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8 aprile| 1617 - 2 giugno| 1618 Marco Giustinian

Dispaccio del 20 novembre| 1616|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
Haverà la Serenità Vostra intesi per lettere del Clarissimo signor Proveditor della Cavallaria, speditele hieri di campagna, quello che gli sia capitato a notitia in proposito delli trattati tenuti tra il turco Hussumovich et altri, di surprender la fortezza di Novegradi, et di rubbar il pezzo di artellaria giù dalle muraglie di Nona; et haverà inteso per le medesime lettere il modo col quale dissegnano detti Turchi mandar le loro pensieri ad effetto, onde non mi occorse se non riportarmi a quanto le è stato da Sua Signoria Clarissima significato, non havendo io altro di giù. Questo raggiungerò che stando io l’aviso per l’importantia del negotio, tanto maggiormente quanto più si fa verisimile per le circostanze da questi tempi, per la natura dell’Hussumovich inquieta et per sapersi come sempre habbiano li Turchi insidiato alla detta fortezza, che sola sta nel mezo del loro paese, et si conserva valorosamente et prohibisse loro la commodità di quel golfo, siché non possono corseggiar il mare et metter in servitù assolutamente tutto questo territorio et le isole della provincia. Ho però espedito subito questi particolari al Clarissimo Proveditor di Novegradi, perché stia ben avertito non introduca in fortezza gente sospetta, habbia l’occasioni alle caravane che andassero in quel borgo non le lasci concorrer in molta quantità, ma pochi in alla volta, faria far buona custodia al borgo, et alla fortezza massime in tempo di pioggie et cattivo, ne lasci accostar estraordinario numero di gente, sotto qual si voglia colore et in somma usi quella diligenza esquisita che è necessaria, ove corrono sospetti così grandi et così importanti.
Et perché appunto è ritornato hieri un proto ch’io mandai in quel luoco, dal quale et dalle lettere del Clarissimo Proveditore ho inteso il mal stato delle polveri tutte bagnate et inhabili all’uso, perciò mi son risolto d’inviarvene doi barilli per ogni accidente. Haverei in oltre mandata qualche quantità di militia italiana, a rinforzar quel presidio, che per ordinario non eccede li vinticinque fanti, con un Capitano, ma essendone anco qui quel mancamento del quale diedi riverente notitia alla Serenità Vostra nelle mie di 23 del passato, per questa causa mi è conveniente desister. Voglio sperar nella deligenza di quel Clarissimo Proveditor che governandosi con la debita prudenza et con circospettione, prevenirà et devertirà ogni male, né io mancarò di adoperarmi con tutto quel maggior spirito che sarà possibile in tutto quello che potesse occorrer. Andarò dimani a Nona, per riveder il luoco dove si terrà l’artellaria, sopra la quale dissegnano li Turchi per dar senza motto li ordini convenienti, a fine che non habbia a succeder alcuno pregiuditio alle cose di Vostra Serenità. Ma essendo quella città di molto circuito, dishabitata, di muraglie antiche et cadenti in molte parti, et senza altro presidio che di vinticinque fanti italiani che si mandano de qui, vi ho per questo inviati quaranta fanti di una barca armata Albanese che si è trovata qui a caso, dove si fermarà finché continui il bisogno overo sia provisto in altra maniera dall’Eccellentissimo signor Generale, al quale ho scritto questi particolari, perché volendo possa spinger anco verso Novegradi, quel corpo di barche armate che li pare poter conferir alla sicurtà della fortezza, et di quelli habitanti. Mi fa instantia il Clarissimo signor Proveditor della Cavallaria che stante il poco numero delli cavalli leggieri che egli si trova havere, per esserne andati di ordine dell’Eccellenze Vostre più di cento in Istria et Friuli, oltre tutte le lanze spezzate ch’io fermi di qui il Capitan Bortolameo Grippenio, spedito da Sua Eccellenza con trenta cavalli, de’ quali ne ha hormai buona parte in essere, et io stimando che così si convenga al servitio publico, ho voluto compiacerlo et ne darò aviso anco all’Eccellentissimo signor Generale, perché questo paese è pur troppo constituito in necessità di chi lo diffenda, et è cosa da commiserar chi considera il pericolo del detto Clarissimo Proveditor et delle vite et facoltà di questi sudditi, in qualche accidente che sopravenga, non mancando a questo buon Rappresentante altro che forze pari al bisogno, poiché nel rimanente supplisse quanto maggiormente si possa al carico impostoli dall’Eccellenze Vostre Illustrissime, gratie etc.
Di Zara, li xx novembre 1616.

Marco Giustinian, Capitano.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.