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20 aprile| 1616 Lorenzo Surian

Dispaccio del 9| maggio| 1616|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
Dalle mie lettere del giorno di hieri haverà la Serenità Vostra intesa la violenza fatta dal Clarissimo Marco Pizzamano mio collega, con armata mano, su la mia facia, nel mio palazzo, alle mie prigioni. Levando di esse Lunardo Zurla da Crema, retento per caso grave, coll’intervento del Giudice Cesare Mosti, particolar fautor di esso Zurla, et coll’assistenza di gran numero di fanteria italiana et loro Capitani, da tutti i quali fui assediato in casa per il tempo che si effettuò l’operatione. Hora, conforme a quanto scrissi nelle medesime lettere, Le invio, con l’indrizzo di persone private, copia del processo formato sopra il caso, che diede materia alla retention del Zurla, nel quale io non procederò più oltre, sin che da Lei non mi venga alcun ordine in questo proposito. Haverei inviata la detta copia con l’occasione del vascello di Zorzi Mila da Zara, destinato per Venetia, carico di legne, al qual patrone havevo comesso che non si partisse se non questa mattina, finché si trascrivesse il processo, ma non ostante il mio ordine, ha fatto vella questa notte, violentato per quanto si dice alla partenza. Egli sarà in Venetia, et la Serenità Vostra potrà haver quelle confermationi che Le pareranno per venire in luce della verità di questo particolare. Hieri medesimamente quando volsi inviar alla Serenità Vostra le prime mie lettere mi convenne occultamente farle uscir dalla città, poiché dopo successo lo sforzo delle prigioni, furno con tanta diligenza raddoppiate le guardie che né dalla parte di terra, né da quella di mar poteva partir alcuno senza il beneplacito del Clarissimo mio collega; tentandosi per questa strada d’impedir che non potessero per mie lettere capitar alla notitia dell’Eccellenze Vostre Illustrissime le sue operationi. Onde il vigor ordinario di questo mio carico resta languido, né posso estender il commando se non quanto consente il mio collega. Sono le cose a questi termini nei quali et nella commotione in che si trova questo popolo, io son per essercitar sempre la patientia; né prometterò mai per quanto sarà in me che alcuna cosa prevaglia alla diversione dei tumulti, et al publico servitio. Gratie etc.
Di Zara, li 9 maggio 1616.

Lorenzo Surian, Conte.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.