di qua, lasciarò a questi Illustrissimi signori Rettori che si mostrano molto pronti et diligenti, danari per sovenire di mano in mano quei Capitani che mi hanno promesso di far compagnie di fanti, et a questo Illustrissimo singor Conte Suriano, il quale pieno d’altrettanto ardore nel servitio di Lei, quanto di prudenza et di valore, s’è impiegato con prontezza in tutto quello che io l’ho ricercato, lasciarò cura di sollecitare due di questi Carampotani che se mi sono offerti di fare cinquanta soldati per uno, e che resteranno sotto una medesima insegna, la qual offerta io ho volentieri accettato, perché sicome spero che costoro siano per fare il debito loro, et condurre buona gente, così sarà anco eccitamento ad altri di offerirsi, e d’intraprender l’impresa di far altre compagnie di soldati, come di già diversi miei conoscenti se mi sono proferti, et lo fanno tanto più volentieri quanto che la facilità di poter essere favoriti con officii e trasportati da luoco a luoco gl’invita. Onde voglio sperare che la mia venuta in queste parti possi tornare di maggior servitio al presente negotio di quello ch’io stesso mi persuaderò, poiché per diverse cause ho dubitato di trovar molte difficoltà. Prego dunque il signor Dio che favorischi la mia buona volontà nel servitio della Serenità Vostra, et mi dii forze tali che possi servire l’Eccellenze Vostre, conforme il bisogno della patria. Condurrò meco la galera del signor Giacomo Zorzi concessami all’Eccellentissimo signor Generale, dalla quale promettomi ottimo servitio per la bontà di essa, et per la prontezza del signor Sopracomito, il quale era allestito et volentieri se ne viene meco in questo viaggio con quel ardore che lo accompagna semrpe nel servitio di Vostra Serenità. Gratie etc.
Di Zara, a’ 24 aprile 1616.
Antonio Civran
AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.